Ci sono giochi che servono a farci passare il tempo, altri che ci aiutano a migliorare le nostre capacità o apprendere qualcosa di nuovo e poi ci sono quelli che preferisco: quelli che ti guardano dentro, ti aiutano ad imparare qualcosa di nuovo su te stesso e ti rendono migliore. Drowning è uno di questi.
Creato da Polygonal Wolf e distribuito da Sometimes You, il gioco segue i passi di un giovane liceale che scopre di soffrire di depressione e impara a conviverci fino a guarirne. La formula di gameplay è tra le più semplici: un classico walking simulator durante il quale appaiono delle scritte che riproducono i pensieri del protagonista (con qualche errore di spelling che fa storcere non poco il naso anche ai non anglofoni). Il finale può variare a seconda delle scelte prese durante il cammino.
La grafica è apprezzabilissima per il tipo di gioco che ci si trova davanti: semplice ma dotata di un livello di dettaglio inaspettato e con l’unica pecca di avere animazioni a lungo andare ripetitive, non sempre fluide o ben renderizzate.
L’atmosfera varia a seconda delle scene, riflettendo in maniera chiara e angosciante la discesa nel baratro: i primi livelli, infatti, sono ariosi e colorati mentre i successivi vanno via via ad incupirsi fino a diventare un pozzo oscuro in cui il giocatore non può fare altro che prendere una direzione e sperare che tutto vada per il meglio. Tutto ciò, unito ad una spietata narrazione dell’evolversi della depressione nel protagonista, risulta a lungo andare opprimente e in alcuni casi difficile da gestire a livello emotivo.
Il comparto sonoro è semplice e complementare a quello visivo: le musiche di gioco sono piacevoli e rilassanti nei primi livelli quanto opprimenti e angoscianti negli ultimi. Il silenzio, inoltre, gioca una parte fondamentale nel creare la giusta atmosfera.
I comandi sono un po’ la nota dolente del titolo poiché, sebbene siano molto elementari (Joy-Con sinistro per il movimento e Joy-Con destro per la visuale), l’utilizzo del tasto B per la corsa impedisce di muovere la levetta destra per esplorare gli ambienti in libertà, obbligando il giocatore a muoversi come se giocasse a un vecchio platform anni ’80.
Tirando le somme, Drowning è un gioco complesso nella sua semplicità. Non punta a grafiche mozzafiato o a features innovative, andando dritto al cuore del giocatore e formando con lui un legame di forte empatia. Si potrebbe dire che il gioco sia quasi un rudimentale tentativo di psicoanalisi videoludica, concetto che potrebbe rivelarsi interessante e innovativo se ben sviluppato.
Special thanks to Sometimes You
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