Dylan Dog 364 – Gli Anni Selvaggi

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Doveroso per quanto fuori luogo aprire questa nuova recensione con delle immense scuse da parte dei Dylan’s Dogs per la latitanza. Abbiamo “skippato” infatti le recensioni di ben 3 pubblicazioni: l’albo regolare “Cose perdute” (su cui debutta tra l’altro un nuovo copertinista), il consueto speciale di Halloween e l’ormai non più nuovo Color Fest. Io personalmente potrei dedicarmi, dovessi riuscirci, a queste due ultime uscite – al Color Fest in particolare, che mi ha piacevolmente stupito. Fatto sta che l’assenza di mr. Nonplus, momentaneamente (almeno speriamo) emigrato in Australia, ha influito significativamente sulla nostra già traballante resa. Scusateci.

Ma bando alle ciance e vediamo al motivo per cui, nonostante la suddetta assenza del nostro amico e collega e le varie incombenze, ho deciso di “scrivervi”.
Tanto per tagliare corto, penso che ci troviamo di fronte ad uno dei migliori albi di sempre, uno di quelli che meritava di essere tirato fuori per qualche ricorrenza, e mi lascia una certa amarezza pensare che questo 364° numero potrebbe finire, nell’immaginario di qualche lettore, nello stesso dimenticatoio di tanti numeri anonimi, di tante storie insipide. Perché dico questo? Beh, intanto un albo basato sulla musica heavy non può non colpirmi in particolar modo, soprattutto se Vincent, il tormentato protagonista, amico di gioventù di Dylan, è omonimo di un MIO amico di gioventù, grazie al quale il sottoscritto ha praticamente iniziato a suonare, tormentato anche lui abbastanza da non essere più tra noi. Ma anche tralasciando queste parentesi personali, che da ora mi impegno ad ignorare nella prospettiva di essere il più lucido possibile nel resto della recensione, in quest’albo viene svelata una grossa porzione della vita del nostro beniamino: per la precisione tutto ciò che intercorre tra un presumibile compimento della maggiore età e il liberarsi dalla piaga dell’alcool, poco prima di scegliere la professione di Indagatore dell’Incubo, senza disdegnare un’occhiata alla morte della meravigliosa “signora Dog” Lillie Connolly e addirittura, prima, i motivi dell’ingresso a Scotland Yard, per non parlare del conio dell’espressione “quinto senso e mezzo” (anche se mi pare di ricordare che la spiegazione di tale espressione c’era già stata in un’altra occasione, ma potrei sbagliarmi). Insomma, una pietra miliare vera e propria nella descrizione di DyD, cui, ripeto, trovo assurdo non sia stata dedicata una presentazione almeno un po’ più pomposa.
Venendo alla storia, come si accennava, si tratta di un albo assolutamente imperdibile per gli amanti della musica rock e metal, o più in generale della musica ribelle, di quella cioè che, nata come opposizione all'”establishment”, troppe volte ha finito poi per farne parte (concetto questo decisamente vitale per l’articolazione e l’evoluzione della trama). Quello della rockstar Vincent è un sogno ad occhi aperti che si trasforma in un incubo e lo porta in sintonia con altri idoli del rock (una vignetta è addirittura dedicata ad un fantastico trio Kobain-Joplin-Hendrix!!) finché…e mi fermo per non spoilerare. L’elemento amoroso è fortissimo, incarnato in una giovane e delicata rockettara che il nostro boy (non ancora old!) spera di lasciare, quinto senso e mezzo permettendo, temporaneamente ma, ahimè, senza poterla rivedere mai più. Fatto sta che questa Emily meriterebbe quasi a parer mio di entrare nell'”harem delle favoritissime” (Bree, Lillie, Sybil..), tanto è l’impatto che la nascita della storia d’amore può causare, e malgrado le poche pagine dedicate. Altro tratto assolutamente Vincente (perdonate il gioco di parole) è che l’albo, pur essendo ricco di tutti gli elementi già citati, è essenzialmente una storia sull’amicizia, e mi è testimone il finale pregno di quella “malinco-ironia” inequivocabilmente dylandoghiana.
E Groucho, Bloch…? Ma boh, io non ne ho sentito minimamente la mancanza, amici miei. Sarà lo special guest fulmineo di Morgana e Xabaras, sarà il ciondolo a forma di galeone che il giovanissimo e rockettaro Dylan si portava appeso al collo, sarà tutto quello che ho detto finora…ma per una volta mi sorprendo a dire: chissene di Groucho e Bloch.
Un albo coi fiocchi che, se non s’è capito, mi porterò nel cuore, e che raccomando di consigliare a chiunque ami la musica, o perlomeno un certo tipo di musica, pur non amando magari gli stessi fumetti.
ROCK ON!!

Dolan Dox

The Dylan's Dogs Articoli
4 cagnacci rognosi al seguito di Mr. Dog pronti a parlare con voi d'orrore, d'amore, d'umore, d'autore, di fantasia, d'irrealtà, di sogni, incubi...

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