Un guerriero rinchiuso in una prigione, un enigmatico personaggio con la maschera da coniglio che lo libera dalle catene, dieci guardiani da sconfiggere per poter evadere. Pochi ed essenziali gli elementi che compongono il concept di Furi, gioco action con visuale dall’alto basato esclusivamente sulle boss fight, non di certo il primo nel suo genere (tra i più recenti c’è Titan Souls), ma sicuramente uno dei più caratteristici artisticamente parlando.
Questo titolo è il più ambizioso sviluppato finora dai francesi The Game Bakers, che hanno voluto riporre tutte le loro forze nel dar vita ad un gameplay solido, equilibrato ed impegnativo, relegando la criptica trama agli intervalli tra un combattimento e l’altro. Della storia si capirà tutto soltanto nel finale, mentre per il resto del gioco l’uomo-coniglio farà discorsi all’apparenza sconclusionati, lasciando spazio a molteplici ipotesi sull’identità del protagonista e il perché della sua prigionia, nonché su chi sia lui stesso. Di finali tra l’altro ce ne sono due, dettati da una scelta morale da compiere, di cui una prevederà lo scontro con un boss aggiuntivo. A dirla tutta i finali in totale sono addirittura tre: uno di questi è segreto e vi si può accedere a metà gioco, ma ovviamente lascio a voi il piacere di scoprire come.
La armi a disposizione del nostro protagonista sono una katana ed una pistola laser automatica, entrambe utilizzabili in maniera semplice oppure caricata per fare più danno, tenendo semplicemente premuto più a lungo il pulsante sul gamepad. Per la difesa, invece, si può ricorrere ad una schivata, anch’essa caricabile per poterla compiere occupando una maggiore distanza, oppure una parata.
I combattimenti si basano principalmente sul tempismo e l’osservazione dei pattern d’attacco dell’avversario, che cambieranno più volte nel corso dello scontro, fino al super-attacco finale che consisterà nel sopravvivere a proiettili, onde d’urto e quant’altro che ci verranno scagliati addosso, finché non ci sarà data l’opportunità di scagliare il colpo decisivo. Questa scelta di gameplay implica una concentrazione assoluta e un continuo rimettere in discussione le proprie strategie, anche perché la risposta ai comandi è perfetta e il gioco non perdona: un istante in anticipo o in ritardo può fare realmente la differenza e metterci in difficoltà.
Abbiamo a disposizione 3 “vite” in totale (rappresentate da dei blocchetti), mentre i boss che incontreremo possono averne anche molte di più, ed è proprio la rimozione di ogni loro vita a comportare la variazione del pattern. Ogni qualvolta il protagonista o l’avversario perdono un blocchetto di vita, ci si rialza e la barra della salute di entrambi si riempie di nuovo al 100%, la differenza sta nel fatto che, se siamo noi a perderla, ci toccherà ripetere nuovamente quella identica fase del combattimento… è molto più facile a farsi che a dirsi! Ad ogni modo ci sono un paio di meccaniche molto utili ed interessanti al riguardo, che ci consentiranno di non dover ripetere proprio tutta la boss fight dal principio: effettuare correttamente una parata ripristinerà piccole porzioni di salute, mentre togliere una vita all’avversario ne farà riguadagnare una a noi. Tutto ciò fa in modo che il gioco sia sì severo, ma non inutilmente sadico fino al midollo, creando un equilibrio raro a vedersi.
L’avrete capito, Furi è un gioco difficile. La sua difficoltà ha le radici ben piantate nel terreno dei vecchi arcade, dove quello che conta davvero è l’abilità del giocatore, il suo migliorarsi ad ogni tentativo e superare di volta in volta sezioni apparentemente impossibili con sempre più facilità. Non ci sono livelli, potenziamenti o altro, gli strumenti a nostra disposizione ci vengono dati tutti da subito e dobbiamo arrangiarci solo con quelli per tutta la durata dell’avventura. Se da un lato questa caratteristica dona grandi soddisfazioni, è anche vero che i combattimenti spesso diventano molto “meccanici” e una volta appresi i pattern avversari capiamo che c’è bene o male un solo modo prestabilito per ottenere la vittoria, lasciando ben poco spazio all’improvvisazione e la fantasia come può accadere ad esempio in altri action come Devil May Cry.
Un extra molto abbondante è la modalità “Furiosa” che si sbloccherà dopo aver terminato il gioco in difficoltà normale (c’è anche quella facile, ma… cioè, seriamente? Se dovete giocare in quel modo non installatelo nemmeno. Non sblocca neanche trofei e modalità aggiuntive, è inutile). Giocando in Furiosa, oltre ad avere un livello di difficoltà più alto, i boss che abbiamo già affrontato con tanto impegno avranno nuovi pattern, il che ci costringerà a rivedere per l’ennesima volta le strategie da adottare. Questa modalità è davvero un incubo, ma dà un senso concreto alla rigiocabilità del titolo, che ci ritroveremo ad affrontare con occhi diversi rispetto alla prima volta. Se non vi basta ancora, c’è anche la modalità “Speedrun“, che prevede l’affrontare un boss dopo l’altro finché riuscite a sopravvivere e cercare di scalare la classifica online dedicata. Questi extra sono un modo per ovviare ad una durata complessiva piuttosto modesta, ma c’è da dire che risultano gradevoli ed invogliano davvero a rimettere mano al gioco.
Nonostante una grafica in cel-shading non all’ultimo grido, il tutto viene compensato da un comparto artistico semplicemente eccezionale. Il design dei personaggi in particolare è meraviglioso e si riconosce lo stile caratteristico di Takashi Okazaki, l’autore di Afro Samurai. Seriamente, ho adorato l’aspetto di ogni singolo boss, spesso anche più di quello del protagonista e dalla scelta di colori alle animazioni tutto risulta estremamente affascinante. Un po’ altalenante il design delle arene, alcune bellissime da vedere, altre un po’ più spoglie, ma comunque sempre funzionali ai fini del gioco.
A completare ed elevare ancora di più il livello artistico di Furi ci pensa una colonna sonora composta da ottimi brani elettronici con suoni anni ’80 di Carpenter Brut, Danger, The Toxic Avenger, Lorn, Scattle, Waveshaper e Kn1ght, perfettamente coerenti al mondo cyberpunk del titolo. La musica si rivela una presenza importantissima all’interno del gioco, contribuisce a donargli uno stile particolare e accompagna perfettamente gli scontri.
Se da un lato nel complesso la modellazione 3D e il cel-shading talvolta possono apparire un po’ grezzi, dall’altro troviamo animazioni molto curate che danno personalità ai personaggi e rendono le azioni estremamente suggestive. Rimanendo in tema di caratteristiche più tecniche, qui si sfiora la perfezione grazie ad un frame rate granitico e l’assenza di qualsivoglia bug. Solo in una delle arene più grandi ho avuto qualche problema di tearing, che però non ha minato in alcun modo il gameplay.
Ci saranno momenti in cui vi incazzerete, avrete voglia di gettare il controller fuori dalla finestra e passerete in rassegna i santi sul calendario, ma ci riproverete ancora e ancora. Furi metterà alla prova tanto i vostri nervi quanto le vostre capacità di videogiocatori, perché il gioco funziona e non ci sono scuse che tengano, sta solo a voi migliorare sempre di più per vincere ed ottenere quell’impagabile senso di soddisfazione tipico dei migliori classici della storia videoludica, una filosofia che negli ultimi anni sta rispuntando fuori con successo e in cui questo titolo si inserisce appieno. Il suo stile unico inoltre vi conquisterà rendendo l’esperienza di gioco una gioia per i vostri occhi e orecchie, davvero un piccolo gioiello da non perdere, consigliato particolarmente a tutti coloro che amano le sfide impegnative.
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