Mi sono imbattuto in Veglie Artificiali nel migliore dei modi: per caso. Ero ad una fiera del fumetto e inizialmente mi hanno attratto le illustrazioni esposte in cornici attorno al volume, poi la copertina, ma a convincermi definitivamente all’acquisto è stata la citazione di Philip K. Dick presente in apertura:
“Lo strumento basilare per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Se potete controllare il significato delle parole, potete controllare le persone che devono usarle.”
È più forte di me, quando fiuto anche solo la possibilità di un certo tipo di fantascienza mi si offusca il cervello e improvvisamente mi ritrovo con il portafoglio più leggero.
Ma arriviamo al dunque: Veglie Artificiali è una raccolta di 7 racconti scritti da Maximiliano Sanvitale, i cui titoli sono accompagnati a mo’ di copertine individuali dalle illustrazioni di FAB. Le storie, come avrete intuito, sono tutte di stampo fantascientifico, spesso però impreziosite da ottime tinte horror e thriller, in cui l’autore non si fa problemi a scendere nei dettagli.
I temi trattati attraverso il genere sono molteplici, ma bene o male tutti i racconti sono legati tra loro da quelli riguardanti l’intelligenza artificiale e l’eventualità di rendere indistinguibili i confini tra reale e virtuale. Tematiche da sempre care alla fantascienza, dunque, che però non stancano mai grazie al loro immenso potenziale.
Sanvitale si dimostra a suo agio nel genere e lo sfrutta in maniera anche molto intelligente, senza peraltro risparmiarsi qualche strizzata d’occhio (volontaria o meno) ad altre opere. Ad esempio, sebbene poi prenda strade completamente differenti, “Spazio Interno” sulle prime mi ha ricordato molto il film Passengers.
Alcuni dei racconti mi sono piaciuti molto, altri non mi hanno lasciato nulla, di altri ancora magari non mi ha fatto impazzire il finale o lo sviluppo, ma nel complesso Veglie Artificiali si è rivelato una lettura piacevolissima per ogni buon appassionato di fantascienza. La storia più riuscita a parer mio è quella conclusiva, “Imagines ex Inferis“, su cui mi sono soffermato a ripensare anche qualche giorno dopo la lettura, davvero di bell’impatto. Ho trovato valida anche “Ricordati di dimenticare“, seguita da “Paradox“. Quella che ho apprezzato meno di tutte invece è la brevissima “Realtà“, che è un po’ anomala nel contesto del volume, ma soprattutto tratta il tema della realtà filtrata dai media in maniera poco originale.
Lo stile di Maximiliano Sanvitale mi piace. A parte una forma ineccepibile, è molto scorrevole, diretto, scrive dialoghi credibili, ma in particolare ha un’eccellente capacità descrittiva. In quanto alle illustrazioni di FAB. quella che fa da copertina al libro è perfetta, e le altre introducono tutte in maniera più o meno suggestiva ogni storia, fatta eccezione per quella di “Spazio Interno” che in confronto al resto sembra un disegnino fatto in fretta e furia.
Il volume, edito da More Nocturne Books, conta circa 120 pagine e si presenta in formato tascabile. A livello di realizzazione è piuttosto essenziale, ma fa il suo dovere: è bello solido, ottimamente rilegato, esente da difetti. Non passa inosservata la cura riposta nella creazione di questo libro, tanto da parte dell’autore quanto dell’editore.
Veglie Artificiali è una libera dedica d’amore alla fantascienza più cupa, che sarà in grado di intrattenervi con grande piacere e, perché no, magari darvi qualche spunto di riflessione su alcune tematiche. Davvero una bella scoperta.
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