The Handmaid’s Tale

the handmaid's tale recensione

Voto:

È da poco giunta a conclusione la prima stagione di The Handmaid’s Tale, serie televisiva basata sull’omonimo romanzo di Margaret Atwood, conosciuto in Italia con il titolo Il racconto dell’ancella. Questo adattamento in 10 episodi, ideato da Bruce Miller e trasmesso da Hulu, è indubbiamente una delle rivelazioni dell’anno.

L’opera della scrittrice canadese venne pubblicata nel 1985 ed appartiene al filone del romanzo distopico, un genere che propone come setting un’ipotetica società futura indesiderabile, “il peggiore dei mondi possibili”. Uno degli elementi più cupi del genere, capace al tempo stesso di spingere alla riflessione, è che le realtà distopiche rappresentate, lungi dall’essere assurde e distanti dalla nostra quotidianità, potrebbero effettivamente concretizzarsi.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un rinnovato interesse per questo filone letterario, e trovano un posto sempre più in rilievo in libreria classici come 1984 di George Orwell, Il mondo nuovo di Aldus Huxley, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e Il Signore delle Mosche di William Goldin. Questa ondata sembra riemerge in momenti storici di mutamento e dislocazione culturale ed economica, quando le persone si domandano cosa si prospetti negli anni a venire, se quel terribile futuro ipotetico possa divenire realtà e come ci si comporterebbe in una situazione del genere. Immergersi in questa tipologia di lettura o, nel nostro caso, in una serie televisiva che gli fa prendere vita sullo schermo, significa mettere alla prova anche se stessi e immedesimarsi in realtà terribili ma non necessariamente impossibili.

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A distanza di 30 anni dalla sua pubblicazione, The Handmaid’s Tale è più che mai attuale in quanto ci mostra uno scenario frutto di decisioni politiche estreme giustificate da necessità straordinarie. Senza alcun bisogno di avvalersi di invenzioni e pura fantasia, questa opera miscela e concatena eventi già avvenuti ed atti già messi in pratica dall’umanità in diversi momenti storici, per proporci un inquietante futuro.

In The Handmaid’s Tale, ambientato negli Stati Uniti nei giorni nostri, scopriamo attraverso dei flashback come una realtà per noi normalissima sia mutata rapidamente fino a portare ad una dittatura che ha abolito i diritti delle donne e in generale i diritti umani basilari. La ragione alla base di questo cambiamento radicale sembra essere una grave infertilità di massa che ha colpito gli Stati Uniti (e non solo). In risposta alla situazione d’emergenza, vengono dapprima tolti alle donne i diritti di possedere denaro e lavorare, per poi prelevare con la forza le poche fertili rimaste, che andranno ad assumere il ruolo di ancelle, appunto “handmaid”, da cui il titolo. La storia segue le vicende di una delle ancelle, Offred, interpretata da una magnifica Elizabeth Moss, il cui dovere è proprio quello di procreare, subendo sistematicamente violenza sessuale mascherata sotto forma di un rituale.

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Nella Repubblica di Gilead, questo il nome dato alla teocrazia totalitaria che ha assunto il potere, si segue alla lettera quanto espresso nella Bibbia in merito alle relazioni fra i generi; il corpo femminile e le sue funzioni riproduttive vengono totalmente asservite agli uomini e le donne vengono conseguentemente suddivise in categorie, mentre al vertice del potere nel “mondo” degli uomini si ergono i Comandanti.

Oltre alle Ancelle e ai Comandanti, vi sono le Mogli dei Comandanti (compagne ufficiali degli uomini al vertice del potere), gli Angeli, ovvero i soldati, le Marte, col ruolo di serve, i Custodi, con mansioni simili a quelle delle Marte e il divieto di avere rapporti sessuali, gli Occhi, spie dei servizi segreti, le Zie, che impartiscono e monitorano il rigore morale delle altre donne, e le prostitute, la cui esistenza è celata poiché non consentita ufficialmente.

Gli esponenti di ogni categoria indossano una sorta di uniforme, abiti identici che ne mostrano la funzione svolta. Le ancelle, vestite con un abito semplice di colore rosso, indossano una cuffia che gli copre i capelli, devono guardare sempre in basso e mantenere un comportamento umile e sottomesso. Grazie al loro potenziale di portare al mondo nuove vite, queste rappresentano la salvezza della nuova repubblica. Ogni ancella viene assegnata alla casa di uno dei Comandanti, e gli viene dato un nome che si compone con quello della casa di cui fanno parte. Da qui Offred, il nome della nostra protagonista, formato da Of-, ovvero “di”, e -Fred, nome del Comandante Fred Waterford, al quale è stata assegnata. Il compito principale di un’ancella, affiancato a piccole mansioni come fare la spesa, è quello di subire in silenzio un tremendo rituale mensile: nel momento considerato più fertile, il Comandante deve avere un rapporto sessuale con l’ancella, al solo scopo riproduttivo, in presenza anche della Moglie.

Le Mogli sembrerebbero coloro dotate di maggiore libertà, ma sono anch’esse semplici pedine. Molte sono ad esempio a conoscenza della sterilità dei propri mariti ma non è concesso dirlo apertamente. Nella Repubblica di ispirazione biblica di Gilead, infatti, la sterilità può essere attribuita soltanto alle donne. Non fa eccezione in questo scenario di assenza di libertà Serena Joy, la Moglie del Comandante Fred Waterford, interpretata dalla bellissima Yvonne Strahovski. Ma Serena è disposta a usare qualunque mezzo pur di ottenere quello che desidera, ovvero un bambino da parte di Offred.

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Quando un’ancella riesce a donare un bambino al Comandante di turno, si sposta in una nuova abitazione, prendendo il nome del nuovo padrone, proprio come si trattasse di una semplice merce. Spogliate del nome e della loro identità – un elemento molto comune nei regimi totalitari – e impossibilitate a parlare della loro vita precedente, le ancelle vivono dunque in una prigione di terrore.

Eppure Offred non dimentica il suo passato. Attraverso i flashback scopriamo che il suo vero nome è June e che un’altra delle ancelle, Moira (interpretata da Samira Wiley), era già da prima sua amica ed è inoltre omosessuale, particolare ora assolutamente tabù e che rischierebbe di farla etichettare come “gender traitor” per poi venire punita severamente. Scopriamo inoltre da subito che June viveva assieme ad uomo divorziato di nome Luke, col quale aveva una figlia, Hannah. Separata da loro con la forza durante un tentativo di espatriare in Canada, tenta ora ad ogni costo di sopravvivere con la speranza di riunirsi un giorno con sua figlia. Anche la sua relazione è considerata impura nonché illegale dalla Repubblica di Gilead in quanto nata al di fuori del matrimonio della Chiesa, e la nostra protagonista pensa che Hannah sia stata assegnata ad una delle famiglie nobili senza figli, quindi intende ritrovarla.

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Contrariamente a molti altri universi distopici, i personaggi in The Handmaid’s Tale ricordano la loro vita precedente, e i flashback che mostrano i passi che hanno condotto a questo cambiamento radicale della società sono fra le parti più interessanti della serie. Si tratta di un aspetto molto rilevante perché il ricordo di una realtà diversa, vissuta sulla propria pelle, riesce a dare spazio alla speranza e ad alimentare il fuoco della ribellione anche in una società così opprimente.

Attraverso gli occhi di Offred assistiamo alle vicende di altre ancelle, scoprendo stralci del loro passato e il modo in cui ognuna ha reagito al nuovo ordine vigente. Uno degli obiettivi del regime è proprio quello di far accettare alle donne i loro nuovi ruoli e farle entrare in quest’ottica, anche attraverso la paura data dalle tremende punizioni previste per i “peccati”.

Uno degli esempi più emblematici è il personaggio di Zia Lydia, interpretata da un’impeccabile Ann Dowd, che oscilla fra la cieca accettazione del suo ruolo, che sembra anzi addirittura vivere con vera vocazione, e una compassione verso le ragazze scelte. In particolare, appare contraddittorio il suo rapporto con Janine, una delle ancelle, trattata al tempo stesso con gentilezza e crudeltà.

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Ogni angheria è presentata come un rituale necessario per salvaguardare la purezza e assistiamo a scene di inaudita violenza. Oltre ai tanti corpi di uomini impiccati sulle mura della città, lasciati come monito a quanti vorrebbero ribellarsi, uno dei rituali più agghiaccianti a cui assistiamo vede protagoniste le ancelle stesse. Per alcuni reati che prevedono come punizione la morte, viene data alle ancelle l’opportunità di eseguire la condanna. Sembrerebbe quasi una valvola di sfogo a loro concessa saltuariamente, o forse un’illusione di potere, quando le ancelle possono uccidere con le loro mani uomini accusati ad esempio di violenze sessuali.

Nella stagione successiva sarebbe interessante scoprire di più su come la società è cambiata. Sappiamo come questo tipo di cambiamenti non avvengano dall’oggi al domani, ma non ci vengono ancora fornite abbastanza spiegazioni su tutti i passi che hanno portato a questo totalitarismo. Se la catena di eventi si fosse dispiegata in un periodo più lungo di tempo e spiegata, la narrazione sarebbe stata ancora più credibile.

Un altro fattore che lascia spazio a qualche dubbio è il ruolo attribuito alle sole ancelle. Perché non elevarle al rango di mogli, dato che sono le ultime donne fertili rimaste? Inoltre, se il tasso di nascite è così basso, perché non aumentare la frequenza dei rapporti e non limitare ogni ancella ad un solo Comandante? Certo, tutto questo potrebbe rendere ancora più tremenda la vita delle ancelle, ma dal momento che si è tolto loro ogni diritto, perché il governo di Gilead non tenta ogni mezzo?

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The Handmaid’s Tale è una serie dai contenuti forti, capace di spiazzare perché non può che farci riflettere su un quesito importante: potrebbe questa distopia diventare realtà?

Questa serie televisiva, realizzata magistralmente, è riuscita ad espandere l’universo narrativo del romanzo, amplificando l’esperienza dello spettatore grazie a un ventaglio più ampio di scene su diversi personaggi, anziché sulla sola Offred, e numerosi flashback. Grazie anche alla grande forza espressiva degli attori, assistiamo a qualcosa che sembra al contempo distante da noi e vicino, ovvero la caduta di una realtà simile alla nostra e l’adattarsi di persone comuni ad un mondo del tutto nuovo, dove tanti individui normali diventano improvvisamente mostri e carnefici. Ci vengono mostrate scene di grande violenza, non solo corporale ma esercitata attraverso l’asservimento e l’umiliazione, e sarà difficile non immedesimarsi con il personaggio di Offred. Quale destino la attende?

Melancoliae Articoli
Una traduttrice made in Italy appassionata di videogiochi (in particolare j-rpg), fumetti (Bonelli, americani e giapponesi), anime, letteratura fantasy e sci-fi e serie tv.

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