Wulverblade (Nintendo Switch)

Wulverblade

Voto:

Britannia, anno domini 160, le perfide legioni romane si avvicinano impietosamente alla conquista di tutta l’isola rischiando così di sottomettere le popolazioni locali al lontano e malefico controllo della città di Roma. Cosa fare per evitare tutto ciò? Ovviamente guidare un coraggioso manipolo di Bretoni e iniziare a randellare, squartare e decimare gli invasori e, più in generale, tutti i nemici del proprio popolo, traditori compresi. Questo è l’insolito e azzeccato background storico offerto da Wulverblade, gioco ambientato in una delle più controverse fasi della storia romana, per l’occasione vissuta dal punto di vista degli abitanti locali.

Wulverblade menu
Wulverblade, sottotitolo: come decapitare il maggior numero di romani possibile.

Lo sviluppatore Fully Illustrated ha pertanto ritenuto sensato ambientare tanta brutalità in un canonico picchiaduro a scorrimento, sul filone del famosissimo e oramai super citato Golden Axe, per intenderci. Sarete così chiamati ad impersonare uno dei tre personaggi presenti, ad onor del vero ottimamente diversificati, con caratteristiche e performance proprie.

Si va dal main character Caradoc, combattente completo senza particolari eccellenze, capace sia di mostrare i muscoli che di muoversi con una discreta agilità, al bruto Brennus, tipico tank da battaglia capace di infliggere una quantità di danni inimmaginabile per i suoi fratelli ma decisamente più lento e impacciato, passando infine per la ben più elegante Guinevere, unico bretone femminile selezionabile, velocissima e agile sia a terra che in salto ma meno orientata alla forza bruta.

Approfondendo il gioco ci si accorgerà di quanto i sopracitati personaggi non siano sono delle semplici skin da applicare ai medesimi pattern di movimento, ma di come le caratteristiche proprie di ognuno di loro siano in grado di farvi scegliere con oculatezza il vostro approccio agli scontri.

Wulverblade selezione personaggi
La schermata di selezione dei personaggi. Dopo un’attenta prova posso confermare che affrontare la campagna con Brennus rende l’esperienza più facile e meno frustrante.

Gli 8 livelli disponibili vi porteranno ad affrontare svariate ondate di nemici senza per niente discostarsi da quanto già tracciato dai predecessori ma va chiarito sin da subito che, sin dalle prime battute, si ha addosso la fastidiosa sensazione di essere di fronte ad un gioco potenzialmente ripetitivo. Impressione che viene poi, purtroppo, confermata portando a termine la campagna che, seppur godibile e avvincente in svariate fasi, dà l’impressione di aver perso per strada qualche possibilità di spezzare il ritmo di gioco con fasi che non siano di solo combattimento. Mi riferisco a qualcosa di simile a quanto già sapientemente mostrato da capolavori del genere come Teenage Mutant Ninja Turtles: Turtles in Time (esatto! Stavo pensando proprio al livello nei canali fognari).

I ragazzi di Fully Illustrated hanno comunque saputo offrire una buona varietà di nemici, soprattutto considerando il materiale storico a disposizione. Gli avversarsi, infatti, sono ben caratterizzati, dotati di forze e debolezze proprie. Arceri ed assassini sono in grado di colpirvi da lontano, tentando di sfuggire ai vostri tentativi di rincorsa e scoprendovi all’attacco di nemici dotati di spade e lance, bretoni traditori o romani che siano. Ogni boss, sempre introdotto da brevi e godibili cut-scene, vi costringerà a cambiare il vostro stile di combattimento almeno in un paio di occasioni, dato che arrivato a metà vita diventerà più aggressivo e cambierà le sue logiche di attacco.

Il livello di sfida è certamente elevato e saranno moltissime le occasioni in cui sarete costretti a ripartire dal checkpoint (un solo punto a metà quadro) o, addirittura, dall’inizio del livello. Non mi sento di definire Wulverblade un “souls-like” (espressione, a mio parere, oramai abusata) in quanto l’offerta ludica supera troppo spesso quella sottile linea tra sfida e frustrazione solo in virtù dell’elevato numero di nemici su schermo e non per una struttura articolata che preveda diverse fasi con numerose e differenziate difficoltà.

Wulverblade gameplay
Una delle più consuete fasi di gioco.

Per fortuna i nostri amati bretoni avranno a disposizione, a parte la loro proverbiale irascibilità, anche dei bonus da poter utilizzare, con cautela e parsimonia, negli scontri. Uccidendo i nemici che vi si porranno davanti riempirete lentamente una barra celeste posta esattamente accanto a quella dei vostri HP. Una volta piena potrete attivare la modalità “rage” che vi renderà completamente invulnerabili agli attacchi nemici e super aggressivi per un periodo limitato di tempo. È possibile accelerare la ricarica di questo prezioso bonus eseguendo delle esecuzioni (altra occasione sprecata, in realtà, vista la loro banalità visiva) sugli avversari che riuscirete ad atterrare.

Altra freccia al vostro arco, utilizzabile però una sola volta per livello, è contraddistinta dai vostri fedeli amici a quattro zampe. Attivando una semplice combinazione di tasti appariranno tre lupi che sbraneranno istantaneamente i vostri antagonisti (o indeboliranno i boss) tirandovi fuori dalle situazioni più ingarbugliate. È un vero peccato che gli sviluppatori non siano stati più coraggiosi e non abbiano liberato un tantinello in più la creatività. Il gameplay risulta solido e coerente in tutte le situazioni ma si sarebbe potuto osare molto di più, soprattutto nella spettacolarizzazione delle esecuzioni, nel numero e nei tipi di bonus e, come già detto, nelle fasi di gioco.

Wulverblade cutscene
Una delle numerose cut-scene di Wulverblade. Come tutto il gioco, i filmati sono splendidamente disegnati a mano.

Le modalità proposte sono tre e includono la già citata campagna, una modalità arcade destinata ai giocatori nati e cresciuti negli anni ’90 dove si affronteranno i livelli della campagna ma con solo 3 “continue” e 3 vite per gettone (bei tempi eh?), e l’immancabile modalità ad orde per la quale oramai Gears of War forse dovrebbe iniziare a ricevere le royalties.

Passando al piano artistico, Wulverblade si difende decisamente bene, soprattutto parlando di grafica. È un videogame interamente disegnato a mano con un ispirato stile fumettistico occidentale. I personaggi, compresi i nemici, sono ben dettagliati e caratterizzati, sia nei movimenti che nell’immagine e tutto ciò aiuta nella creazione di una buona coerenza visuale, condizione consigliatissima per giochi ambientati in contesti storici precisi. I vostri eroi si muoveranno nella parte centrale dello schermo ma non saranno rare le occasioni in cui vedrete muoversi oggetti, nemici o animali sul primo piano o sullo sfondo. L’offerta di panorami e ambienti non è mozzafiato, ma non si possono non citare alcuni frangenti molto ispirati (come alcuni scontri al tramonto o delle fasi nella vegetazione boschiva).

Wulverblade sunset
Uno scontro al tramonto. Come potete immaginare non c’è molto spazio per il romanticismo.

Le musiche invece non sono proprio memorabili sebbene compiano dignitosamente il proprio lavoro. Le melodie disponibili sono sicuramente azzeccate e aiutano ad immergere il giocatore nella Britannia dell’epoca romana, ma difficilmente vi impressioneranno per bellezza o epicità.

Chiudono la valutazione di Wulverblade la possibilità di affrontare in co-op le modalità di gioco nella loro interezza anche con i joy-con nella loro configurazione più semplice, l’ottimo comportamento del videogame sia in configurazione portatile che su televisore e il gran numero di segreti e documenti presenti nel gioco che stuzzicheranno l’appetito degli appassionati di storia romana e bretone.

Wulverblade Guinevere
” Al tempo degli dèi dell’Olimpo, dei signori della guerra e dei re che spadroneggiavano su una terra in tumulto, il genere umano invocava il soccorso di un eroe per riconquistare la libertà.” Ah, no… quella era un’altra epoca storica, pardon.

In conclusione mi sento di promuovere Wulverblade seppure con numerose riserve. Il gioco sa donare svariate situazioni di sano divertimento old-style ma rimane troppo ancorato al genere per poter essere considerato memorabile. Una dose di coraggio e creatività in più avrebbe reso Wulverblade consigliabile per tutti i possessori di una Nintendo Switch, soprattutto considerando il prezzo budget del videogame.

A conti fatti rimane una scelta obbligata solo per i veri appassionati di picchiaduro a scorrimento ma risulta molto meno appetibile per le nuove generazioni, certamente alla ricerca di una maggiore varietà di gioco. Considerando che per Michael Heald, creatore del gioco, Wulverblade rappresenta il debutto, il risultato è più che incoraggiante ma in futuro è lecito aspettarsi qualcosina in più.

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Vivo nella costante speranza che venga finalmente costruita un'astronave per Namek. Nell'attesa, tra una tazza di caffè d'orzo e una pizza Hawaiiana, impiego il mio tempo videogiocando e discutendo di argomenti che non interessano a nessuno. Nelle ore diurne sono un architetto.

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