Disincanto

Tutti abbiamo atteso con più o meno impazienza l’arrivo su Netflix di Disincanto, la nuova serie fantasy di Matt Groening. Sui social ed internet in generale l’hype era arrivato talmente alle stelle che anche le persone solitamente meno informate ne erano giunte a conoscenza, ma finalmente dal 17 agosto siamo riusciti a placare la nostra curiosità.

La prima stagione della serie è costituita da 10 episodi della durata di 28 minuti circa ciascuno. I personaggi principali della storia sono la Principessa Tiabeanie (anche detta “Bean“), il demone Luci e l’elfo Elfo (eh sì, è proprio il suo nome), tre caratteri e razze diverse che si trovano ad affrontare avventure spesso più grandi di loro. Il vero fulcro della storia è il sangue di Elfo che dovrebbe essere in grado di far ottenere l’elisir di lunga vita, oggetto del desiderio del Re di Dreamland.

Disincanto ha un ritmo veloce fin da subito: ci catapulta nel mondo fantasy di Dreamland e presenta immediatamente le dinamiche base ed i personaggi essenziali attorno a cui ruoterà l’intera storia. Lo spettatore non si sente spiazzato da questo nuovo mondo e tutte le stranezze che avvengono nella serie sono ovvie e plausibili proprio grazie al contesto in cui avvengono (esattamente come per Futurama).

Credo che il modo migliore per analizzare la serie, considerando la fama dell’ideatore e l’hype creatosi, sia proprio quella di fare dei paragoni con I Simpson e Futurama (cosa che sarebbe comunque inevitabile).

Disincanto si allontana dalle dinamiche familiari a cui ci hanno abituato I Simpson: la famiglia c’è ma è un contorno, poiché in questo caso è costituita soprattutto dalle persone che scegliamo di avere vicine, tanto che i protagonisti in alcune occasioni rischieranno la vita per salvarsi, peraltro la seconda moglie del Re di Dreamland appartiene ad una razza differente. Questa nuova serie affronta varie tematiche come quella del lutto, dell’abbandono, della famiglia, del sacrificio e della scelta, senza mai dimenticarsi però dei momenti leggeri e comici (modalità molto simile a quella che vediamo in Futurama, seppur condensata in meno episodi e con meno volgarità sotto certi aspetti).

Disincanto cerca di seguire una storia nuova ed originale, quindi a differenza delle altre opere di Groening, che potevano esser visionate anche in modo saltuario senza il rischio di perdersi troppo della trama o della caratterizzazione dei personaggi, va seguita episodio per episodio. Ciò è un punto di forza ma anche una pecca: in altri tempi il tentativo sarebbe stato diversamente accolto ed apprezzato, ma in un’epoca in cui abbiamo altre serie animate validissime come Rick and Morty e BoJack Horseman la storia sembra essere sempre troppo “contenuta”: non abbastanza cinica, non abbastanza reale, non abbastanza…

Ovviamente come già è possibile notare dalle immagini ufficiali o il trailer, lo stile di disegno è quello che tutti ormai ben conosciamo, non presenta particolari innovazioni se non qualche volta nello stile degli sfondi, in maniera tale da assecondare l’aura fiabesca dell’ambientazione. Per questo motivo, spesso sarà facile trovare nei volti dei personaggi somiglianze con vecchie conoscenze di Simpson e Futurama.

Essenzialmente un “bene ma non benissimo”. Groening con Disincanto ha provato a fare qualcosa di nuovo e diverso, ma non riesce a stare sufficientemente al passo con altre serie dello stesso tipo. Indubbiamente si è superato cercando di produrre qualcosa di più profondo, con una trama migliore ed un maggiore impegno, ma qualcosa sfugge ancora. Non dimentichiamoci però che siamo solo alla prima stagione e quindi le cose potrebbero decisamente evolvere in futuro.