“Un giovane ingegnere informatico di New York viene reclutato da una misteriosa società di hacker per liberare l’umanità dai debiti con le banche”. Ecco il riassunto che qualsiasi sito di streaming vi offrirà su Mr. Robot, decisamente troppo scarno per presentare uno dei migliori prodotti di quest’anno.
La USA network, che non si è mai distinta per innovazione e originalità, questa volta ci propone un thriller psicologico la cui trama si snoda su più livelli (quello dell’hacking è solo quello più superficiale), in una realtà dai confini sempre incerti, manipolata sapientemente dal suo creatore Sam Esmail. Ora, senza ulteriori indugi, vi guiderò all’interno di questo piccolo capolavoro cercando di svelarvi solamente l’essenziale.
Partiamo dal protagonista, dall’unica voce narrante: Chi è Elliot Alderson?
All’inizio dell’episodio pilota, il nostro protagonista è seduto in un’anonima caffetteria di New York a quattr’occhi con l’ignaro gestore del locale: costui amministra un grande sito pieno di pedopornografia, offre dei soldi a Elliot in cambio della sua discrezione (dopo aver capito che il ragazzo sa e fa sul serio), ma lui ha già provveduto ad avvisare chi di competenza per far arrestare l’uomo. Se durante la notte è una sorta di giustiziere digitale, di giorno Elliot lavora controvoglia per la All Safe, una società di sicurezza informatica che protegge uno dei più importanti conglomerati economici e finanziari del pianeta, la E Corp. La svolta cupa nella vita di Elliot arriva quando il misterioso Mr. Robot lo recluta nella sua società segreta, che ha proprio intenzione di buttare giù la E Corp, la stessa società che Elliot dovrebbe proteggere a lavoro.
Da subito capiamo che il nostro narratore non è completamente affidabile. Per quanto la magistrale interpretazione di Rami Malek ci renda Elliot a tutti gli effetti un personaggio piacevole, sappiamo che è un sociopatico che cerca di contenere la sua ansia sociale tramite l’isolamento e l’assunzione di morfina. Sin dal primo episodio, come il Frank Underwood di House of Cards, volgerà lo sguardo alla camera e vi parlerà: Tu mi senti, vero? Tu sapevi. Hai sempre saputo. Ciò significa che noi siamo parte integrante di lui, siamo un prodotto della sua immaginazione, quindi tutti gli avvenimenti, tutte le relazioni con chi lo circonda, arrivano a noi già filtrati. Ma è proprio grazie a questo piccolo espediente narrativo che Mr. Robot funziona: Elliot, attraverso il suo disagio e i conflitti interiori aggiunge realismo e veridicità alla narrazione. Con i suoi alti e bassi, mantiene costantemente alta l’attenzione dello spettatore, che non sa, che sospetta e che, per buona parte della stagione, può solo intuire.
Fsociety, Mr. Robot e E(vil) Corp.
Christian Slater interpreta Mr. Robot, il capo di un gruppo composto da hacker professionisti che si fa chiamare Fsociety, operante tra le rovine di un parco divertimenti e ispirato – udite udite – da Anonymus (lo stesso metodo di annunciare i loro ‘buoni propositi’ attraverso ogni tipo di piattaforma digitale, protetti dalla classica maschera di Guy Fawkes leggermente rivisitata). Mr. Robot riesce ad attirare Elliot nel suo progetto dopo avergli lasciato un messaggio durante un attacco DDos al sistema informatico della E Corp, su cui Elliot è chiamato ad investigare (Onestamente, avrebbero potuto anche inserire il testo della Macarena sulla schermata del pc durante l’attacco, che il 98% di noi spettatori non avrebbe comunque colto la differenza). Il team, accomunato dagli stessi ideali, ha in mente un piano ben congegnato per fare a pezzi questa terribile organizzazione, ma la ragione per cui non ha agito fino a quel momento è dovuta essenzialmente al fatto che aveva bisogno di un hacker con doti eccezionali, nonché munito di profonde conoscenze sulla suddetta.
Cosa dire riguardo la E Corp? Immaginate una società con lo stesso potere di Google e uno standard di morale basso come Mc Donald. Un conglomerato che regola ogni aspetto della vita quotidiana, dalle carte di credito, a internet, alla tecnologia.
Il successo di questa serie è dovuto soprattutto al fatto che il suo creatore non si è limitato, come spesso accade, a pensare un’idea originale e ad estenderla per dieci puntate assottigliandone il contenuto: ogni personaggio all’inizio è come un sistema a sé, lontano anni luce dagli altri, ma più la storia viene portata avanti, più questi sistemi si attraggono tra loro, scontrandosi e rivelando finalmente i punti oscuri della trama.
Anche quando sembriamo allontanarci dal filo conduttore, realizziamo che ogni pausa serve a conferire maggior spessore ai personaggi, anche quelli apparentemente di contorno, con i quali riusciamo ad empatizzare grazie anche ai temi affrontati che ci toccano molto da vicino: debiti universitari, sfiducia nelle istituzioni, incertezza del domani, instabilità dei rapporti umani e protezione della privacy.
Il tutto condito da una regia pulita, una colonna sonora ottima, un cast molto capace e numerosi riferimenti cinematografici che vi sfido a scovare. Assolutamente da non perdere!
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