Pandora Hearts è un manga di Jun Mochizuki, iniziato nel giugno 2006 e concluso qualche mese fa, nel marzo 2015. Dai primi 32 capitoli è stato tratto un anime che conta una sola stagione, molto fedele all’opera originale con la sola eccezione delle ultime 3 puntate, inventate di sana pianta, apparentemente scritte da un branco di scimmie sotto allucinogeni abbastanza inconsistenti e campate in aria (critica necessaria e meritatissima).
La storia si svolge in quello che pare essere un XIX° secolo alternativo: un’ambientazione romantica dall’atmosfera europea, ricca di ombre, che ben si accosta ad un senso di malinconia anche quando vengono mostrati bei luoghi illuminati dal sole. E devo ammettere che basterebbe questo ad illustrare efficacemente lo spirito del manga. La trama è articolata, ricca di flashback necessari alla sua piena comprensione e sottotrame che ne completano il senso, a volte in bilico tra complessità e confusione, a volte sbrigativa, ma mai abbastanza da sfociare in un clamoroso difetto. Riassumerla non è facile, fin da subito appaiono molti elementi che si riveleranno importanti, e devo ammettere che anche limitarmi a scrivere l’essenziale senza svelare troppo non è stato facile.
Oz Vessalius, il protagonista, è l’erede della più importante delle 4 grandi casate ducali. Anche se suo padre sembra non curarsi affatto di lui, una grande festa è stata organizzata per il suo quindicesimo compleanno, data che segnerà il suo ingresso ufficiale in società, e la vecchia residenza di famiglia è stata interamente ristrutturata per l’occasione. Esplorando la villa, Oz viene attirato da una musica che nessun altro sente e lui e Gilbert, suo servitore personale e migliore amico, scoprono una tomba senza nome su cui giace un piccolo orologio che è anche un carillon. Oz tocca l’oggetto, che gli mostra la visione di una ragazza che prova ad ucciderlo, e lo porta via con sé quasi senza accorgersene. Quella sera stessa, la cerimonia della maggiore età prende pieghe drammatiche: Oz viene pugnalato e un gruppo di persone incappucciate fa irruzione, una ragazza misteriosa in forma di gigantesco coniglio nero appare per evitare che gli venga fatto del male, e il giovane viene accusato della colpa “di essere nato” e condannato a finire nell’Abisso: un luogo oscuro dove il tempo non esiste, popolato da mostruose creature chiamate Chain.
Nell’Abisso, Oz ritrova la misteriosa ragazza, la stessa che era nella visione, che pare essere stata attratta dal carillon proprio com’è successo a lui e nega di conoscerlo in alcun modo, perché lei non è mai uscita dall’Abisso. In effetti la ragazza, Alice, non è un essere umano, ma un Chain, noto a tutti come B-Rabbit, “the blood eyed black rabbit”, e propone ad Oz di stipulare un contratto con lei, così che entrambi potranno liberarsi dalla prigionia. Ma il patto con un Chain ha conseguenze rischiose che non conoscono, e che scopriranno solo interagendo con i membri di Pandora: un’associazione segreta nata per controllare le interazioni tra il mondo umano e l’Abisso, che a quanto pare non sono così rare e indolori come la gente comune crede.
Il titolo “Pandora Hearts” sembrerebbe rifarsi proprio al nome dell’organizzazione, ma forse lo stesso nome “Pandora” è stato scelto per richiamare un mondo dove tutti i mali sono liberi di imperversare, mentre la speranza resta intrappolata ad appassire. Infatti, si può dire che il senso del titolo “Pandora Hearts” possa essere reso in inglese autentico con “Cutting Hearts apart”, che in italiano può essere tradotto in “SOFFRIRETE MALE E VI PIACERA’ ” (rigorosamente in maiuscolo).
Perché raramente mi è capitato di leggere qualcosa di così sottilmente crudele.
Pandora Hearts conquista i vostri cuori, li fa a pezzi, ma ne risparmia quel tanto che basta a non farsi abbandonare, creando una sorta di relazione amorosa sado-masochista, dove il masochista è il lettore.
Pandora Hearts fa soffrire, piangere e sobbalzare, e ci riesce perché crea e distrugge certezze in continuazione, ti mostra una situazione e poi la ribalta, ti fa credere in qualcosa e poi ti fa comprendere che era solo lo sguardo superficiale di chi conosce ancora troppo poco. Questo fatto lascia intendere che l’autrice avesse bene in mente intreccio e personaggi fin dall’inizio, così da poterli gestire da subito in modo ottimale; infatti, rileggendo il manga a posteriori, si è in grado di collegare perfettamente ogni dialogo, ogni azione e ogni sfumatura alla sua giusta interpretazione senza forzature, segno di un’autrice consapevole oppure davvero brava nel gestire e dar senso compiuto alle sue idee. La storia non è del tutto cupa, i momenti divertenti e allegri non mancano e si alternano armonicamente con i momenti più bui, ed è per questo che la parola che ho usato descrivendone l’atmosfera è così azzeccata: malinconia. Pandora Hearts fa soffrire perché è pieno di malinconia, che è un sentimento triste ma estremamente dolce, ed è per questo che il risultato è qualcosa di bello.
E belli sono anche i personaggi, perché nessuno di loro viene lasciato indietro: tutti, in un modo o nell’altro, trovano il loro giusto spazio, così che è possibile comprenderli e collocarli nel loro ruolo esatto. Ognuno di loro contribuisce a svelare i meccanismi più nascosti degli eventi, ed anche quelli apparentemente più marginali ottengono il loro momento di gloria, brillando con prepotenza al momento opportuno. Il risultato è una rosa di personaggi carismatici, e sicuramente risulta difficile non affezionarsi ad almeno la metà di loro, con conseguenze disastrose per la propria anima.
In modo particolare, penso sia praticamente difficile non innamorarsi di Gilbert, che insieme ad Oz ed Alice è uno degli elementi portanti del manga e risulta incantevole sempre e comunque.
Al fascino di tutto questo si uniscono i tanti riferimenti ai romanzi di Lewis Carroll “Le avventure di Alice nel Paese
delle Meraviglie” e “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”: Oz trova la tomba e il carillon dopo essere precipitato in un buco nel terreno, come Alice, e a questo fatto seguono tanti gustosi particolari, primo tra tutti il nome stesso del B-Rabbit (Alice). Altri Chain prendono il nome direttamente dai personaggi di Carroll, come “Dormouse”, “Mad Hatter”, “Cheshire”, “Humpty Dumpty”, e potrei elencarne altri.
Ma se c’è qualcosa che è davvero il punto forte di Pandora Hearts, quello è il finale: struggente e agrodolce, per quanto possa piacere o non piacere, non credo sia possibile negare il fatto che sia perfetto. E trovare una qualsiasi opera, scritta o disegnata che sia, con un finale così ben affine a tutto il resto, pensato per chiudere degnamente una storia e non per accontentare qualcuno, non è cosa da tutti i giorni.
E lo dico sinceramente, ci ho messo giorni a riprendermi da quel finale. E io sto dietro a “Le Cronache del ghiaccio e del fuoco”, dovrei aver imparato a desensibilizzarmi quando si tratta di personaggi fittizi.
Ma io spero che questa mia confessione non spaventi, perché a mio parere Pandora Hearts vale ogni minuto speso a leggerlo.
Consiglio anche la visione dell’anime, che con le sue poche differenze rispetto al manga è un buon strumento d’introduzione alla storia (a patto che si evitino come la peste le ultime 3 puntate. Datemi retta e fermatevi alla 22!).
Purtroppo, come scritto all’inizio, l’anime si ferma al capitolo 32 su un totale di 104, quindi per avere risposte alle domande che nasceranno non c’è altra scelta se non passare alla lettura.
In Italia la pubblicazione del manga ad opera della StarComics ha raggiunto il volume n.22, e ne mancano ancora 2 alla conclusione, ma i più curiosi potranno trovare le scan tradotte in inglese su più di un sito. L’anime, invece, può essere trovato in HD e interamente sottotitolato in italiano anche su YouTube, sul canale Yamato Animation, canale ufficiale di Yamato Video .
Quindi, se ancora non avevate sentito parlare di Pandora Hearts, oppure sì ma senza mai interessarvi, adesso non avete più scuse: cercatelo e leggetelo. Solo così comprenderete davvero il mio stato d’animo, e io mi sentirò meno sola.
E se non vorrete farlo per me, fatelo almeno per il bellissimo Gilbert, che si merita tutta la vostra attenzione.
E se non vi convince lui, non so che altro aggiungere… A meno che non preferiate le ragazze. In quel caso, c’è Ada Vessalius.
bella recensione u.u ps: shame!
Grazie Leia 🙂 ps: Sceim!
Come hai fatto a riprenderti dal finale? TT^TT
Ho letto PH da poco… ha preso il mio cuore, lo ha coccolato e lo ha distrutto! Ma è bellissimo!
(Si prima leggo il fumetto poi le recensioni xD è che mi piace sapere se chi ha letto ciò che ho letto io ha avuto le mie stesse reazioni xD)
Guarda, per me è stato facile in realtà. Dopo i primi 6 mesi passati ad evitare in ogni modo di parlarne, piangere sopra le immagini di Gilbert e bevendo litri di alcool ogni volta che mi riprendeva quella fastidiosa fitta al cuore è stato tutto in salita.
ahahahahahahahaahhahaha x’D