“Intendiamo risvegliare il Tyler Durden che alberga sotto la crosta di normalità autoimposta. Reagisci, dunque, stringi bene il culo e cambia il mondo, potresti essere tu la scintilla che accende tutto.”
Una serie di titoli scorre velocemente sullo schermo davanti ai nostri occhi, scandendo il ritmo dell’allenamento di un uomo a torso nudo che sembra trarre tutta la sua forza da questo climax di notizie angoscianti: tagli alla sanità e all’istruzione pubblica, riforma del diritto di sciopero, incentivi sulle pensioni private e disincentivi sull’aborto, privatizzazione dell’acqua…
Sfogliando le prime pagine di Grand Hotel Abisso, non si può non pensare che forse il futuro immaginato dalla fantascienza più distopica ha avuto origine proprio da questo tipo di violenza sui diritti del singolo e della collettività. Ma poi suona tutto troppo familiare, fino a realizzare che, fatta eccezione per i colori feroci e violenti che dipingono disturbanti scenari post-apocalittici, i titoli di quei notiziari non riportano notizie molto distanti da quelle passate dalle nostre televisioni.
Questo agghiacciante prologo non introduce una storia vera e propria: Grand Hotel Abisso si configura infatti più come una raccolta di sequenze che possono essere lette in maniera progressiva o anche singolarmente. Una serie di stanze da esplorare una dopo l’altra o da aprire in sequenza casuale.
Un (anti?)eroe mascherato decide di riportare la giustizia in una società corrotta dal neoliberalismo sfrenato, dalla mancanza d’informazione e dalla degenerazione dei mezzi di comunicazione. La violenza delle istituzioni è sfociata in una violenza molto più tangibile da entrambi i lati della barricata… ma veramente l’unica risposta alla brutalità è una brutalità più grande?
Dall’attentato al Parlamento da parte di un ignoto mascherato durante una manifestazione al rapimento di un pezzo grosso del governo incaricato di addolcire le pesanti riforme alla previdenza sociale, dalla storia di un salvataggio da parte dei vigili del fuoco che scansionano curriculum e biografie prima di salvare i superstiti di un incendio, a dubbie ONLUS che propongono corsi di sopravvivenza all’apocalisse. Tutte queste situazioni possono essere lette come tasselli di un inquietante mosaico a metà strada tra un futuro molto vicino e una realtà già presente nelle nostre vite.
Grand Hotel Abisso ci mostra scene, flash, dettagli; ci chiede di focalizzare la nostra attenzione su tutto quello sembra essere in secondo piano per poter comprendere il disegno generale; ci allena a dare importanza a tutto quel che viene detto tra le righe per riuscire a comprendere il messaggio nascosto, ma anche una verità fin troppo palese che tutti hanno paura di sfidare. Il messaggio dell’opera si fa opera stessa, è la ricerca di un metodo di lettura della realtà che ci consenta di analizzare i fatti e di non rimanere succubi delle circostanze imposte; il messaggio è una richiesta, urlata, di cambiamento, una speranza di rivoluzione.
“L’arte dovrebbe essere in grado di dimostrare la sua utilità, in grado di offrire consolazione all’ateo e speranza al rivoluzionario nella riserva.” L’arte dovrebbe essere in grado di trasformare il mondo, ci dicono Marcos Prior e David Rubín, e non è un concetto nuovo, ma i due autori spagnoli provano a inseguirlo facendo della modalità di lettura dell’opera uno strumento di riflessione che si va ad aggiungere agli espliciti contenuti politici del fumetto.
Sicuramente uno stile grafico accattivante aiuta molto questo scopo, raggiungendo anche quegli occhi che sarebbero rimasti in disparte. Lo stile di Rubín è decisamente d’impatto: tavole molto dinamiche si susseguono velocemente l’una dietro l’altra, aiutate in questo veloce andamento dal formato orizzontale del progetto, reso spettacolare anche grazie a questo tipo di composizione.
Un capitolo finale extra è poi completamente dedicato alla genesi dell’opera, in cui Prior e Rubín ci invitano ad assistere al processo di realizzazione di questo loro figlio “selvaggio” e, sperano, incontrollabile. La tecnologia e il suo rapporto con la comunicazione ha un grande peso sia come tema trattato sia come di mezzo creativo: i colori, saturi al massimo, intrecciati a collage di texture digitali, “remix” di elementi manuali e sfocature dinamiche delle matite, creano quell’atmosfera distopica necessaria all’ambientazione pre- (e anche post-) apocalittica di G.H.A.
Le citazioni e gli omaggi ai grandi del Fumetto sono tante, dalla composizione ultradinamica e significante di Frank Miller ai supereroi Marvel e DC, fino a King Kong e ovviamente al Guy Fawkes di “V for Vendetta”, e anche queste, con l’eccezione di quelle fin troppo palesi, richiedono un attento esercizio di osservazione e analisi del testo.
Quest’infuocata opera di critica sociale e politica rimane a tratti eccessivamente “complottista” e spesso fin troppo retorica, ma indubbiamente raggiunge lo scopo prefissato: smuovere gli animi attraverso l’arte. Girando l’ultima pagina quel che si prova è un gran desiderio di saperne di più, di essere più partecipativi in tutto quel che ci accade, di essere parte attiva della società e della nostra vita.
E tu? Quale sarà il tuo ruolo? Sarai tu la scintilla che cambierà tutto e accenderà la rivoluzione o ti limiterai a essere un osservatore degli eventi dall’altra parte dello schermo?
Un ringraziamento speciale a Tunué
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.