Stranger Things – stagione 2

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Voto:

Ci siamo, dopo una clamorosa prima stagione finalmente Stranger Things è tornata tra noi portando con sé un Sottosopra sempre più inquietante.

1984 – Un anno dopo la sconfitta del Demogorgone, il portale interdimensionale è ancora aperto nel laboratorio di Hawkins, e pare che la nuova direzione, pur non riuscendo a porvi rimedio, stia cercando di contenerne il più possibile il pericolo. Sicuramente però non è abbastanza, perché per Will l’incubo non è ancora finito: come intrappolato nel mezzo di due realtà, ogni tanto ha terribili visioni del Sottosopra, dove uno spaventoso e titanico Mostro Ombra si staglia in un cielo rosso tempestoso e sembra dargli la caccia. La minaccia però incombe su tutta la città.

Mike continua a soffrire per la perdita di Eleven, inconsapevole del fatto che in realtà è riuscita a fuggire dal Sottosopra dopo lo scontro finale col Demogorgone, mentre Dustin e Lucas concentrano la loro attenzione sulla nuova arrivata Max, anche detta “Mad Max”, una ragazzina dai capelli rossi e dal forte carattere, appena arrivata in città assieme al suo prepotente fratello maggiore Billy.

Nel frattempo, Nancy sopporta a fatica il peso della verità sulla fine di Barb, e con l’aiuto di Jonathan cerca un modo per renderle giustizia.

I fratelli Duffer hanno dimostrato nuovamente il loro valore. Tutte le puntate sono scritte egregiamente, e per tutta la sua durata questa seconda stagione cresce vertiginosamente d’intensità, emozionando e coinvolgendo tantissimo con colpi di scena ben piazzati. Inoltre grazie a cliffhanger ogni volta più intriganti la si divora facilmente tutta d’un fiato.

Un’evoluzione interessante consiste nel fatto che la prima stagione, pur avendo un proprio carattere, si appoggiava molto al citazionismo di grandi film del passato, mentre ora la serie è in grado di camminare sulle proprie gambe, e diventa sempre più difficile paragonarla ad altro. Ormai Stranger Things sta mutando in una creatura dotata di vita propria, con un suo universo narrativo in espansione (vi ricordo che la serie andrà avanti ancora per un bel po’) in grado di autosostenersi. Tutto questo è segno di una grande maturità e della voglia di creare veramente qualcosa di bello e originale.

Se vogliamo fare i pignoli, però, talvolta si sente una leggera sensazione di déjà-vu in sottofondo, poiché come struttura in alcuni punti sembra ricalcare un po’ la stagione precedente. Speriamo che dalla prossima almeno Will trovi finalmente un po’ di pace. C’è anche qualche jumpscare di troppo che mi ha fatto un po’ storcere il naso, ma per fortuna è una caratteristica che di fronte al resto passa in secondo piano.

Ciò che rimane davvero immutato nella serie è l’atmosfera anni ’80 a dir poco perfetta, e continuo a stupirmi ogni volta di come riescano a far sembrare Stranger Things un prodotto dell’epoca. Ovviamente tirare in ballo questo periodo storico è sempre una ghiotta occasione per disseminare ovunque piccole citazioni ed easter egg, in grado di far trasalire chi con certe cose ci è cresciuto. Ecco quindi che vediamo i ragazzi giocare a Dragon’s Lair in una sala giochi o vestirsi da Ghostbusters per Halloween, ma in realtà ci sarebbe un lungo elenco da fare: troviamo anche riferimenti a Terminator, Lo Squalo e poi c’è il super easter egg anni ’80, vale a dire Sean Astin (il Mikey Walsh dei Goonies), che qui interpreta Bob, il nuovo compagno di Joyce.

Completa il quadro una colonna sonora questa volta molto più potente in cui troviamo spesso brani di band come Metallica, Scorpions e Mötley Crüe, in linea con i toni complessivamente più apocalittici della stagione, anche se dobbiamo la presenza dei brani più heavy principalmente al personaggio di Billy.

Ho apprezzato molto le new entry nel cast. Astin interpreta un personaggio fantastico che suscita una grandissima empatia, ma anche Sadie Sink nel ruolo di Max ha dato vita ad un personaggio interessante e non è da meno Dacre Montgomery, che nei panni di Billy è riuscito a rendersi parecchio odioso ed inquietante centrando perfettamente l’obiettivo (e ritrovando dignità dopo aver preso parte al film dei Power Rangers).

Il bello di una serie come Stranger Things poi è che i personaggi non sono mai statici, evolvono, sono tutti caratterizzati al meglio ed approfonditi (chi più chi meno) psicologicamente. È possibile identificare perfettamente i motivi che li spingono ad agire in un certo modo. Mi è piaciuto particolarmente il modo in cui è stato sviluppato Steve, che acquisisce una maturità che mai mi sarei aspettato nella prima stagione, e un’intera puntata viene dedicata anche al percorso di crescita di El (mi rifiuto di chiamarla “Undi”): forse non la migliore delle 9 totali, ma sicuramente funzionale alla trama. Per quel che riguarda il gruppo dei piccoli protagonisti invece c’è poco da dire: Dustin è sicuramente il più carismatico.

Anche sul piano tecnico c’è poco di cui lamentarsi, e mi sento di segnalare solo una qualità dei visual effects un po’ altalenante, anche perché stavolta se n’è fatto un uso decisamente più massiccio. Ma c’è da dire che, sembrando già la serie d’altri tempi, si è portati istintivamente a chiudere un occhio su quelli più brutti.

La seconda stagione di Stranger Things è la naturale evoluzione di quanto costruito nella prima. Forse ci siamo già abituati all’atmosfera anni ’80 che tanto ci aveva colpiti ed affascinati al suo esordio, ma la serie non perde neanche un po’ di mordente poiché ora è ben altro a catturare l’attenzione, e il periodo storico diventa quasi solo una cornice (bellissima) per tutto il resto.

Le basi gettate per gli sviluppi futuri sono tanto ottime quanto imprevedibili, e direi che ora possiamo mettere fine alle polemiche sul proseguimento della serie: abbiamo la certezza di poterci fidare dei fratelli Duffer.

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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