Dopo lo splendido Vincent Van Gogh – La tristezza durerà per sempre, BeccoGiallo torna a puntare sul famoso pittore olandese con Vincent Van Love. Potrebbe sembrare eccessivo pubblicare due volumi diversi con lo stesso protagonista ad una distanza così ravvicinata, eppure questa casa editrice ci ha visto lungo, perché Ernesto Anderle non delude le aspettative riuscendo a narrare la vita di Van Gogh in un modo totalmente nuovo ed innovativo.
Tutto è nato dall’idea di prendere frasi, citazioni del pittore stesso o dei personaggi a lui vicini e stralci delle lettere tra lui e il fratello Theo accompagnandoli a un disegno. Un intento semplice, diretto ed efficace che si è espanso fino a creare una composizione organica, arrivando da qualche vignetta postata sui social al volumetto che ora stringo tra le mani.
La narrazione è estremamente fluida, quasi a voler riproporre lo stile di Van Gogh, ed anche se spesso le singole pagine trattano citazioni ed eventi diversi tra loro, tutto si unisce armoniosamente come quando un caro amico ci parla dei suoi ricordi. Non c’è per forza bisogno di impiegare tante pagine per esprimere un concetto o per narrare un evento e la sintesi è il vero dono di Anderle: coglie le parole giuste, quelle che davvero meritano di essere dette, e le adorna con illustrazioni semplici ed efficaci.
Per certi aspetti l’autore sembra un moderno Van Gogh (se posso permettermi di accostare le due figure) perché, anche se il tratto è sempre il suo, non c’è un unico stile all’interno di Vincent Van Love. A volte una pagina viene occupata da un’unica vignetta con una frase, altre volte si procede per più pagine, nelle quali si racconta la storia del protagonista usando monocromie che cambiano di volta in volta: ci sono momenti incentrati sul rosso tenue, altri sul violetto ed altri ancora sul verde. Il colore è un mezzo, deve esprimere qualcosa. Rimanere ingabbiati nel dover fare un fumetto in modo didattico sicuramente non è il modo migliore per narrare l’interiorità di Vincent.
Scusatemi se sembro caotica, ma davvero, c’è tanto sia a livello visivo che emotivo racchiuso all’interno di questo fumetto, e questa grande abbondanza viene trasposta nel modo di Vincent attraverso gli occhi di Ernesto Anderle. Leggere Vincent Van Love è come ascoltare una sinfonia classica: un insieme di tantissime note e strumenti che messi assieme creano qualcosa di bellissimo, forte ed ordinato.
Il tratto dell’autore è semplice, eppure totalmente incisivo ed espressivo, aggiungendo che nei momenti in cui ci mostra alcune tavole disegnate a matita si prende realmente coscienza dello studio che c’è dietro ogni figura rappresentata. Persino le didascalie, fatte a mano senza il contorno tipico del fumetto, restituiscono un ambiente più vero ed intimo.
Il vero protagonista del volume non è il pittore quanto la sua fragilità. È vero che viene rappresentata la sua interiorità quanto anche parti della sua storia (specialmente i rapporti umani), ma tutto si incentra effettivamente sulla sua fragilità. Così vediamo un uomo affamato di amore, idealista, debole, bisognoso della vicinanza della famiglia, un uomo solo con il sogno di un mondo dove gli artisti si aiutassero tra di loro, un povero uomo disposto a fare di tutto per non perdere un amico.
La sensazione che mi ha pervasa per tutta la lettura è stata quella di un’estrema dolcezza mista a malinconia. È quasi come se Anderle all’inizio di quest’avventura mi avesse affidato la cosa più delicata e più bella del mondo. Non si può leggere questo fumetto di fretta o nel caos, bisogna fermarsi, gustarsi i quadr-ehm, le pagine, e sentire le parole risuonare all’interno di noi.
Straconsiglio Vincent Van Love sia a tutti coloro che già conosco la figura di Van Gogh che a tutti i romantici o i curiosi. È una lettura che nasconde molto dietro alla sua facciata e riuscirà sicuramente a ricavarsi un posticino all’interno del vostro cuore.
Un ringraziamento speciale a BeccoGiallo
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