Quando ho letto dell’uscita di GRIP: Combat Racing per le console casalinghe, devo ammettere che è trasalito in me un moto di stupore e nostalgia. A cavallo tra anni ’90 e inizio 2000, infatti, sono stato tra quei fortunati gamers che hanno avuto la gioia e la fortuna di mettere le loro mani su quei fantastici videogiochi che erano i primi due Rollcage. Chiunque abbia giocato i titoli Psygnosis, coglierà senz’altro l’eredità che GRIP tenta di abbracciare, evidente sin dalle immagini promozionali e dalla copertina del gioco.
Per chi non conoscesse la serie madre e questa sorta di seguito spirituale, GRIP è un dinamico e folle gioco di corse arcade dove la particolare fisica a cui sono sottoposte le automobili rappresenta la parte cruciale dell’esperienza. Queste ultime, oltre ad essere dannatamente veloci e dotate di svariate tipologie di strumenti d’offesa, sono infatti capaci di percorrere lunghi tratti anche su pareti verticali o, addirittura, al contrario su soffitti di tunnel ed edifici.
Tutto ciò è reso possibile anche grazie al peculiare design delle auto che sono completamente simmetriche sull’asse orizzontale, rendendo indifferente il lato sul quale si poggiano. È pertanto possibile sbizzarrirsi nelle piroette più complesse immaginabili, senza alcuna paura di atterrare sul lato sbagliato del mezzo. Questa geniale idea, che quindi detta tutto il gameplay e il level design, è stata presa di peso proprio da Rollcage, titolo che aveva tra i suoi creatori anche Robert Baker, attuale developer di GRIP.
Rimarcare la forte connessione tra i due titoli non è solo un modo di celebrare un’innovativa (all’epoca) idea di gameplay, ma è anche constatare come in GRIP non troverete altro che una versione aggiornata e moderna di quell’intuizione. È un videogame che sa di già visto per chiunque abbia giocato quei titoli, ma non è assolutamente detto che tutto ciò sia un male, anzi. Oltre al mero fan service, infatti, c’è da ammettere che nell’ultima fatica di Caged Element tutto scorre perfettamente.
La produzione, finanziata in parte da una buona campagna Kickstarter, può infatti contare sul sempreverde ed efficientissimo Unreal Engine 4. L’implementazione di un così portentoso motore grafico ha dato infatti i suoi frutti in termini di qualità dell’immagine, profondità visiva e velocità. La maestria dei game designers ha inoltre contribuito a creare delle ambientazioni davvero ispirate e sufficientemente variegate. È davvero un piacere per gli occhi notare come, non solo i modelli più vicini al giocatore, ma anche gli oggetti più lontani e irraggiungibili, siano stati realizzati con molta cura. Non capita molto spesso di imbattersi in racing game arcade così ben sviluppati sotto il profilo tecnico.
Vista la buonissima infrastruttura grafica era lecito aspettarsi molto anche sul piano del gameplay e della fisica e, per fortuna, anche in questo caso non si rimane per niente delusi. Le automobili (se tali vogliamo considerarle) sono contraddistinte da movimenti convincenti e immediati e prendere confidenza con i raggi di sterzata e la loro potenza non è eccessivamente complesso. Visto il design dei livelli e la rapidità dei mezzi, è infatti anche alquanto semplice comprendere come attraversare percorsi verticali e inclinati.
A dire il vero, in più di qualche occasione, mi è sembrato che alcuni ostacoli collocati sul circuito (come rocce o porzioni di edifici) spezzassero troppo il dinamismo delle corse, soprattutto nei tracciati innevati. Niente di troppo fastidioso, per fortuna, ma si sarebbe forse potuta prestare più attenzione a questi dettagli, soprattutto in fase di testing. In ogni caso non si può che riscontrare una più che buona qualità generale dei circuiti (e delle arene), sia in termini di design che di varietà, per un totale di 22 tracciati disseminati su 4 pianeti diversi.
Ma Rollc-ehm-GRIP non sarebbe quel dinamicissimo gioco di corse che è senza le svariate armi utilizzabili durante le gare. Ci sono ben 9 diverse tipologie di armamenti con cui è possibile sia recare danno ai vostri avversari che donare bonus di velocità e robustezza al vostro veicolo. Anche in questo caso niente di nuovo sotto il sole, ma perlomeno tutto funziona intuitivamente e con immediatezza. Si possono equipaggiare due armi diverse e, a seconda del grilletto premuto, si sceglierà quale utilizzare tra le due.
Nella maggioranza dei casi lo scopo delle partite è quello di arrivare primi in corse che possono o meno comprendere gli armamenti. A queste si aggiungono gare in cui sarà cruciale accumulare punti tramite acrobazie e uccisioni e, in ultimo, vere e proprie arene dove scontrarsi coi nemici. La lunga campagna permette al giocatore di provare tutte le varie combinazioni possibili delle numerose (ma a volte simili) modalità. Purtroppo quest’ultima si configura solo come un’enorme lista di eventi a cui partecipare, senza inserire il gioco in un contesto più dettagliato.
GRIP è un gioco “freddo” in questo senso. Non ci sono personaggi selezionabili (caratteristica presente in Rollcage), filmati di presentazione dei pianeti e, più in generale, mancano quegli elementi che terrebbero alta l’attenzione e la voglia di giocare anche in quell’enorme sequela di gare. Pur essendo un gioco arcade, ha rinunciato alla possibilità di rendersi più interessante e coinvolgente. Con le dovute precauzioni nel roboante paragone, l’ultimo titolo pubblicato da Wired Productions avrebbe potuto essere un Super Mario Kart per adulti, se solo si fosse prestata più cura negli aspetti secondari dell’esperienza.
Non si può non ammettere che con GRIP, i ragazzi di Caged Element abbiano fatto, in generale, un ottimo lavoro. Se a quanto già descritto si aggiungono la possibilità di personalizzare le auto, la sfiziosa modalità Carkour, la grande potenzialità del comparto multiplayer che può ospitare fino a 10 giocatori e lo split screen (oh sì, finalmente un racing game con lo split screen) si può facilmente intuire come sia possibile investire davvero molte ore in questo gioco.
In estrema sintesi, GRIP: Combat Racing è un ottimo videogame e spicca soprattutto per il lavoro svolto sul comparto grafico e sul gameplay. Il numero di modalità presenti è, inoltre, più che adeguato per garantire diverse ore di sano divertimento. Purtroppo pecca sul piano della personalità, soprattutto per la sua estrema somiglianza a Rollcage e in parte anche per l’assenza totale di elementi di contorno. Sebbene non rientri nell’olimpo dei racing game da avere assolutamente, ne consiglio senza dubbio l’acquisto se si è fan dei capostipiti o se sarà oggetto di sconti.
Special thanks to Little Big PR
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.