Adattare in versione live-action un’opera che nasce su carta non è mai un’impresa facile. Netflix ci ha dimostrato in più occasioni quanto possano essere disastrosi i risultati quando non si scelgono le storie giuste o quando il materiale di partenza viene pesantemente riscritto. Se poi prendiamo come soggetto un manga, che gli occidentali raramente riescono a gestire quando si parla di adattamenti, e questo manga ha una struttura particolare come Alita di Yukito Kishiro, capite bene che le speranze per questo film non erano certo delle migliori.
Inoltre i timori erano accentuati dallo stallo di circa 20 anni in cui era rimasto il progetto, e personalmente l’unico mio barlume di speranza risiedeva nella possibilità che venisse trattato almeno come il film di Ghost in the Shell, che per quanto inferiore all’originale è assolutamente accettabile e, fortunatamente, non un’americanata come al solito.
Alita – Angelo della battaglia, diretto da Robert Rodriguez e prodotto da James Cameron, ricalca abbastanza fedelmente l’opera originale presentando modifiche alla trama solo quando è effettivamente necessario. Per forza di cose i tempi del racconto sono diversi e di conseguenza al film è stato anche dato un intreccio più “complesso” rispetto al manga: su carta gli archi narrativi sono trattati come “compartimenti stagni”, mentre qui vengono mescolati e riordinati in modo da non perdersi in scene non essenziali.
Il risultato è sorprendentemente positivo: non ci sono momenti morti, ma neanche una corsa all’impazzata verso il finale, un vero miracolo. A tal proposito, per il finale è stato scelto un evento diverso rispetto al manga, nel quale arriva prima, ma per la struttura narrativa probabilmente è stata la scelta migliore, perché così facendo si è andata a tagliare una parte successiva lasciata solo intendere. Francamente spero che non la recuperino in un eventuale sequel, ma vadano direttamente oltre, perché nel manga era di una pesantezza disarmante.
Come avrete già intuito dal voto ad inizio recensione, però, non è tutto oro quel che luccica. Il problema principale del film sono gli elementi secondari, che invece sono un vero punto di forza nell’opera originale: almeno nella prima parte, quella adattata qui, il manga non brillava certamente per la trama principale, quanto piuttosto per i singoli eventi, l’affascinante mondo creato da Kishiro e i modi in cui la protagonista reagiva alle varie situazioni e l’incontro con altri personaggi.
Tutto questo nel film è trattato con troppa superficialità e forse solo il personaggio del Dottor Ido, il “padre” di Alita, è rappresentato decentemente, mentre la protagonista risulta fin troppo bambinesca ed ingenua anche in frangenti dove dovrebbe dimostrare della maturità in più come nel manga. Ciò che mi ha indispettito sopra ogni cosa però è il modo in cui è stato trasposto il personaggio di Yugo, uno dei migliori dell’opera di Kishiro: nel film è “monco” dell’intera backstory che caratterizzava la sua psicologia ed i suoi comportamenti, pertanto la scena a parer mio più bella del manga, anche se rappresentata abbastanza bene a schermo, qui risulta svuotata di tutto il senso e il pathos dell’originale.
Tecnicamente il film è eccellente e stupiscono soprattutto effetti visivi, sia applicati alla rappresentazione dei personaggi che all’ambientazione. D’altronde Cameron, da Terminator 2 al più recente Avatar, ha sempre dimostrato una grande attenzione su questo aspetto. La regia di Rodriguez non spicca granché, limitandosi più che altro a riprodurre le scene del manga, ma non ci si può lamentare, così come della fotografia che a tratti può far apparire alcuni elementi come i corpi meccanici eccessivamente luminosi.
Se temevate che il manga di Yukito Kishiro venisse deturpato come accade in molti adattamenti moderni state tranquilli: Alita – Angelo della battaglia è una trasposizione fedele al limite del possibile, che purtroppo inciampa su un paio di cose che almeno io ritenevo fondamentali. Il film getta anche delle buone basi per dei sequel, che nel caso dovrebbero adattare tutta la parte di “Last Order”, e potenzialmente potrebbero venir fuori migliori di questo già discreto primo capitolo.
Andate al cinema senza preoccupazioni, troverete dell’ottimo intrattenimento sia se siete fan dell’opera originale che semplici appassionati della fantascienza in stile cyberpunk.
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