Eccoci giunti alla conclusione di Before The Storm, l’intrigante prequel di Life is Strange, con il terzo episodio intitolato “L’inferno è vuoto“. Titolo calzante viste le brutte vicende del tutto terrene a cui assistiamo.
Al termine dello scorso episodio avevamo scoperto la verità sulla madre biologica di Rachel, e dopo l’ovvio shock psicologico del momento la ragazza si pone l’obiettivo di conoscerla, incurante degli avvertimenti del padre. Per aiutarla a rintracciare la donna Chloe si affida a Frank Bowers, che precedentemente aveva rivelato di conoscerla, ma presto quest’indagine attirerà l’attenzione del pericoloso criminale Damon Merrick, infastidito da tanta curiosità su una persona che rientra nel suo giro d’affari. In tutto ciò, il piano di fuga delle due ragazze si dissolve come neve al sole.
Ora che il cerchio si è chiuso, possiamo valutare con cognizione di causa tanto i pregi di questa storia quanto le falle che questo finale, purtroppo, evidenzia. Dopo una partenza decisamente buona e un episodio di passaggio meno convincente, “L’inferno è vuoto” ci regala il maggior picco emotivo, mostrandoci un cinico spaccato dell’umanità che rende complicato schierarsi stabilmente dalla parte di determinati personaggi, e ci mette quindi anche in difficoltà con le decisioni da prendere. Non a caso il tema principe dell’episodio è il dualismo tra verità e bugie: fino a che punto vale la pena essere completamente sinceri? È giusto mentire a fin di bene?
Questo episodio si è rivelato emozionante e piacevole, chiude per bene la storia, ma non è nulla di così eclatante come si sperava. È la riconferma che a questo prequel mancano l’intensità e le trovate sorprendenti che hanno reso l’originale Life is Strange indimenticabile, ma probabilmente, vista la sua natura e i soli 3 episodi a disposizione, mancava proprio l’ambizione di sfiorare quei livelli. Purtroppo i ragazzi di Deck Nine hanno dimostrato di saper creare una buona storia, ma non paragonabile a quanto realizzato da Dontnod, anche perché a livello di scrittura hanno commesso alcuni errori grossolani.
Specifichiamo innanzitutto che, a parte una scena post-credits, quest’avventura si mantiene molto distante dagli eventi a cui assistiamo all’inizio di Life is Strange, e si concentra perlopiù sul rapporto tra Chloe e Rachel. Ad esempio non viene mai mostrato il professor Jefferson, e non ci sono accenni alla futura relazione tra Rachel e Frank. Ma questo di per sé non sarebbe un problema, se non fosse che il lasso di tempo non narrato che divide questo prequel dal gioco originale non basta per colmare con la fantasia delle incongruenze evidenti.
Partiamo proprio dal rapporto tra Rachel e Frank Bowers: in Life is Strange Frank indossava il braccialetto di Rachel, ma qui, per scelte che ho preso di proposito proprio per vedere come sarebbero state gestite, ho fatto sì che lei lo regalasse a Chloe, e non c’è nessuna ragione al mondo per cui dovrebbe sbarazzarsene. Bastava semplicemente rimuovere questa possibilità, e invece si sono persi in un bicchier d’acqua. Un altro problema è dato dall’introduzione di personaggi più o meno importanti di cui nel gioco originale poi non c’è traccia: che fine fanno Steph e Mikey? Anche ammettendo che si trasferiscano dopo gli studi alla Blackwell, non è possibile che dopo tutto ciò non vi siano indizi del loro passaggio nella vita di Chloe. Ma forse qui sto peccando un po’ io di pignoleria.
Rimanendo invece nel territorio circoscritto di Before the Storm, che senso ha portare avanti per tutta l’avventura il discorso dell’incendio se poi questo non va ad impattare concretamente nella trama, fatta eccezione per piccole cose? Se l’intenzione era quella di dargli un significato simbolico, l’obiettivo non è stato centrato. Altro particolare inspiegabile la scena teaser alla fine del primo episodio, con Chloe di spalle ad una porta (sembra di camera sua) mentre un uomo dall’altra parte urla di volere i suoi soldi e che nessuno può derubarlo; dall’episodio precedente ho pensato si sarebbe trattato di Damon, invece quella scena non trova riscontro da nessuna parte. Forse ci sono stati dei rimaneggiamenti in corso d’opera? Non riesco proprio a dare una valida spiegazione a questa cosa. Anche uno dei finali disponibili genera perplessità se rapportato al gioco base.
Mettendo da parte questi ingombranti punti interrogativi, però, è apprezzabile quanto svolto da Deck Nine nel gestire questa “costola” di Life is Strange senza far ricorso ad elementi davvero paranormali, mantenendosi sempre sul piano di drammi molto umani e verosimili. Toccanti e significative anche in quest’ultimo episodio le allucinazioni di Chloe sul padre defunto, e bisogna dire che è stato fatto un ottimo lavoro per quel che riguarda alcuni dei messaggi trasmessi, che soprattutto in un pubblico di adolescenti come i protagonisti possono risultare molto efficaci.
Sul piano tecnico invece è inutile ripetere sempre le stesse cose, perché i difetti più o meno sono gli stessi delle altre volte. Quantomeno nulla che intacchi il gameplay, quindi possiamo continuare a chiudere un occhio.
“L’inferno è vuoto” chiude degnamente Life is Strange: Before the Storm, ma nonostante un’intensità superiore a quella degli altri episodi, non compie un grosso salto di qualità e non stupisce molto. Qui purtroppo salgono anche a galla le incongruenze di tutto il prequel rispetto al gioco base, difficili da mandar giù per i fan di Life is Strange (ovvero il target principale di questo titolo), che evidenziano una scrittura meno attenta di quel che sembrava nel primo episodio.
Ad ogni modo Before the Storm si è rivelato fino alla fine un gioco molto godibile, in grado di far affezionare ancora di più i fan al personaggio di Chloe Price, e di regalare un bell’approfondimento del suo rapporto con Rachel Amber (oltre che di quest’ultima), facendoci comprendere maggiormente il suo stato d’animo in Life is Strange. E poi, è impossibile non sorridere vedendola tingersi per la prima volta di blu una ciocca di capelli.
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