Aspettavo questo ottobre soltanto per mettere le mani sul seguito di Outlast, gioco horror degli sviluppatori indipendenti Red Barrels, che mi ha totalmente conquistato e che ho finito nel pieno della notte (o della mattina, a seconda della prospettiva) con la pelle d’oca ed i nervi tesi peggio delle corde di un violino, e lo stesso posso dire del suo DLC Whistleblower. Poi è arrivata quel tipo di notizia con cui un videogiocatore appassionato si trova troppo spesso a confrontarsi: il gioco è stato rimandato, più “precisamente” al primo trimestre del 2017. La mia voglia di essere terrorizzato era svanita…finché, a sorpresa, qualche giorno fa sul PlayStation Store è comparsa una demo del gioco, forse un contentino per lenire l’attesa della versione completa, ad ogni modo ho provveduto il prima possibile a scaricarla con gli occhi a cuoricino e una confezione di biancheria intima nuova, che non si sa mai.
La prima cosa che ci si para di fronte è una schermata con un breve riassunto della situazione:
“Tu sei Blake Langermann, un cameraman che lavora con sua moglie, Lynn. Siete due giornalisti investigativi disposti a prendersi rischi e scavare a fondo per scoprire storie con cui nessun altro vuole avere a che fare. State seguendo una traccia d’indizi che è partita con l’apparentemente impossibile omicidio di una donna incinta conosciuta come Jane Doe. L’indagine vi ha portato per miglia nel deserto dell’Arizona, in un’oscurità così profonda che nessuno potrebbe far luce su di essa, e una depravazione così assoluta che diventare pazzi potrebbe essere l’unica cosa sana da fare.”
Mentre sorvoliamo la zona, però, il nostro elicottero si schianta e dovremo assumere il controllo di Blake per cercare Lynn, della quale ogni tanto sentiamo le urla in lontananza. Una delle prime particolarità che saltano all’occhio è che il protagonista è miope: dopo lo schianto, vediamo tutto sfocato attraverso i suoi occhi, finché non recupera gli occhiali caduti un po’ più in là. Mi viene da pensare che questa caratteristica non sia completamente fine a se stessa, ma potrebbe tornare utile in alcune sezioni di gioco per rendere la situazione più confusa.
In Outlast 2 troviamo una location completamente nuova: passiamo dall’ambiente (quasi) completamente al chiuso del manicomio ad una sorta di piccolo villaggio di campagna, che alterna molto spazi aperti e chiusi e trasmette una maggiore sensazione di smarrimento. Torna in maniera più forte e inquietante che mai il tema della religiosità, anche perché i Red Barrels hanno dichiarato che in parte la storia è ispirata al massacro di Jonestown del 1978, praticamente il più grande suicidio di massa della storia, collegato ad una setta religiosa e il suo predicatore. Troviamo croci ovunque, foto di un panciuto predicatore, e persone che ci osservano nell’ombra farneticando cose su dio, ma non finisce certo qui: croci fatte con cadaveri di bambini, culle insanguinate ricoperte dalle mosche, cadaveri all’interno delle abitazioni…e posso dirvi che tutto questo è reso in maniera tale che quasi ci si immagina la puzza di putrefazione. La direzione artistica sembra aver svolto nuovamente un ottimo lavoro. C’è anche una forte componente paranormale, infatti ci troveremo a che fare con un mostro particolare che ci regalerà il jumpscare più infame di questa versione di prova, ma anche cambi di ambientazione surreali e onirici che vagamente (MOLTO vagamente) mi hanno ricordato Layers of Fear. Mi fa piacere che nonostante si sia trovata una strada per apportare novità lo spirito del gioco sia rimasto intatto e quindi anche stavolta nessuna possibilità di combattere, buio pesto, suoni inquietanti ovunque e in generale atmosfera horror eccellente.
A proposito di buio pesto, non poteva certo mancare la videocamera con visione ad infrarossi, vero e proprio marchio di fabbrica di Outlast. La novità che si può notare immediatamente è un indicatore per l’audio a sinistra dello schermo, che ci permetterà di monitorare il rumore fatto da noi e quello dell’ambiente circostante. Inutile dire che questa nuova feature tornerà quanto mai utile nelle sezioni stealth, che però in questa demo sono inesistenti: tutto ciò che questa versione di prova ci consentirà di fare sarà sostanzialmente percorrere un “corridoio” preimpostato e non troppo altro. C’è la possibilità utilizzare nascondigli, ma in questo caso non hanno alcuno scopo preciso se non appunto quello di testare alcune piccole novità, infatti a parte i classici armadietti ora è possibile nascondersi sott’acqua in degli abbeveratoi per animali o dentro alcuni barili vuoti: nel primo caso entra in gioco la questione dell’apnea, nell’altro ci viene data la possibilità di sbirciare verso l’alto per mezzo dei trigger del gamepad. Poi sebbene ci siano documenti e testi in giro, non ci è ancora possibile leggerli (credo ovviamente per evitare qualsiasi spoiler), quindi la nostra interazione con l’ambiente si ridurrà per lo più ad aprire porte o finestre e raccogliere qualche batteria per la videocamera (l’esplorazione premia). La sequenza più avvincente della demo è sicuramente quella finale, in cui ci ritroveremo a dover scappare da persone che ci danno la caccia, facendo perdere le nostre tracce all’interno di un campo di granturco. Se questa faccenda del campo vi ricorda qualcosa è perché si è già vista numerose volte nei video gameplay pubblicati, quindi manca un po’ l’effetto sorpresa, ma fortunatamente non del tutto.
Ho trovato i comandi di gioco parecchio immediati e responsivi, ed è stata introdotta qualche piccola novità come il potersi guardare alle spalle col dorsale sinistro in qualsiasi momento e non solo mentre si scappa. Per il resto, i 3 anni di distanza che separano questo secondo capitolo dal primo si notano sensibilmente, anche se non in maniera esagerata, questo perché il motore di gioco utilizzato è di nuovo l’Unreal Engine 3, ma gli effetti di luce sono fenomenali e si notano miglioramenti nei modelli e nelle animazioni. L’intelligenza artificiale è piuttosto aggressiva e non ci permette di rimanere nascosti nello stesso posto a lungo. Per quel che riguarda il sonoro, gli effetti sono localizzati in maniera eccellente nell’ambiente, e in un horror è una componente fondamentale se si vuole trasmettere la giusta ansia al giocatore. L’unico vero neo sono alcune texture che se osservate da vicino rivelano una risoluzione mediocre e forse qualche collisione con elementi dello scenario che ci fa ritrovare in situazioni ridicole tipo in piedi sui letti, togliendo un po’ d’atmosfera.
Questa demo mi ha lasciato parecchio contento, perché come ho già affermato mi ha fatto capire che lo spirito che ha fatto il successo del primo capitolo non è stato tradito in alcun modo, nonostante la più che evidente (e finora riuscita) voglia di creare qualcosa che sia complessivamente differente. Peccato che questa versione duri davvero pochissimi minuti, ora sono ancora più curioso di prima e non vedo l’ora di mettere le mani sul gioco completo per scoprire la sua misteriosa ed inquietante storia.
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