Già dai primi trailer, L’Ombra della Guerra mi aveva fatto sbavare più di un pitbull davanti ad un gattino: un mondo intero da esplorare, nuove meccaniche e una grafica rinnovata erano alcune delle promesse di questo nuovo capitolo che mira a riportare sotto i riflettori l’universo del Signore degli Anelli (pur essendo considerato non canonico dai puristi della saga).
Sviluppato da Monolith e prodotto da Warner Bros, il gioco ha stupito tutti al suo ingresso in scena all’E3, per il fatto di aver mostrato più narrativa in un trailer che in tutto il capitolo precedente (per quanto L’Ombra di Mordor sia stato un gioco dalla trama solida e avvincente).
La vicenda riprende proprio dall’epilogo del gioco precedente in cui il protagonista, Talion, forgia un nuovo anello del potere assieme allo spirito di Celebrimbor, il fabbro elfico creatore del famoso Unico Anello. Il giocatore si ritroverà, come sempre, a doversi affidare ad improbabili e sinistri alleati tra cui Shelob (che ha subito una trasformazione degna di uno show americano passando da orribile ragno gigante a femme fatale) ed Eltariel, assassina elfica al soldo di Galadriel alla quale verrà dedicato uno spin off annunciato in questi giorni e incluso nel season pass del gioco.
La meccanica gioco più caratteristica, a prima vista, sembra quella del predecessore: soggiogare o uccidere quanti più orchi possibile in modo da minare la presenza bellica di Sauron su Mordor. Ma è proprio qui che il nuovo capitolo si differenzia portando lo scontro su un nuovo piano in quanto, essendo più vasto il mondo di gioco, è aumentata anche la portata degli scontri. Il giocatore, infatti, dovrà assemblare un vero e proprio esercito, dai meri soldati fino a letali capitani, in modo da assediare le roccaforti dei reggenti dell’esercito mordoriano e conquistare quanti più territori possibili.
Gli orchi in questo nuovo capitolo appaiono più vari e particolareggiati, grazie anche alla suddivisione in tribù, ognuna con il suo aspetto caratteristico e le sue abilità in combattimento, mentre una nuova razza, i bestiali Olog Hai o troll neri, vanno ad aggiungersi nel crogiolo di orchetti e Uruk Hai a nostra disposizione, portando una varietà maggiore mortali di seguaci da aggiungere al nostro esercito. Ogni nemico si ritroverà ad avere punti di forza e punti deboli sempre diversi, portando il giocatore a riflettere bene prima di ogni scontro e a sviluppare una mente tattica, oltre che a scegliere con cura quali eliminare e quali portare dalla sua parte. L’attenzione data alla psiche dei singoli orchi porta non solo a trovarsi di fronte a temibili rivali, ma anche a siparietti più o meno comici che aiutano a stemperare l’atmosfera di gioco e a coinvolgere ancora di più il giocatore (potete immaginare la mia faccia quando mi sono trovato di fronte Urgash il Rimatore).
Le novità introdotte da questo seguito non si limitano solo alle dimensioni del mondo di gioco. L’intero albero delle abilità è stato riscritto in modo da rendere ancora più letale il nostro Ramingo con nuovi poteri ottenibili grazie alla forgiatura dell’anello. L’introduzione di un inventario permette di personalizzare Talion con armi e armature di diversa rarità e potenza che sbloccheranno vari potenziamenti in base al nostro stile di gioco, evolvendosi con noi. Nuove e letali creature sono ora al nostro servizio in quanto, oltre agli scaltri Caragor e ai possenti Graug introdotti nel precedente capitolo e a cui sono state aggiunte variazioni, il giocatore si troverà a poter domare e cavalcare Drachi dall’alito di fuoco con cui facilitare la conquista delle roccaforti. Nuove modalità di gioco completano l’opera, come la possibilità di infiltrare i propri orchi nella roccaforti avversarie e la modalità arena in cui i nostri campioni potranno sfidare potenti avversari per aumentare il loro livello e il loro numero di seguaci oltre a sbloccare nuove abilità personali.
Il Nemesis System ritorna in tutto il suo splendore dando vita a sottotrame vive, grazie anche alla possibilità di importare seguaci e nemesi orchesche dal capitolo precedente. Le nuove nemesi risultano più agguerrite e arriveranno a tendere vere e proprie imboscate al nostro personaggio in modo da aumentare il loro favore nei confronti dell’Oscuro Signore.
L’interfaccia di gioco resta poco invadente come nel capitolo precedente, lasciando lo schermo libero e dando un aspetto più cinematografico. La musica tiene fede alla potenza sonora della saga cinematografica con melodie imponenti e incalzanti che si adattano alla situazione di gioco. La fisica di gioco è stata rinnovata in modo da presentare animazioni più fluide e dinamiche dando un aspetto più uniforme e scorrevole alle mosse del personaggio. Il doppiaggio italiano risulta macchinoso e bidimensionale, e non rende quanto quello inglese che vanta artisti del calibro di Nolan North, Laura Bailey, Travis Willingham, Liam O’Brien e Matthew Mercer.
L’Ombra della Guerra sembra essere perfetto, ma come una moneta non è dotato solo di una testa ma anche una croce, che in questo caso si manifesta nella forma delle tanto temute e odiate microtransazioni. Annunciate già prima dell’uscita del gioco, questa nuova aggiunta ha suscitato non poco scalpore all’interno della comunità videoludica portando i giocatori ad accusare Warner Bros. e Monolith di voler lucrare maggiormente sull’esperienza di gioco. Gli sviluppatori hanno prontamente smentito le paure dei futuri acquirenti, assicurando che, sebbene il gioco presenti effettivamente delle opzioni di acquisto in-game, esse siano totalmente facoltative e non necessarie ai fini del completamento del gioco, in quanto la valuta con cui acquistare i pacchetti di armi e seguaci sono facilmente ottenibili partecipando a sfide settimanali ed eventi mensili pensati per tenere sempre viva la community online.
L’Ombra della Guerra sembra aver tenuto fede alle promesse fatte ai fan con un gioco longevo, avvincente e mai ripetitivo, mentre le anticipazioni sulle future espansioni sembrano voler confermare la sua ascesa nell’olimpo dei titoli più giocati dell’anno.
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