Di adattamenti alle serie videoludiche ce ne sono stati parecchi nel corse degli ultimi anni: alcuni si sono rivelati all’altezza dei contenuti di partenza mentre altri ne hanno affossato la fama e deluso i fan (un esempio è stato il recente live action movie di Assassin’s Creed, dal quale non mi sono ancora ripreso). Quindi ogni volta che le mie orecchie captano nell’etere la notizia di un nuovo film o di una nuova serie tv ispirate ad un videogame, rimango combattuto e incredulo.
L’idea per questa serie di Castlevania, ispirata alla fortunata saga videoludica a tema horror nata verso la fine degli anni ’80 ad opera di Konami, ha origine nel 2007. I Frederator Studios acquisirono i diritti per la produzione di un film animato la cui sceneggiatura venne affidata a Warren Ellis, ma nel 2008 il progetto finì in development hell e le speranze di concretizzarlo diventarono scarse. Fortunatamente la sceneggiatura poi è stata riportata in auge da Netflix nel 2015, e adattata per una miniserie di 4 episodi da circa 25 minuti ciascuno. La seconda stagione, già in cantiere, è stata confermata in concomitanza con l’uscita della prima il 7 luglio, e conterà il doppio degli episodi.
Nei primi minuti la serie non regala grandi emozioni, presentando la classica struttura del “Lui ama lei, lei ama lui”. La cosa in sé non susciterebbe una reazione negativa se non stessimo parlando di Vlad Tepes III di Valacchia! Il Principe delle Tenebre, protagonista del famoso romanzo di Bram Stoker, che dopo un’eternità passata ad impalare gente come carne su uno spiedino s’innamora della tenace Lisa, una giovane in cerca della conoscenza medica in possesso del vampiro.
Dopo un breve scambio di battute, vediamo un Conte già innamorato perso della nuova ospite a tal punto da mostrarle la sua immensa libreria (una tecnica già collaudata con successo da un’altra celebre bestia) e a prometterle di rivedere la sua posizione sugli umani. Tutto sembrerebbe andare per il verso giusto… se non fosse che siamo nella Transilvania del 1475 e la giovane Lisa Tepes, a discapito degli strabilianti risultati dei suoi metodi di cura, viene accusata di stregoneria dal Vescovo della vicina città di Targoviste e arsa viva sul rogo davanti a tutta la popolazione, fatto che metterà in moto tutti gli eventi della serie e ci porterà a fare la conoscenza dei due protagonisti: Trevor Belmont e Sypha Belnades.
Da amante e fan sfegatato della saga, non ho potuto che amare questa serie e apprezzare l’egregio lavoro di Ellis con la sceneggiatura. I disegni dai tratti vagamente manga e una trama solida e molto fedele all’originale non sono che la punta del proverbiale iceberg: i personaggi sono delineati in maniera umana e realistica e riescono a suscitare emozioni genuine e differenti (dal profondo amore di Dracula per la moglie all’orgoglioso attaccamento di Trevor al nome di famiglia), gli antagonisti (identificati nel Vescovo e i suoi seguaci) nonostante a volte scadano nello stereotipo sono piacevoli e innovativi (quel prete ninja ancora turba le mie notti).
Passando al comparto stilistico le scene d’azione, pur trasudando violenza ad ogni inquadratura, non scadono mai nell’eccessivo e rimangono godibili e mai esagerate. La resa degli ambienti è semplice ma efficace e molto varia, spaziando dallo sfarzo della basilica di Targoviste fino ai bassifondi della città dove si muove un popolo vivo e attivo.
Veniamo ora alle note negative… io detesto parlare delle note negative.
La cosa che più salta all’occhio, anzi per dirla meglio all’orecchio, è l’assenza delle musiche originali del videogame. La colonna sonora fa il suo lavoro, ma manca della componente evocativa e nostalgica della compositrice Kinuyo Yamashita (citata nei titoli di coda del primo videogioco con lo pseudonimo di James Banana) e del suo capolavoro Vampire Killer, marchio di fabbrica della saga.
Altra componente negativa, che sembra essere onnipresente da qualche anno a questa parte, sono le continue battutine che vogliono spezzare i toni cupi della serie ma finiscono con lo scadere nel ridicolo (c’è seriamente bisogno di una gag come un calcio nei testicoli in una serie sui vampiri?). Sempre sul tema dei dialoghi, va menzionata una certa ridondanza e una talvolta molesta logorrea che rallenta l’azione e rende pesanti alcune scene. Insomma, va bene che si parla di Dracula e della Transilvania, ma un po’ più di vitalità non guasterebbe ogni tanto.
Fonte di controversie nei confronti della serie è stata la rappresentazione, a tratti ritenuta anticlericale, dei rappresentanti ecclesiastici. Già serie animate precedenti avevano mostrato un lato, passatemi il termine, malvagio della religione (basti pensare a Hellsing e alla sua Divisione Iscariota) e non dobbiamo dimenticare che il fervore religioso dell’epoca e della realtà geografica in cui è ambientata non era certo fonte di allegria e spensieratezza. Castlevania compie un magistrale lavoro nel dipingere con fedeltà il clima di terrore e superstizione che aleggiava nella Valacchia di quegli anni senza assolutamente portare critiche a qualsivoglia credo religioso.
Concludendo, Castlevania non è certo una serie priva di difetti e considerato il grande ritardo nella lavorazione ci si poteva aspettare qualcosa di meglio e di più fedele all’originale (parlo sempre da fan hardcore della saga, eh) ma nel complesso il lavoro fatto finora è rimarchevole e pur essendo stato condensato tutto in quattro episodi, questa prima stagione vi lascerà con la stessa brama del nostro adorabile Conte.
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