Avatarex: Destroyer of Darkness

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Il distruttore dell’oscurità, il prescelto, l’ultimo sopravvissuto di un’antica razza di uomini-dei il cui compito è quello di ristabilire l’ordine naturale eliminando ogni forma di malvagità; questo è il compito del nostro eroe. Cosa accade però se il suo risveglio avviene migliaia di anni prima del dovuto?

Dalla mente di Grant Morrison (Justice League of America, Arkham Asylum, X-Men, 18 Days) e la matita di Jeevan J. Kang nasce Avatarex: Destroyer of Darkness, pubblicato in Italia da ManFont. L’obiettivo che si pone quest’opera è quello di uscire dai canoni classici del fumetto supereroistico, svecchiando quello che è l’archetipo dell’eroe, compito per nulla semplice data la mole immensa di storie sui supereroi nel panorama mondiale, senza contare che solo Marvel e DC (per citare le più famose) da sole in quest’ambito hanno ricoperto molteplici generi letterari come l’horror, il fantasy o il giallo.

Dato per scontato che l’impresa sia riuscita, tocca vedere se il prodotto finale è all’altezza della concorrenza.

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Dopo una premessa apparentemente confusionaria, che comunque dopo qualche pagina diventa sempre più chiara, gli autori ci catapultano in modo abbastanza convincente in un mondo che non sarà familiare ai più, ma che lo diventerà tavola dopo tavola, mettendo subito in chiaro alcuni dei punti cardine attorno ai quali girerà l’albo. Il nostro eroe è Avatarex, uno degli ultimi rimasti di un’antica razza di guerrieri, paragonabili ai nostri dèi mitologici; il suo compito è quello di sterminare l’oscurità e portare alla salvezza il genere umano, altrimenti condannato alla distruzione. Dopo il suo risveglio il semidio dovrà entrare in contatto con un mortale, per stabilizzare il suo potere e per far sì che non lo perda: tutto ciò verrà spiegato da Shamballa, l’astronave “bozzolo” di Avatarex, che come un’intelligenza artificiale guiderà il nostro eroe nei suoi compiti. La nave ricoprirà anche l’importante ruolo di narratore per il lettore, oltre che per il protagonista, raccontando le origini di alcune “super armi” che un tempo venivano utilizzate dai simili di Avatarex, ma che ora sono un pericolo per il genere umano.

Da subito il mondo di Avatarex appare come un misto di fantasy e fantascienza: antichi dèi, armi mortali… ma la prospettiva cambia quando Shamballa atterra sul nostro pianeta e veniamo a contatto con la civiltà indiana moderna. Facciamo così la conoscenza di Vishnu, un uomo impeccabile, onesto lavoratore, fedele alla promessa sposa e amorevole con la famiglia; l’attenzione però si sposta subito su Varun, suo fratello, seduto al bar intento a bere più che ad assistere al matrimonio di Vishnu. Uno scontro iniziato molto lontano tra Avatarex e “Il vuoto dell’Idra” (il primo di una serie di macchine che hanno l’unico scopo di distruggere la razza umana) si sposta proprio verso quel matrimonio, ferendo in modo irrimediabile Vishnu, divenuto poco prima il mortale con il quale Avatarex avrebbe dovuto stabilire il contatto. Dopo questa disgrazia non resta che trovare qualcuno che possa ridare i poteri al semidio, ormai in fin di vita; la scelta ricade suo malgrado su Varun.

Dopo aver vinto contro il nemico, Avatarex e il suo compagno mortale capiscono di dipendere l’uno dall’altro, dando il via ad una serie di pagine piuttosto scontate e stereotipate dove verrà caratterizzato il loro rapporto. Questa scelta fa abbastanza storcere il naso, ma il fumetto riesce ad instillare una tale curiosità che in ogni caso si rimane incollati alla lettura.

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Superate le fasi di narrazione pura l’albo entra nel vivo dell’azione quando una delle fatidiche armi millenarie si risveglia nel corpo di una mortale. Questo scontro finirà proprio quando le vicende si faranno interessanti, il che è un ottimo modo per far venire l’acquolina in bocca al lettore.

La narrazione nel complesso risulta piuttosto chiara; anche se le prime pagine sono parecchio intricate, la prosecuzione della storia compensa molti dei vuoti riscontrabili, e più si va avanti meglio si inquadra lo scenario. Il tutto non viene però facilitato dalla traduzione, in alcuni casi forse un po’ forzata.

Le matite riescono ad accompagnare la lettura in maniera più che dignitosa, pur senza far gridare al miracolo. Alcune vignette sono leggermente confusionarie, ma per fortuna i colori alzano di molto il livello di qualità. Le tavole sono la cosa migliore dell’albo, con colorazioni ottime che rispecchiano perfettamente l’ambiente e la mitologia che lo circonda. Le splash-page sono perfette, scenografiche, piene di azione e messe esattamente nei punti giusti.

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Avatarex: Destroyer of Darkness nel complesso è un buon fumetto, ricco di azione e di ottimi disegni, che riesce ad attirare l’attenzione del lettore incuriosendolo ed intrattenendolo a dovere con qualche buon colpo di scena qua e là. La lettura è leggera e la storia scorrevole (anche se con qualche intoppo).

Consigliato a chi cerca un supereroe diverso dal solito, in un’ambientazione non mainstream. Sia ben chiaro, però, che il fumetto non è così rivoluzionario come sembrerebbe: chi naviga negli universi supereroistici più blasonati avrà a che fare con un modus operandi già conosciuto.

Un ringraziamento speciale a ManFont

Murdock Articoli
Appassionato di Fumetti e Videogiochi, perché esperto non sono e recensore fa subito radical chic.

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