Dopo quasi 6 lunghi anni e un cambio di location per il team di sviluppo, dall’Ucraina a Malta, finalmente il terzo capitolo di Metro è tra noi. Vediamo se l’ultima opera di 4A Games è stata all’altezza delle aspettative.
Per chi non fosse a conoscenza della serie Metro, siamo davanti a uno dei migliori esempi di videogiochi tratti da libri. Lo scrittore russo Dmitry Glukhovsky, autore dei romanzi originali, coinvolto anche nello sviluppo dei giochi, non ha lasciato spazio a dubbi: Metro Exodus è il capitolo conclusivo e pone la parola fine a tutta la storia di Artyom (protagonista della serie) e a quella dei suoi compagni d’avventura, ponendosi quindi come epilogo sia per i giochi che per i libri. Ripercorrendo la storia della serie, Metro comincia nel 2033, dopo oltre 20 anni dalla fine della Terza Guerra Mondiale, che ha costretto i cittadini della città di Mosca a rifugiarsi nelle gallerie della metropolitana, per via di esplosioni nucleari che hanno trasformato la città in un cimitero radioattivo.
Oltre alla decimazione della popolazione, la guerra ha portato alla nascita di nuovi gruppi armati sotterranei, nostalgici di nazismo e comunismo, ma anche alla presenza di creature demoniache, violente e spietate. Metro Exodus comincia nel febbraio del 2035, dopo le avventure dei primi due giochi e vedrà il nostro Artyom lasciare Mosca assieme ai suoi compagni, in un grande viaggio, lungo un anno, a bordo dell’Aurora, il treno che consentirà ai nostri ranger di percorrere la famosa linea ferroviaria Transiberiana verso l’est della Russia.
Metro Exodus si presenta diverso dai predecessori, mantenendo la sua classica struttura a livelli, ma dando agli sviluppatori la possibilità di sfoggiare la propria creatività, grazie alla preponderante presenza di sezioni all’aperto e quindi fuori dalla Metro di Mosca dei primi due titoli. Il timore iniziale era quello di trovarsi davanti ad un gioco dalle tinte meno survival horror e con una ripetitiva struttura open world, ma potete stare tranquilli: quella tensione, quel brivido lungo la schiena quando si esplora è ancora lì, l’anima di Metro è rimasta intatta.
La struttura dei livelli è molto diversificata, ne abbiamo di più aperti, con mappe molto ampie e parecchie quest secondarie, ma anche di lineari e claustrofobici in stile Metro 2033. Gli sviluppatori hanno sfruttato in maniera intelligente i livelli più ampi: l’esplorazione e il completamento di determinati obiettivi secondari viene premiato con nuovo equipaggiamento, come può essere una torcia più potente, una maschera antigas più resistente e così via.
Fa capolino anche il nuovo sistema di crafting, molto più profondo e complesso rispetto al passato, con la possibilità di modificare, pulire e creare munizioni per le proprie armi a bordo dell’Aurora, mezzo sul quale si spostano i nostri protagonisti, che fungerà da hub centrale per il nostro equipaggiamento grazie al suo tavolo da lavoro avanzato.
Pur non avendo a disposizione un arsenale di armi enorme, ogni modifica cambia radicalmente l’aspetto, la funzione, il peso e l’efficacia dell’arma. Ad esempio potremo raddoppiare le bocche da fuoco del nostro fucile a corto raggio, permettendoci di sparare due colpi per volta, ma avremo un’arma più pesante, così come applicare un silenziatore potrà ridurre i danni inflitti fornendoci però il vantaggio tattico necessario. Dovremo quindi ogni volta scegliere accuratamente cosa portare con noi, in base all’approccio che avremo intenzione di utilizzare durante la missione.
Il crafting è possibile anche in movimento, grazie allo zaino, ma in maniera limitata rispetto a quello a bordo del treno (salvo trovare uno dei rari tavoli da lavoro sparsi in giro). Non potremo creare munizioni per le nostre armi principali, ma solo strumenti di fortuna come filtri per la maschera antigas, medikit o molotov artigianali.
Potremo pianificare ogni missione in base al nostro stile; optare per la notte può sorprendere i nemici umani che non ci vedranno arrivare, ma la presenza di un maggior numero di mostri rispetto al giorno potrebbe portarci ad una prematura morte. Da questo punto di vista è notevole il lavoro svolto dagli sviluppatori con il ciclo giorno-notte, una novità per la serie.
Il gunplay del gioco, come da tradizione, è pesante, realistico, fisico e spietato. Il peso delle armi sarà ben percepibile pad alla mano e dovremo prendercene cura: un’arma eccessivamente sporca rischia di incepparsi nel momento decisivo dei nostri scontri più intensi.
La varietà di nemici è maggiore rispetto al passato: tornano vecchie conoscenze come nosalis e demoni, ma non mancano nuove creature più grandi e minacciose. Ovviamente sono presenti anche fazioni umane che ci attaccheranno usando armi da fuoco, anche se, per quest’ultima tipologia di avversari abbiamo notato un’intelligenza artificiale poco reattiva, che tende a stazionare molto sullo stesso punto anziché cambiare copertura per proteggersi o aggirarci.
Discorso diverso invece per quanto riguarda le fasi stealth: i nemici saranno molto attenti ai nostri rumori, verranno a cercarci e sarà di fondamentale importanza non esporci troppo alla luce per non essere individuati. Il pattern d’attacco dei mostri è il classico della serie, con attacchi melee che infliggeranno danni consistenti al nostro protagonista, qualche variazione per i mostri acquatici che ci attaccheranno dalla distanza con veleni di vario genere. Ad aggiungere difficoltà agli scontri non mancheranno le zone radioattive, che richiederanno un’attenzione maggiore, al fine di non danneggiare la nostra maschera antigas e morire asfissiati.
Torna, come in Metro 2033 e Last Light, un sistema di moralità, che andrà ad influire sul finale di determinati livelli e sul finale dell’intero gioco. Uccidere il minor numero possibile di avversari umani (in favore dello stordimento) e salvare gli innocenti sarà di fondamentale importanza da questo punto di vista. Anche le missioni secondarie giocheranno un ruolo cruciale in ciò, con la possibilità di aiutare i membri dell’Aurora o abitanti del luogo.
Narrativamente parlando ci troviamo probabilmente al miglior esponente della serie, un’avventura che dall’inizio alla fine tiene incollati allo schermo e che farà scendere una lacrima ai fan più sfegatati durante l’epilogo. I due finali del gioco mi hanno soddisfatto pienamente: sono profondamente diversi, ma entrambi emotivamente molto forti. Non andrò nel dettaglio per evitare spoiler. Il tempo necessario per portare a termine una singola run dell’avventura può variare dalle 15 alle 35 ore, in base alla difficoltà e al tempo che vorremo dedicare agli elementi secondari, come missioni e ricerca di equipaggiamento migliore, necessario se si opta per un livello di sfida elevato. La longevità andrà moltiplicata per due se avremo intenzione di vedere entrambi i finali. Molto importante la cura riposta nell’atmosfera complessiva, con richiami multipli alla cultura russa, sovietica e zarista.
Metro Exodus sfoggia l’ultima versione del motore grafico e fisico 4A Engine, da sempre al servizio della serie Metro. Tecnicamente il gioco si presenta curatissimo, con una distanza visiva senza precedenti per la serie e tutta una serie di piccoli, ma fondamentali dettagli che supportano in maniera eccellente l’estremo realismo di gioco. La versione testata per la recensione è quella Xbox One X, la quale spinge il titolo 4A Games alla risoluzione di 3840×2160 a 30 solidi fotogrammi al secondo, con supporto HDR10. Oltre ad un aspetto meramente numerico, il gioco offre un’attenzione maniacale su effettistica e level design, non c’è riciclo di elementi, che siano texture o modelli 3D: ogni albero, roccia o abitazione è posizionato e studiato in maniera tale da avere senso nella costruzione dei livelli. Essendo più esteso dei precedenti non mancano bug di minore entità, nulla che comprometta la giocabilità fortunatamente. Gli sviluppatori già si sono espressi in merito, dicendo che è in arrivo una patch correttiva a riguardo.
Sul fronte audio ci sono alti e bassi. Non manca qualche problema di sincronia labiale durante i dialoghi, criticità che ho potuto constatare per quasi tutte le lingue tranne il russo, il doppiaggio originale del titolo (di ottima fattura), che infatti offre una sincronia perfetta tra voce e labiale dei personaggi parlanti. Il mio consiglio è di optare per il doppiaggio russo con sottotitoli in italiano, così da non incorrere in questa problematica, oltre ad aumentare l’immersività di gioco, essendo ambientato proprio in Russia. Talvolta ho notato un mixaggio di effetti sonori e voci un po’ sbilanciato verso i primi, che tendevano a coprire leggermente le seconde, nulla di grave e risolvibile tramite le impostazioni audio dedicate. Importante poi la presenza di musiche molto adatte all’atmosfera del titolo, con due o tre tracce decisamente memorabili per carico emotivo e trasporto.
Concludono il pacchetto audio gli effetti sonori, con versi dei mostri, rumori ambientali, esplosioni e sound delle armi davvero notevoli, i quali catapultano e fanno sentire il giocatore nel pieno dell’azione, anche grazie ad una implementazione ottimale del Dolby Atmos, con rumori di passi nemici e bossoli di proiettili che cadono a terra (restituendo il caratteristico rumore metallico sul pavimento). Fortemente consigliato l’utilizzo di impianti audio multicanale o cuffie.
Il lavoro svolto dagli sviluppatori ucraini di 4A Games con Metro Exodus ha portato ad un titolo di altissima qualità, non esente da difetti, ma pur sempre uno shooter puramente single-player e narrativamente ricco come non se ne vedevano da tempo, con un richiamo alle atmosfere di S.T.A.L.K.E.R. e dei Metro precedenti molto forte. Un gioco consigliatissimo sia ai fan che ai nuovi arrivati, ai quali potrebbe interessare recuperare le precedenti avventure nella metro moscovita tramite le riedizioni dei primi due titoli. Sbavature come un’IA umana non brillantissima e qualche bug di minore entità non minano eccessivamente l’opera magna di 4A Games, offrendo quindi l’epilogo perfetto per la storia di Artyom e soci, un titolo che fa partire con il piede giusto questo 2019 videoludico.
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