Anacronismo s.m. – […] In senso fig., riferito a persone, opinioni, fatti, usanze in contrasto col loro tempo (Vocabolario Treccani).
Questo è il primo termine che mi viene in mente per A Plague Tale: Innocence. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, dato che confrontando l’avventura sviluppata da Asobo Studio con gli altri titoli doppia e tripla A usciti negli ultimi anni si leggerebbe una totale dicotomia. Ma l’anacronismo di A Plague Tale: Innocence è, per fortuna dei giocatori, puramente commerciale o di facciata, considerando che sul piano tecnico il titolo è ottimamente sviluppato, rifinito e pertanto attuale. Tra le cose che rendono questo gioco fuori dal tempo annovero l’assoluta assenza di online, loot boxes, DLC e qualsiasi trovata utile ad allungare il brodo (e a rimpinguare il portafoglio dello sviluppatore) il più possibile. Comprando A Plague Tale si ottiene ciò che si paga, né più né meno, come avveniva in passato.
La premessa si rivela necessaria al fine di inquadrare l’atipicità del titolo. Se siete ancora qui vuol dire che forse A Plague Tale: Innocence può fare davvero per voi e che l’idea di giocare qualcosa di così ideologicamente e volutamente sorpassato non vi disturba, anzi.
Gran parte dell’attenzione che Asobo Studio è stata in grado di proiettare sul proprio ultimo lavoro è dovuta ai magistrali trailer rilasciati prima del lancio. Fin dall’inizio è sembrato chiarissimo l’impegno profuso nel voler restituire un’ambientazione e una trama estremamente originali. A Plague Tale: Innocence racconta vicende a cavallo tra il realistico e il paranormale avvenute in Francia durante il basso Medioevo, in un periodo che ha messo estremamente a dura prova gli abitanti di quella regione, attanagliati dalle tremende conseguenze della Guerra dei cent’anni e dalle numerose epidemie di peste che tormentavano l’Europa.
Durante l’avventura si prenderà il controllo di Amicia, la giovane primogenita della nobile casata dei De Rune, e per tutto il gioco non si farà altro che aiutarla a “scortare” il piccolo fratellino Hugo, proteggendolo dalla temibile Inquisizione. Per ragioni a noi ignote, il grande inquisitore, vuole mettere le mani su Hugo, di gran lunga il personaggio meglio caratterizzato di tutto l’opera, il quale è affetto da un particolare morbo chiamato “Macula“.
A complicare la faccenda concorre l’assoluta estraneità dei due fratelli, i quali non hanno mai avuto un reale rapporto, se non di minima conoscenza. Hugo ha passato la propria breve vita rinchiuso nelle stanze della magione di famiglia, protetto dalla madre, visibilmente preoccupata per le condizioni di salute del pargolo. Amicia, invece, sembra aver avuto un rapporto ben più sviluppato col padre ed è stata volutamente tenuta lontana dal fratellino per evitare la contrazione della sua malattia. Ovviamente, la formazione di un vero e proprio legame tra i due rivestirà una parte cruciale nello sviluppo della trama (cosa, in realtà, non proprio innovativa nel mercato videoludico recente).
A Plague Tale: Innocence si apre in una maniera decisamente concitata. Appena dopo il primo tutorial, l’inquisizione fa capolino nella magione, rendendo orfani Amicia e Hugo. I due, pertanto, sono costretti a scappare e a cercare aiuto da vecchi amici di famiglia. Accanto alla sempre presente inquisizione, però, una ben più temibile minaccia si palesa di fronte al duo: la peste, identificata nei ratti che si muovono in inquietanti branchi di centinaia di unità.
Al di là della loro strabiliante resa estetica, i ratti sono praticamente imbattibili, dato il loro numero pressoché infinito. L’unico modo che si ha di affrontarli è quello di aggirarli, superarli grazie all’aiuto del fuoco e della luce, da cui sono mortalmente terrorizzati. Anche i soldati dell’inquisizione sono troppo forti per la debole Amicia, quindi potranno essere combattuti soltanto attraverso ingegnosi metodi che metteranno in risalto le abilità stealth della coprotagonista. I puzzle, però, sono tutti dannatamente semplici, e qui purtroppo si tocca uno dei problemi più grandi della produzione.
A Plague Tale: Innocence è un gioco che non offre alcuna sfida e mette il giocatore nella condizione di sapere smpre cosa fare, segnalando perfettamente le mosse da compiere per superare gli ostacoli. Peccato, soprattutto perché gli sviluppatori si sono impegnati moltissimo nel rendere le situazioni variegate e mai banali, sfruttando non solo le abilità alchemiche di Amicia, ma anche l’intervento di comprimari e la capacità di Hugo di raggiungere pertugi inaccessibili per gli adulti. Per quanto paradossale sia, infatti, pur essendo di una semplicità disarmante i puzzle non annoiano, grazie ad un’ottima diversificazione.
Ovviamente se siete alla ricerca di un’autentica sfida A Plague Tale: Innocence non fa assolutamente al caso vostro, visto che non è neanche possibile selezionare un livello di difficoltà più impegnativo. È un videogame che ama prendere per mano il videogiocatore per portarlo in ambientazioni incantevoli e vicende incredibili, ponendo delle finte difficoltà nel tragitto e delle sfiziose, ma a conti fatti inutili, armi per affrontarle (vedi il sistema di crafting). Badate bene che l’estrema semplicità di A Plague Tale non è un fattore da poco e, insieme all’assoluta assenza di contenuti o modalità extra e alla vetustà del gameplay, rappresenta il vero motivo per cui il lavoro di Asobo Studio non raggiunge l’eccellenza.
Il comparto artistico rappresenta, invece, la parte migliore di tutta l’offerta. Al di là del già citato ispiratissimo contesto di gioco, vanno tessute le lodi per la colonna sonora (magistrale opera dell’esperto Olivier Deriviere) e per il perfetto sistema di illuminazione. Purtroppo non me la sento di estendere il discorso a tutta la sezione grafica dato che le animazioni facciali di Amicia sono a dir poco deludenti. Gli altri personaggi (soprattutto Hugo) sono più che soddisfacenti nella resa delle loro emozioni, ma per qualche oscura ragione Amicia sembra quasi un robot senz’anima (a volte anche nel doppiaggio).
Alcune sezioni del gioco, però, sono sbalorditive sia per bellezza che per realizzazione ed ispirazione. Ogni qual volta i ratti saranno presenti sullo schermo, infatti, un brivido misto tra paura e ribrezzo vi correrà sulla schiena. Il “cattivo” del gioco è splendidamente modellato e, nonostante sia alquanto inquietante, è un vero piacere per gli occhi. Per chiudere il discorso sul comparto artistico, ci tengo a menzionare lo splendido Capitolo 5, protagonista di una delle sezioni più visivamente affascinanti che abbia mai visto in un videogame. Non voglio rovinarvi la sorpresa in alcun modo, ma sappiate che livelli come questi forse valgono da soli il prezzo del gioco.
Discorso simile va riservato alla trama. A Plague Tale: Innocence è sicuramente un gioco fortemente incentrato sulla storia che, seppur bella e raccontata con un ritmo a dir poco perfetto, non fa gridare al miracolo. La mia personale supposizione è che Asobo tenterà, in futuro, di rendere in qualche modo A Plague Tale una saga, non tanto per il finale che è senz’altro autoconclusivo, ma per le interessantissime basi che ha gettato con Innocence. In caso contrario non si spiegherebbe granché la presenza di un sottotitolo.
A Plague Tale: Innocence è un ottimo gioco, sviluppato magistralmente in quasi ogni suo aspetto. Asobo Studio ha mostrato cosa è in grado di fare, anche in assenza del supporto che, fino a questo momento, aveva avuto da grandi software house (Microsoft, Ubisoft e altri).
Un prodotto che va volutamente incontro ad una sola parte della community, che senz’altro l’adorerà per la sua attitudine old school. Scelte simili però non possono che spaccare la critica e, pertanto, chiunque sia alla ricerca di una sfida maggiore o di un prodotto più al passo coi tempi in termini di gameplay, farà bene a volgere il proprio sguardo altrove.
Un ringraziamento speciale ad Halifax Italia
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