Prendiamo un grande pentolone e buttiamoci dentro il gameplay FPS dei vecchi System Shock modernizzato quanto basta, una grafica cel-shading con dei dettagli puramente 2D, un fumetto sci-fi americano di inizio anni ’70, un sistema di loot e upgrade roguelike e la mappa stellare di Faster Than Light, diamo una vigorosa mescolata e gustiamoci Void Bastards, uno degli indie più particolari e divertenti dell’ultimo periodo.
Il gioco è sviluppato da Blue Manchu, lo studio di Jonathan Chey, cofondatore di Irrational Games che ai tempi diresse lo sviluppo di System Shock 2 e BioShock. Non a caso molte delle meccaniche e delle atmosfere prendono ispirazione proprio da quei titoli, cosa che in tempi recenti ha fatto anche Arkane con Prey, ma con uno stile completamente diverso. Qui si torna ancora di più alle origini, riuscendo per fortuna ad abbattere quel gap generazionale che ci si potrebbe aspettare guardando solo un trailer.
All’avvio, nel bellissimo menù principale potremo modificare le opzioni grafiche (anche se non serviranno a molto essendo un gioco molto leggero), oppure avviare subito una nuova partita. Ci sono vari livelli di difficoltà che vanno da Very Easy a Hard Bastard, con la possibilità di attivare anche delle regole speciali una volta completato il gioco la prima volta, creando così challenge run diverse che serviranno anche per sbloccare alcuni achievement.
La prima partita a difficoltà normale può durare indicativamente dalle 8 alle 10 ore, ma si tratta solo dell’inizio per un gioco del genere che punta al completismo e alle sfide più particolari. È presente anche una lieve componente narrativa caratterizzata da uno stile sopra le righe (la comicità è molto anni ’70), che servirà per lo più a dare un contesto ed uno scopo alle nostre azioni. Non mancheranno, però, momenti davvero divertenti, dovuti soprattutto a parti rappresentate con vignette da fumetto semoventi.
L’incipit è molto semplice: la Void Ark, gigantesca nave prigione intergalattica, ospita al suo interno miliardi di detenuti in forma “liofilizzata”, reidratandone uno alla volta per mandarli a raccogliere risorse in un cimitero di astronavi. Questi soggetti vengono mossi anche dalla promessa di trovare componenti per stamparsi una nuova ID Card, che permetterebbe loro di reintegrarsi nella società, ma ovviamente non sarà tutto così semplice ed immediato.
Partendo dalla Void Ark, la mappa stellare consente di muoverci in tutte le direzioni, ma solo seguendo i percorsi che portano ad altre navi da saccheggiare e senza alcuna possibilità di tornare indietro, mettendoci quindi di fronte alla scelta di una strada precisa per arrivare all’obiettivo. Ogni elemento che popolerà la mappa stellare sarà generato randomicamente, ma dietro a tutto c’è comunque uno schema studiato per facilitare il compito al giocatore: ad esempio, un’astronave medica all’interno avrà loot, nemici bonus, malus e una disposizione delle stanze data dal RNG, ma sicuramente dentro ci sarà un terminale per ricaricare la vita.
Ogni viaggio verso una nuova zona ci ricaricherà un po’ la vita, costandoci al contempo un’unità di carburante ed una di cibo, entrambe risorse reperibili nelle varie navi. In caso ci ritrovassimo senza una delle due, potremo comunque proseguire il viaggio, ma con dei malus non indifferenti. Nel momento in cui decideremo di agganciarci ad una navetta ed abbordarla, dovremo scegliere tra varie armi, gadget primari e secondari, tutti fabbricabili e potenziabili con i componenti dei loot o creati sul banco da lavoro con i materiali raccolti durante le scorrerie. Il viaggio da raccoglitori però sarà complicato a causa di una vasta gamma di nemici e proprie versioni potenziate che appariranno man mano che si scenderà di profondità nello spazio; lo stesso accadrà con la sicurezza della nave, che presenterà telecamere, torrette e robot sempre più cattivi.
In caso di morte, il computer della Void Ark sceglierà un nuovo “cliente” con cui continuare la ricerca, dotandolo di bonus e malus genetici randomici, dai più seri (ricarica rapida, consumo di ossigeno più veloce) ai più spassosi (visione in bianco e nero, bassa statura), manipolabili mediante l’uso di stanze genetiche presenti su determinate navi, oppure imbattendosi in un “gene twister“, uno dei tanti incontri casuali possibili sulla mappa.
Void Bastards è un indie veramente ben fatto, divertente, con uno stile grafico bellissimo, in grado di offrire ore ed ore di intrattenimento. A pochi giorni dal lancio, inoltre, sono già uscite delle patch, che sistemano bug e bilanciamento e aggiungono la possibilità di fare una challenge run solo con un cucchiaio/forchetta chiamato Foon (da fork+spoon).
Se il costo vi sembra un pelino alto magari aspettate gli imminenti sconti di Steam, ma supportate questi sviluppatori. Un prodotto indipendente del genere è sempre un piacere da scoprire.
Special thanks to Humble Bundle
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.