The Umbrella Academy – stagione 1

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Voto:

Di film e serie tv sui supereroi non ne abbiamo mai abbastanza, se poi escono dei prodotti come The Umbrella Academy non possiamo davvero farne a meno. La serie Netflix, tratta dall’omonimo fumetto scritto da Gerard Way (frontman dei My Chemical Romance) e disegnato da Gabriel Bá, ha ottenuto rapidamente un notevole successo, complice anche la precedente notorietà dell’opera originale. Lo showrunner Steve Blackman ha portato sullo schermo le dinamiche di una famiglia disfunzionale di eroi, come se ne sono viste tante, ma con quel quid in più che contraddistingue questo prodotto.

Le vicende iniziano esattamente il primo ottobre 1989 quando, alle 12:00 precise, 43 donne sparse in tutto il mondo mettono al mondo altrettanti bambini senza essere rimaste incinte nei 9 mesi precedenti. Un eccentrico miliardario, Sir Reginald Hargreeves, intuendo in loro qualcosa di straordinario riesce ad “adottarne” sette, con l’obiettivo di addestrarli a salvare il mondo: nasce così l’Umbrella Academy.

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Quasi 30 anni dopo ritroviamo i bambini ormai cresciuti e immersi nelle loro vite, nelle quali le gesta da veri supereroi sono un ricordo lontano, ma due di loro non ci sono più: Numero 5 è scomparso nel nulla e Numero 6 è morto giovane. I cinque superstiti si riuniscono di nuovo sotto lo stesso tetto a causa della morte del loro padre adottivo, avvenuta in circostanze misteriose. Sin dai primi momenti emerge tutto il rancore covato dai ragazzi per Sir Reginald e non mancano animate discussioni, ma ad un tratto accade qualcosa di impensabile: Numero 5 riappare, stranamente ancora con le sembianze di un tredicenne, raccontando di essere stato nel futuro ed aver visto l’apocalisse, che dovrebbe avvenire tra 8 giorni. Da qui iniziano le nuove avventure della famiglia Hargreeves: Numero 5 cercherà in tutti i modi di sventare la fine del mondo, con o senza l’aiuto dei suoi fratelli, e gli altri saranno costretti a discutere dei loro conti in sospeso, cercando nel mentre di far luce sulla morte del padre e ritrovandosi ad affrontare due tenaci sicari inviati da un’organizzazione segreta.

Al di là della classica trama da fumetto dove c’è un gruppo di supereroi che deve salvare il mondo, ciò che colpisce di più sono le dinamiche familiari molto sopra le righe che ci vengono mostrate con una naturalezza quasi disarmante. Non parliamo di normali modelli affettivi disfunzionali: oltre ad un padre adottivo rigido e dispotico affiancato da una madre dolce e affettuosa ma completamente ai suoi comandi, troviamo uno scimpanzé come maggiordomo, ma soprattutto sette fratelli con poteri speciali e caratteri molto differenti tra loro, che cercano di trovare la propria identità al di fuori dell’accademia. Tutto ciò ci viene spiegato attraverso un sapiente uso dei flashback, che a volte pongono più interrogativi di quanti ne dovrebbero risolvere, ma ci aiutano a capire di più la psicologia dei personaggi.

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Luther (Numero 1) e Diego (Numero 2)

Il forzuto Luther, interpretato da Tom Hopper (già noto per Merlin e Black Sails), è il Numero 1. In quanto tale ha sempre sentito sulle sue spalle la responsabilità del leader ed è l’unico che è rimasto più a lungo degli altri con il padre, perseguendo i valori supereroistici con i quali è stato cresciuto. Spedito poi sulla Luna a fare misteriose ricerche e costretto dunque ad un ulteriore isolamento, il poverino non è riuscito ad uscire dal ruolo che da bravo primogenito si era autoimposto, dovendo rinunciare così a completare la sua formazione personale. Queste sue mancanze emergono spesso nel corso della storia, sia con momenti esilaranti che con altri più tesi, riguardanti soprattutto il suo rapporto con il fratello Diego.

Diego è il Numero 2, infallibile nel lancio dei coltelli, e nei suoi panni troviamo David Castañeda. È il più irascibile dei fratelli, ma anche il più affettuoso e legato a dei sani valori familiari. Anche lui non ha dimenticato l’addestramento da supereroe ed è l’unico che combatte ancora il crimine, ma comportandosi da vigilante: stretto in una tuta di neoprene, se ne va in missione di notte con scarso rispetto per le leggi, spesso facendosi prendere un po’ troppo la mano. La riunione e il confronto con i fratelli lo porteranno ad una maturazione che resta coerente con il personaggio, infatti Diego credo che sia uno dei più riusciti da ogni punto di vista.

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Klaus (Numero 4) ed Allison (Numero 3)

Emmy Raver-Lampman interpreta Allison, la Numero 3. Dopo essere andata via dall’accademia è diventata un’attrice famosa, si è sposata ed ha avuto una bambina, ma il suo potere di imporre la propria volontà agli altri con la voce si è rivelato un’arma a doppio taglio, finendo per farla rimanere da sola. È un personaggio semplice, i suoi drammi e frustrazioni sono ben delineati ed espliciti, ma ciò non lo rende affatto piatto, anche se forse il suo senso di colpa a volte è troppo preponderante e potrebbe annoiare. Uno dei suoi punti di forza è il rapporto con alcuni dei suoi fratelli, Vanya e Luther in particolare.

Klaus, ovvero il Numero 4, è entrato a pieno diritto nella top 10 dei personaggi meglio riusciti di una serie supereroistica. Non solo per la fantastica interpretazione di Robert Sheehan (l’indimenticabile Nathan Young di Misfits), ma anche per le peculiarità che lo distinguono dagli altri fratelli. L’abilità di evocare i defunti e comunicare con loro gli riesce appieno solo quando è sobrio, evento raro. La sua dipendenza da ogni tipo di droga ha delle radici profonde, direttamente connesse con il suo potere, ed è in questa sua fragilità che risiede la sua vera essenza. Al di là delle movenze alla Jack Sparrow e delle scene esilaranti che lo coinvolgono, è un personaggio a 360 gradi, con un’evoluzione che coinvolge ogni aspetto, incluse le sue capacità sovrannaturali. Tutti i suoi pregi e difetti lo hanno fatto entrare nel cuore degli spettatori.

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Numero 5

Numero 5 è impersonato dal giovanissimo Aidan Gallagher. Ha l’incredibile potere di teletrasportarsi nello spazio e nel tempo, ma non avendo il pieno controllo sui viaggi temporali si ritrova bloccato in un futuro post-apocalittico per innumerevoli anni, completamente da solo. Questa solitudine lo segna profondamente ed anche quando riesce a tornare indietro e a ricongiungersi con i fratelli qualcosa dentro di lui si è rotto. La sua arroganza e l’ossessione verso l’apocalisse sono ciò che lo porta a tenere tutti lontano, nonostante gli altri vogliano aiutarlo a salvare il mondo. La sua corazza nel corso della narrazione si scioglie, così da farci vedere anche altri aspetti del suo carattere, come la sua spiccata intelligenza e il profondo affetto che nutre verso i suoi familiari.

Del Numero 6, Ben, sappiamo ben poco: è morto da adolescente in circostanze non ancora chiare e il suo potere consisteva nella fuoriuscita di mostruosi e devastanti tentacoli dal suo corpo.

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Vanya (Numero 7)

Ellen Page infine ricopre il ruolo di Vanya, la Numero 7. Si tratta dell’unica tra tutti i fratelli Haregreeves a non essere dotata di poteri. L’esclusione dalle questioni familiari lascia un trauma profondo in lei, che si ripercuote in ogni aspetto della sua vita. Vanya è taciturna, remissiva, vive ai margini dei migliori, è una violinista provetta ma non riesce a guadagnarsi un posto di spicco nell’orchestra. La sua autostima è inesistente. Il suo bisogno di sfogarsi la porta a scrivere un libro autobiografico in cui racconta tutti i retroscena della Umbrella Academy, inimicandosi quasi tutti i fratelli. L’unica che vuole davvero cercare di recuperare il rapporto con lei è Allison, ma solo per un suo senso di colpa. Vanya è un personaggio complesso e profondo e purtroppo in alcuni momenti della serie ciò non viene mostrato a dovere, ad ogni modo l’interpretazione di Page si è rivelata ottima per questa parte.

Il personaggio meno presente, ma comunque fondamentale, è Sir Reginald, interpretato da Colm Feore. Avvolto dal mistero, pieno di sorprese e risorse, il signor Hargreeves è il fulcro attorno a cui ruotano tutte le vite degli altri protagonisti. La sua morte è un enigma, come anche la sua vita, e il poco che ci viene mostrato non fa altro che aumentare la curiosità. Il suo modo di crescere i ragazzi li ha portati ad essere come sono, pieni di conflitti interni e rabbia inespressa, caratteristiche comuni a quasi tutti i supereroi, ma a differenza degli X-Men che trovano in Xavier il padre che non hanno mai avuto, i ragazzi della Umbrella Academy devono imparare a cavarsela da soli e a rimediare loro stessi agli errori commessi dal genitore. Tra l’altro questo è un aspetto importante da un punto di vista psicologico, perché ci fa capire che nonostante un passato disastroso c’è sempre un modo per uscirne migliori.

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I cattivi: Cha Cha ed Hazel

Nel complesso, soprattutto per i veterani del genere supereroistico, la trama potrebbe risultare scontata o prevedibile, ma ciò che spinge a divorare avidamente tutti gli episodi di Umbrella Academy sono più che altro gli intrighi e i misteri, che insinuano una voglia tremenda di saperne di più sui personaggi, le vicende e il mondo della serie. I segreti di famiglia, centellinati in ogni puntata con delle rivelazioni o dei flashback, coinvolgono gli spettatori nella ricerca della verità, inoltre si viene a creare un vero e proprio legame con i vari personaggi, tutti con caratteristiche che li rendono unici, e persino i cattivi hanno un loro perché.

I buoni villain si riconoscono dalla capacità di suscitare empatia, ed Hazel e Cha Cha, interpretati rispettivamente da Cameron Britton e Mary J. Blige, sono gli antagonisti che non ti aspetti. Mandati da un’organizzazione segreta ad uccidere Numero 5, devono poi scontrarsi con la famiglia al completo. I loro personaggi sono esilaranti e davvero ben riusciti: parte del grande successo della serie è dovuto anche a loro.

Un’altra delle caratteristiche che più mi ha colpito è l’ambientazione. Sin dall’inizio abbiamo una definizione temporale ben precisa (dettaglio non scontato), una sorta di 2019 alternativo in cui non c’è traccia della tecnologia moderna: niente smartphone, tablet, computer portatili… Curioso come di questo mondo mi abbia sorpreso più l’assenza di dispositivi contemporanei che l’esistenza dei supereroi.

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Trovo davvero difficile trovare difetti significativi in Umbrella Academy. Forse alcune situazioni un po’ ambigue o certe scene potevano essere rese in maniera migliore, oppure ci sono un po’ troppi interrogativi da sbrogliare (si spera) nelle prossime stagioni, ma insomma nulla su cui non si possa soprassedere. Ciò non toglie nulla alla stupenda resa generale, alle magnifiche scene di combattimento e agli effetti speciali che elevano questa serie ad un livello superiore rispetto ad altre dello stesso genere. Consiglio a tutti di vederla, il binge watching è d’obbligo.

Lizbeth Articoli
Come descrivermi? Sono una Wannabe, provo ad essere una: Youtuber, Scrittrice, Cuoca, Makeup Guru, Pasticcera, Cosplayer, e chi più ne ha più ne metta...

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