Vampyr (PS4)

vampyr videogame ps4

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Londra, 1918. Lo stimato chirurgo Jonathan Reid, noto in particolare per le sue teorie sulla trasfusione del sangue, torna dal fronte e per ironia della sorte viene ucciso e trasformato in un vampiro. La città è devastata dall’epidemia di influenza spagnola, e il dottore si ritroverà costantemente diviso tra la sua missione di salvare vite umane e la voglia insaziabile di nutrirsi di sangue, cercando nel frattempo di far luce sul mistero del vampiro che gli ha donato l’immortalità.

Delle premesse senza dubbio affascinanti, vero? Eppure questo Vampyr mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Non ho mai nascosto la mia ammirazione per Dontnod Entertainment, che con Life is Strange secondo me ha dato vita ad un capolavoro nel genere delle avventure grafiche, ma qui non si tratta di aspettative troppo alte, è che oggettivamente ci sono troppe cose che non vanno. Prevedibilmente, una di queste non è la trama.

vampyr operazione

Il maggior punto di forza del gioco infatti risiede sicuramente nel suo comparto narrativo: il team di Dontnod ha creato un protagonista abbastanza complesso, in cui è facile immedesimarsi, affidandogli una storia principale interessante, che mette effettivamente voglia di scoprirne l’epilogo. La parte migliore però sono i dettagli che compongono il mondo di gioco. La mitologia sui vampiri viene reinterpretata in maniera efficace, presentandoci le diverse razze in cui si dividono, dandoci precise informazioni su di loro che mescolano scienza e soprannaturale, e abbattendo alcuni luoghi comuni che li accompagnano da sempre. Abbiamo inoltre a che fare con società segrete e fanatici cacciatori di vampiri.

L’atmosfera storica di inizio ‘900 funziona. Viene ben rappresentata la società dell’epoca, tra maschilismo, razzismo, omofobia e in generale la paura del diverso. Assistiamo all’affermazione delle verità scientifiche sulle credenze religiose e alla nascita di idee progressiste. Certo, non sarà tutto storicamente accuratissimo, ma ricordiamoci che in fondo è pur sempre un videogioco che parla di vampiri.

vampyr dialogo

Sono molto combattuto sui dialoghi invece, perché se è vero che da un lato ce ne sono di stupendi, dall’altro ce ne sono anche di molto noiosi, ma soprattutto sono troppi e di una lentezza snervante. Se Vampyr fosse un’avventura grafica questi aspetti non sarebbero percepiti come negativi, ma il problema è che c’è davvero tanto altro da fare, e in questo modo l’esperienza di gioco viene rallentata tantissimo. Non è neanche possibile ignorarli del tutto, perché importanti per progredire nelle missioni; è possibile saltarli, ma premendo l’apposito tasto non si manderà avanti (come di consueto) una singola frase bensì l’intera conversazione, una scelta che trovo sconsiderata. Purtroppo non è neanche l’unica.

Ci sono errori di game design che tirano inevitabilmente la qualità del titolo verso il basso, rovinando l’atmosfera generale. Si ha la costante sensazione di giocare qualcosa di arretrato, non in linea con quanto l’attuale generazione è in grado di offrire. Per farvi un esempio, potrete tranquillamente saccheggiare case e negozi davanti agli occhi dei loro proprietari senza che questi dicano nulla.

vampyr morso

Il gameplay è un interessante mix di azione, gioco di ruolo e investigazione che rende il titolo piuttosto unico nel panorama videoludico, ma spesso anche inutilmente articolato. Sulle prime non è facile prenderci confidenza, probabilmente ci vogliono almeno un paio d’ore di gioco per comprendere appieno tutte le meccaniche.

Dontnod anche stavolta pone molto l’accento sulle conseguenze delle proprie azioni, che tra l’altro indirizzeranno i giocatori verso 4 finali diversi. In Vampyr (dove anche la lettera ipsilon simboleggia il bivio, la scelta) possiamo decidere se lasciar vivere o “abbracciare” gli NPC: nutrendosi dei cittadini si ottiene una grossa iniezione di punti esperienza, al costo però di più o meno importanti ripercussioni sulla storia del gioco, ma soprattutto sul gameplay per via della meccanica che riguarda la salute dei quartieri.

Tra l’epidemia, il dilagare di malattie di ogni tipo e le creature che si aggirano di notte, infatti, Londra è ad un passo dal baratro, e il nostro intervento sarà decisivo per evitare il peggio. Distribuendo ogni notte medicinali nei quartieri della città ed evitando di uccidere figure chiave per la sopravvivenza dei cittadini, potremo mantenere la salute generale stabile, altrimenti, al di sotto della soglia critica, le strade verranno infestate molto più del normale da esseri ostili e le persone inizieranno a sparire misteriosamente, causando per noi la perdita di indizi utili per le indagini o la possibilità di affrontare missioni secondarie.

A proposito delle investigazioni, tutto ciò che ruota attorno allo sbloccare nuovi dialoghi e indizi funziona abbastanza bene, ed è molto bello l’effetto della “vista da vampiro“, che ci consente di focalizzarci sul sangue e scovare tracce presenti nell’ambiente o persino persone che stiamo cercando, di cui possiamo osservare battito cardiaco e stato di salute.

vampyr combattimento

Ma parliamo finalmente del combat system, vero tasto dolente del gioco. Sotto questo aspetto Vampyr imita lo stile dei Souls, ma purtroppo rimane lontano anni luce dalla soddisfazione che sono in grado di regalare i titoli di From Software. È tutto troppo legnoso e più si va avanti, meno si ha voglia di ingaggiare scontri, anche perché i nemici respawnano ogni volta negli stessi posti e allo stesso modo (a volte con qualche variazione), altra caratteristica che inserisco tra gli errori grossolani del titolo poiché alla lunga diventa inevitabilmente tediosa.

Come se non bastasse la telecamera è abbastanza frustrante da gestire e durante alcune azioni si fissa su inquadrature improbabili che disorientano e rendono l’azione poco chiara; c’è un target system, ma mentre nei combattimenti con un avversario singolo si rivela un aiuto prezioso, quando ce ne sono due o più (cosa molto frequente) tende ad essere solo d’impiccio.

Di base per combattere abbiamo a disposizione armi bianche a una o due mani e armi da fuoco dalle munizioni limitate. Queste sono potenziabili in diversi modi mediante materiale che è possibile reperire per strada, dai venditori o riciclando altri oggetti: se ne può aumentare il livello, la potenza, l’assorbimento di sangue e diminuire la quantità di stamina necessaria al loro utilizzo, in base a ciò che preferiamo.

Forse l’unico aspetto davvero divertente del sistema di combattimento risiede nelle abilità da vampiro di Jonathan (anch’esse potenziabili), che gli permettono ad esempio di sfoderare potenti artigli o lance di sangue, bloccare il flusso sanguigno dei nemici o far ribollire il sangue nelle loro vene fino a farli esplodere. Per utilizzarle si consuma un’apposita barra del sangue ripristinabile in più modi, tra cui stordire e mordere un avversario nel mezzo dello scontro. Qui però c’è un altro aspetto del gioco che mi ha infastidito: mentre ci nutriamo di un nemico, gli altri attenderanno pazientemente la fine del pasto senza attaccare, cosa che magari potevo accettare da Castlevania: Lords of Shadow 2 nel 2014, ma che ora ha un po’ del ridicolo.

vampyr ombre

Anche per quel che riguarda gli aspetti tecnici il titolo mostra il fianco, presentando sopra ogni cosa dei costanti cali di frame (almeno su PS4), seguiti da caricamenti di una certa lentezza, pop-up, glitch e piccoli bug. Ma se su questi volendo si può chiudere un occhio, lo stesso non si può dire dei salvataggi automatici: alle volte funzionano a dovere, altre costringono a dover ripercorrere lunghe aree inutilmente, con tutti i problemi di respawn di cui sopra.

Peccato anche per le animazioni facciali molto grezze, che cozzano con un colpo d’occhio complessivamente molto buono, seppur non entusiasmante. Sul piano artistico invece il gioco è molto valido, in particolare per il design dei personaggi e delle ambientazioni, la godibilissima colonna sonora e le cutscene disegnate.

Ottimo il doppiaggio in cui ovviamente predomina l’accento britannico, ma se non avete familiarità con l’inglese potrete avvalervi di sottotitoli in italiano molto ben fatti.

vampyr cimitero

Vampyr sulla carta aveva le potenzialità per essere un gioco eccezionale, ma manca un equilibrio tra le tante (forse troppe?) caratteristiche che lo compongono, e ciò che ne viene fuori è qualcosa di pesante e poco divertente, seppur in minima parte persino brillante.

La storia e l’atmosfera tuttavia sono oro per chi ama il tema dei vampiri, e dunque viene da chiedersi se Dontnod non farebbe meglio a concentrarsi solo su titoli prettamente narrativi, visto che anche nell’opera prima Remember Me gli elementi action erano quelli che brillavano di meno, mentre Life is Strange rappresenta ancora il punto più alto nella carriera dello studio.

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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