The End of The World – Apocalisse Zombie: interpretare sé stessi è un’arma a doppio taglio

the end of the world apocalisse zombie gdr isola illyon

Voto:

Poco più di vent’anni fa, i miei amici giocarono una partita di All Flesh Must Be Eaten, un gioco a tema zombie in pieno stile anni duemila, sia come ambientazione che come sistema. Il Master, un grosso metallaro di provincia soprannominato “Ebola”, ebbe un lampo di genio: visto che i PG stavano affrontando gli zombie nella stessa città dei giocatori… perché non farli incontrare? All’epoca, nella mia zona, erano pochi i giocatori di ruolo che leggevano davvero i manuali: le regole venivano spesso improvvisate e molte avventure terminavano per mancanza di interesse. Quella partita però passò alla storia, e quello strano incontro tra PG e “giocatori-diventati-PG” fu narrato a lungo, in mezzo a boccali di birra e battute di cattivo gusto.

Io ero occupata e non potei partecipare, ma dato che sono bravissima a rosicare eccomi qui, a venti anni di distanza, a parlarvi di un gioco che propone la stessa esperienza che io non ho potuto fare: interpretare sé stessi durante un’apocalisse zombie. Parlo di The End of The World – Apocalisse Zombie, gioco targato Edge Studio e pubblicato in Italia da Isola Illyon Edizioni.

The End of The World e bleed: quanto si sanguina in quest’apocalisse zombie?

The End of the World Apocalisse Zombie Gruppo

The End of The World è in realtà una serie di giochi, tutti a tema apocalittico, che mettono i PG di fronte a invasioni aliene, divinità infuriate, macchine ribelli o, in questo caso, una marea sconfinata di zombie. La particolarità principale del gioco (e il motivo per cui ho squittito di gioia all’idea di recensirlo) è che si interpreta “una versione romanzata di sé stessi”. A qualcuno potrebbe sembrare una cosa parecchio trash ma, se ci pensate, è una premessa che ha un incredibile potenziale narrativo e interpretativo. Forse qualcuno di voi ha familiarità con il concetto di bleed, quel meccanismo per cui una parte del giocatore o giocatrice finisce dentro al personaggio e una parte del personaggio trapela dentro a chi lo gioca. Di solito, è una conseguenza del giocare un personaggio simile a noi stessi e dell’uscire un po’ dalla nostra comfort zone.

La premessa dei giochi The End of The World sembra assicurare una valanga di bleed: interpretare sé stessi in una situazione di estremo stress significa prepararsi a vivere un’esperienza di gioco davvero intensa. Un personaggio di un altro gioco apocalittico potrebbe dire “sparo alla bambina di fronte a me, è di sicuro infetta” o potrebbe procurarsi delle scorte derubando le case altrui, ma tu faresti lo stesso? Se giocando a The End of The World dicessi “rubo le medicine ai miei vicini di casa”, sei sicuro che gli altri giocatori (che magari non abitano lontani da te) la prenderebbero bene? Se, mentre gli zombie vi inseguono, un altro giocatore decidesse di lasciare a piedi un PNG che ti sta simpatico (magari una tua vecchia amica), come reagiresti? Che effetto ti farebbe?

Ecco, io sono il genere di persona che ADORA queste premesse. A volte mi piacciono le storie e i giochi più “casual”, ma datemi situazioni piene di drama e di disagio e mi farete felice. Con The End of The World – Apocalisse Zombie, però, c’è un problema: il manuale non ti aiuta a gestire nulla di simile. C’è un capitolo di una decina di pagine (su 152) intitolato “Gestire il gioco”, ma parla soprattutto di struttura della storia, di tiri di dado e di statistiche dei PNG. Ci sono pochissimi accenni a come si gioca davvero, alle meccaniche sociali tra i giocatori, al gestire gli input che arrivano, al fornire un’esperienza di gioco tarata sui gusti di tutte le persone al tavolo. Ogni tanto spunta fuori un trafiletto molto interessante o una frase illuminante, ma si tratta di informazioni sparse in tutto il manuale, quasi a caso.

Apocalissi zombie e modi di affrontarle: l’importanza delle meccaniche di sicurezza

The End of the World Apocalisse Zombie armi

L’assenza di informazioni riguardo la gestione del gioco si riscontra anche in un altro punto dolente: The End of The World – Apocalisse Zombie non presenta alcuna meccanica di sicurezza. Manco mezza. Zero. Nada. Ci sono alcuni consigli, alcune frasi del tipo “i traumi fisici e psicologici rappresentano questioni molto sensibili e andrebbero trattate con rispetto”, c’è un trafiletto nel capitolo introduttivo, ma nessuna meccanica vera e propria. Voglio dire, non siamo più negli anni ’90, quanto ci vuole a inserire un paragrafo in cui parlare delle meccaniche di sicurezza più comuni? Non servono molte pagine per parlare di X-card, Linee e Veli. Sono anche meccaniche rodate e diffuse in moltissimi giochi di ruolo, bastava letteralmente copiare il testo di un altro GDR e incollarlo qui!

Il mio potrebbe essere considerato allarmismo, ma stiamo pur sempre parlando di un gioco in cui si interpreta sé stessi. Potrebbe non darvi fastidio che gli zombie divorino il vostro personaggio, ma potrebbe non piacervi l’idea di sentire una descrizione dettagliata di come venite stuprati da un poliziotto. Magari vorreste evitare scene in cui qualcuno impicca vostra sorella o spara al vostro cane. Magari non volete immaginare vostro figlio neonato finire in una situazione come quella della copertina di Butchered at Birth dei Cannibal Corpse.

Come giocatrice, le meccaniche di sicurezza mi fanno capire che c’è stato dell’impegno nella progettazione del gioco e che c’è stata dell’attenzione nei confronti dei giocatori e delle giocatrici. Come Master, mi fanno sentire più sicura di me stessa: so che, se voglio, posso spingere sull’acceleratore, sul drama, magari anche sul gore. So che posso dare un’esperienza forte senza fare emotivamente del male a nessuno. Dopotutto, per citare un GDR che amo: “le persone sono più importanti del gioco”.

Il fatto che The End of The World non abbia NESSUNA meccanica di sicurezza, ma solo delle vaghe indicazioni sul fatto che “l’importante è che vi divertiate tutti”, è una mancanza non da poco. Mentre proseguivo nelle lettura, ho pensato: “ma è possibile che le persone che hanno progettato, scritto e testato questo gioco, non si siano accorte di una lacuna simile?”. Con un certo sospetto, ho controllato quanta gente avesse partecipato ai playtest.

The End of the World Apocalisse Zombie Playtesters

Spero che i playtester effettivi siano più di quelli segnati nei credits, perché altrimenti abbiamo tra le mani un gioco testato da meno di trenta persone. Non si parte proprio bene, eh?

Creazione dei personaggi e sistema di gioco

Ma proseguiamo: prima di arrivare alla creazione dei personaggi, croce e delizia di The End of The World, ci viene presentato il modo in cui funziona il sistema di gioco. Un sistema “semplice e narrativo che ti aiuterà a giocare nei panni di un sopravvissuto”. Peccato che il sistema non sia affatto semplice e che di narrativo abbia ben poco.

Per farla breve: si crea una pool di dadi positivi mettendo insieme un dado base, un dado per ogni tratto positivo applicabile e uno o più dadi per un qualche tipo di equipaggiamento utile o di situazione ambientale vantaggiosa. Si crea poi una seconda pool di dadi negativi, composta da un dado per ogni tratto negativo, un dado per ogni trauma e uno o più dadi per la difficoltà dell’azione. Si tirano entrambe queste pool di dadi, si eliminano i dadi negativi e positivi che hanno lo stesso valore, si confrontano i dadi rimanenti con la caratteristica usata dal personaggio e, se almeno un dado ha un valore inferiore a suddetta caratteristica, l’azione riesce. I dadi negativi che non sono stati rimossi vengono trasformati in stress, che si cumula fino a creare nuovi traumi o portare alla morte del personaggio.

Ho visto sistemi peggiori, ma non si può dire che questo sia un sistema sempliceimmediato: ci vuole un po’ per imparare a capire in fretta quanti dadi tirare, quali usare e come leggere il risultato del tiro. Credo che, giocando almeno 2-3 sessioni, si possa padroneggiarlo e usarlo in maniera interessante, ma è un sistema davvero controproducente se si gioca una one-shot (e il gioco si propone soprattutto per partite brevi).

The End of the World Apocalisse Zombie città

La creazione dei personaggi è molto più semplice e richiede poco tempo, ma presenta dei passaggi che, alla prima lettura, mi hanno fatto dire “ok, questo non lo gioco. Lo leggo, lo recensisco, ma non lo gioco”. Ogni personaggio (e vorrei ricordarvi che i personaggi sono versioni romanzate di voi stessi) ha 6 caratteristiche in totale: 2 caratteristiche fisiche (Destrezza e Vitalità), 2 caratteristiche mentali (Logica e Determinazione) e 2 caratteristiche sociali (Carisma ed Empatia). Ognuna di queste caratteristiche parte con 1 punto, poi avrete 10 punti da distribuire tra di esse. Più alto è il punteggio di una caratteristica, più siete competenti in quel particolare ambito. Fin qui, tutto regolare.

Poi, però, gli altri giocatori voteranno in segreto per alzare o abbassare ognuna delle vostre caratteristiche.

Ora, non so voi, ma l’idea di sedermi a un tavolo e venire giudicata dagli altri giocatori, non mi fa impazzire. Allo stesso modo, non mi piace l’idea di giudicare le mie amiche e i miei amici. Ancora peggio, realizzare che si potrebbe fare una “classifica” di chi è più intelligente, di chi è più figo o di chi ha il fisico migliore. Quando ho parlato di questo sistema a un’altra mia amica giocatrice, il suo giudizio è stato un sintetico “e dove siamo, alle medie?”.

La creazione dei personaggi prevede poi la scelta di 2 Tratti (uno positivo e uno negativo) per ognuna delle coppie di abilità e fino a un massimo di 1 Trauma per ognuna di suddette coppie.

Equipaggiamento dei personaggi e location: a volte basta poco per rendere un gioco geniale

Alla fine della creazione dei personaggi, c’è un lampo di genio, che mi ha fatto realizzare quanto potenziale ci sia in questo gioco: l’equipaggiamento dei personaggi è dato da ciò che ogni giocatore ha con sé all’inizio della partita. E dato che anche il luogo in cui si svolge la prima scena dell’apocalisse zombie coincide con il luogo (e il tempo!) in cui si gioca… quante situazioni interessanti si possono creare? Quanto può incidere il fatto di avere il serbatoio dell’auto pieno? E il cellulare carico? Avere la batteria al 90% o al 35% potrebbe davvero fare la differenza! Mi sono poi guardata intorno: la casa in cui vivo è senza dubbio peculiare e sembra uscita da un vecchio film horror (ci sono anche una chiesa sconsacrata e un enorme bosco), ma cosa succederebbe giocando in un appartamento in centro? E come partirebbe una one-shot se si giocasse in uno chalet in riva al mare, con gente (quindi potenziali zombie) ovunque? Mi sono immaginata rincorsa da uno zombie mentre sono in pareo e ciabatte, e mi sono detta che questo gioco dovevo assolutamente provarlo.

Preparazione della partita: schede, birre e uno scenario inquietante

The End of the World Apocalisse Zombie dietro l'angolo

Presa dalla curiosità e dalla voglia di scrivere una recensione più approfondita, ho organizzato una partita. Quel che ne è uscito fuori è stato davvero inaspettato.

Ma andiamo con ordire: per organizzare una partita di The End of the World – Apocalisse Zombie , bisogna scegliere uno dei 5 scenari disponibili. Ogni scenario è diviso in due parti: “durante l’apocalisse” e “dopo l’apocalisse“. La prima parte descrive un tipo di apocalisse zombie, con la sua relativa origine (più o meno misteriosa), esempi di PNG, una timeline dell’apocalisse e consigli riguardo possibili eventi o scene. La seconda parte è utile nel caso si decida di giocare più di una singola sessione e si voglia fare un flash-forward, per scoprire gli eventi successivi all’apocalisse.

Dopo aver letto i vari scenari, ho optato per l’ultimo, intitolato “Sotto la pelle“. Mi piace la tematica dell’infezione impossibile da sconfiggere e ho l’impressione che “Sotto la pelle” sia anche più angosciante dello scenario “Pandemia”. Non ho preparato nulla (anche perché il manuale non parla granché di preparazione della partita) ma, mentre aspettavo i giocatori, mi sono venute in mente un paio di scene parecchio gore, qualche situazione interessante e svariate domande a cui speravo che i giocatori dessero una risposta. Ho deciso che mi sarei fatta bastare tutto questo, poi ho comprato qualche birra, ho stampato le schede e ho preparato matite, carta e dadi.

È il momento di giocare: acciacchi da quarantenni, enormi chiavi inglesi e una Master zombie

The End of the World Apocalisse Zombie Sotto la pelle

All’inizio della partita, ho deciso di includere tutte le tecniche di sicurezza che conosco e le ho comunicate ai giocatori. Di solito preferisco provare i giochi così come sono scritti, ma a tutto c’è un limite e mi piace giocare tranquilla. Ho anche proposto di saltare la parte della votazione segreta e il gruppo ha proposto una votazione alla luce del sole. Il risultato è stato che la creazione dei personaggi è andata MOLTO meglio del previsto e scherzare insieme ai miei amici circa i nostri problemi, difetti e acciacchi da trenta-quarantenni, è stato davvero piacevole. Si è trattato tanto di una creazione condivisa dei personaggi quanto di una chiacchierata riguardo i nostri problemi quotidiani. Una bellissima esperienza che spero di ripetere al più presto.

Fatti i personaggi, ho creato una situazione iniziale basata sullo scenario che avevo scelto: ho descritto come i personaggi si siano ritrovati a giocare a casa mia e ho cercato di creare le basi per un primo conflitto. Ho aggiunto che il mio personaggio era stato male per parecchie settimane, al punto di sembrare un’altra persona. Ho descritto i segni di decomposizione che il mio alter ego aveva addosso e, nel giro di qualche minuto, ho messo i personaggi di fronte al loro primo zombie: me stessa in versione non-morta.

The End of the World Apocalisse Zombie non sto bene
Lo so, caro manuale, lo so…

Le successive tre ore di gioco sono state un susseguirsi di eventi inaspettati. In alcuni momenti mi son ritrovata piegata sul tavolo dal ridere, in altri ho sgranato gli occhi dalla sorpresa: dopotutto, voi vi aspettereste che uno dei vostri amici tiri fuori dalla sua macchina, come se nulla fosse, una chiave inglese grossa come il vostro intero braccio? O che un altro dei vostri amici se ne vada in giro con un libro in cui viene descritto il modo in cui ricostruire una civiltà da zero? O che qualcuno vi decapiti con una scaletta in alluminio? A volte, però, mi sono accorta che avrei voluto davvero un po’ di supporto nella conduzione della partita e il manuale non mi è stato di aiuto. Non avessi avuto svariati anni di esperienza come Master alle spalle, non avrei saputo cosa fare.

Nel complesso, The End of The World – Apocalisse Zombie mi ha lasciato addosso dei sentimenti contrastanti: è un manuale pieno di ottimi spunti e idee interessanti, ha un sistema intrigante e uno stile che, lo ammetto, mi ha messo subito voglia di comprare i futuri volumi… ma è anche un manuale che avrebbe bisogno di almeno un’altra cinquantina di pagine di testo da dedicare alla conduzione del gioco, allo sviscerare il regolamento e alle meccaniche di sicurezza. Avrebbe anche bisogno di un maggiore playtesting.

Eppure, se domani uscisse una buona espansione per giocarlo al meglio, un’espansione che non aggiunga scenari o PNG ma esempi di risoluzione dei problemi durante la partita, tecniche di narrazione, meccaniche per gestire il bleed, credo che lo comprerei all’istante.

Un ringraziamento speciale a Isola Illyon

Nat dot exe Articoli
Fin dall'infanzia ho collezionato fumetti, giochi e tragici errori. Scrivo per impressionare la mia ragazza e per giustificare l'acquisto di nuovi manuali, graphic novel e miniature.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.