Con Wilson Fisk ormai fuori gioco, diverse criminalità organizzate non hanno perso tempo per farsi avanti e tentare di mettersi a capo degli affari illegali di Hell’s Kitchen, ma non hanno fatto i conti con una nuova presenza in città, qualcuno che massacra le bande una dopo l’altra con ferocia e precisione, dicono si tratti di un’intera squadra di forze speciali, ma sappiamo bene che dietro la scia di sangue che macchia le strade c’è un uomo solo: Frank Castle, The Punisher.
Anche in questa seconda stagione torna il tema centrale della serie, ovvero il senso di giustizia. Daredevil si troverà ancora ad avere a che fare con qualcuno che vuole in un certo senso fare del bene, ma con metodi decisamente più estremi rispetto ai suoi. Castle però è ben diverso da Fisk, perché mentre per quest’ultimo l’idea di un bene superiore non era altro che una bugia ripetuta a se stesso per negare la sua natura di violento assetato di potere, lui non farebbe mai del male a un innocente, ma solo a coloro che, prove alla mano, ritiene meritevoli di essere puniti. Devil crede negli esseri umani e nella possibilità di redenzione anche del peggior criminale, il Punisher no: dopo aver visto morire brutalmente davanti ai suoi occhi la moglie e i figli, uccisi da una faida tra bande mentre passavano una tranquilla giornata a Central Park, non intende permettere che questa gente continui ad infestare la città e coloro che vengono colpiti da lui non si rialzano più in piedi. La questione porta a galla diverse problematiche: eliminando il male in maniera così drastica e violenta, quanto tempo ci vorrà prima che ci vada di mezzo per sbaglio un innocente? E poi, è giusto che dei vigilanti incontrollabili si pongano al di sopra della legge?
Il Punisher che vediamo in questa stagione è appena agli inizi e viene così chiamato dalle forze di sicurezza che lo ricercano, poiché non ne conoscono il vero nome. La sua è una missione di vendetta nei confronti delle tre bande (Irlandesi, Messicani e motociclisti) responsabili della morte della propria famiglia, missione nella quale verrà intralciato fin dal primo episodio da Daredevil, sempre convinto che nessuno meriti di morire, con conseguenti scontri tra i due.
Finora per me la miglior trasposizione live-action del personaggio era quella di The Punisher: War Zone con Ray Stevenson (film a mio parere sottovalutatissimo), ma qui si è raggiunto un livello ancora più alto. Jon Bernthal è eccellente nella parte e rende perfettamente l’idea dell’ex militare tenuto ormai in vita solo dall’odio e dalla sete di vendetta che è Frank Castle. Caratteristiche che traspaiono anche grazie ad un’ottima scrittura del personaggio, di cui apprendiamo la complessa psicologia non tanto dalle parole quanto dalle azioni, come ad esempio quando lo vediamo continuare a combattere nonostante vistose ferite delle quali non sembra sentire il dolore, o in tutte le situazioni in cui potrebbe uccidere facilmente Daredevil che lo ostacola, ma non lo fa.
Un personaggio dunque molto profondo al quale è impossibile non affezionarsi, sebbene poi si possa essere in disaccordo con i metodi da lui adottati. Davvero esaltante il momento in cui finalmente lo vediamo disegnare con una bomboletta il famoso teschio sul giubbotto antiproiettile.
Mentre Castle crea il caos in città uccidendo criminali importanti, che a loro volta gli danno la caccia facendoci andare di mezzo anche civili innocenti, come se non bastasse si fa viva anche una vecchia fiamma di Matt, Elektra, con la quale non è rimasto in buoni rapporti, ma si ritrova comunque costretto a collaborare, perché lo avvisa di una minaccia ancora più grande che si muove nell’ombra. Si tratta de La Mano, un’antica e temibile organizzazione criminale giapponese dai connotati quasi mistici, che ha al suo servizio guerrieri ninja letali e della quale non si conoscono chiaramente le intenzioni.
L’Elektra a cui ci hanno abituato i fumetti è sempre stata abbastanza prosperosa e dagli abiti succinti, qui invece la vediamo interpretata da Élodie Yung, che di sicuro non è un’attrice tutta curve, vestita in maniera certamente più consona a una donna d’azione, ma sempre in grado di mantenere un alto livello di sensualità e femminilità. Non era facile interpretare un personaggio dal carattere difficile come Elektra: sociopatica, manipolatrice e con un insano talento nell’uccidere a sangue freddo, in bilico tra la follia omicida e la voglia di essere semplicemente amata, ma la Yung ci è riuscita alla grande.
La vita si fa dunque difficile per Matt Murdock, ormai sempre più sopraffatto dagli avvenimenti che coinvolgono il suo alter ego. I rapporti con il suo socio e migliore amico Foggy cominciano a incrinarsi inesorabilmente e lo stesso accade con Karen, con la quale nel frattempo si è instaurato un sentimento che va al di là della semplice amicizia. Il pericolo però è grande, anche ben oltre la sua portata, e c’è in gioco la vita di tutti, quindi ora più che mai il diavolo di Hell’s Kitchen non può mollare.
Posso tranquillamente affermare che questa seconda stagione è anche migliore della prima, avendo messo in campo due nuovi personaggi di grande importanza e spessore, senza per questo distogliere l’attenzione dal protagonista. Elektra e The Punisher gravitano costantemente attorno a Daredevil, costituendo dei punti chiave fondamentali per la storia, che dalla prima puntata all’ultima evolve e cresce d’intensità senza mai annoiare. Il bello di questa serie è che nulla è lasciato al caso, ogni scena comunica qualcosa ed è importante ai fini della trama, tutti i dettagli che inizialmente potrebbero sembrare futili più avanti acquisteranno un significato e ogni personaggio ha un proprio peso, ci sono inoltre dialoghi profondi e combattimenti che tolgono il fiato, che per via della presenza del Punitore sono ancora più crudi e violenti di quanto visto precedentemente. Non mancano grandi colpi di scena che includono anche il ritorno inaspettato di alcuni personaggi, nonché piccoli collegamenti a Jessica Jones. Unite a tutto questo anche una regia che ogni tanto si concede dei bei virtuosismi, una fotografia di prima qualità e un sonoro curato che tra battiti cardiaci e respiri ci fa comprendere come Matt percepisce il mondo, e avrete un qualcosa che chiamare “telefilm” è piuttosto riduttivo. Se proprio devo trovarci qualche difetto, mi verrebbe da dire che magari non è molto chiara la parte relativa al misticismo de La Mano e che alcune cose sul Punisher sembrano un po’ forzate, come ad esempio l’equipaggiamento che recupera alla fine o il suo riuscire sempre a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, ma in mezzo a una roba di questo livello è davvero cercare il pelo nell’uovo.
Quello che mi piace particolarmente di questa serie finora è che tutti i “supereroi” sono in fondo molto umani, terribilmente vulnerabili e mortali. Devil è di certo un combattente eccezionale con i sensi iper-sviluppati, ma è pur sempre cieco, e se gli viene a mancare un altro dei cinque sensi come l’udito, cosa che ci viene mostrata in una scena stupenda, può andare completamente in tilt. Lo stesso vale per Elektra e The Punisher, che hanno talenti sicuramente fuori dal comune, ma nessun vero super potere che li renda invincibili e nonostante questo combattono al meglio delle loro possibilità, dandole, ma anche prendendole parecchio.
La trama di questa seconda stagione lascia aperti diversi interrogativi, il che porta a pensare che ce ne sarà sicuramente una terza dove potremmo vedere anche l’entrata in scena di nuovi personaggi, come qualche easter egg lascerebbe supporre. Ovviamente, vista l’ottima prova data finora, non possiamo che esserne felici e attendere pazientemente i nuovi episodi di questa serie, che ad oggi si riconferma come uno dei migliori prodotti Marvel in assoluto.
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