Le figlie di Salem

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“Se ci fosse un rogo, i nostri libri ci finirebbero dentro”. Diabolo Edizioni mette subito bene in chiaro il suo manifesto: le storie “inattese, anticonformiste, talvolta scomode, capaci sempre di lasciare un segno in chi legge” della piccola casa editrice torinese dimostrano che a volte le cose davvero belle, preziose, vanno inseguite e cercate, e che non si trovano in primo piano in tutte le vetrine. Diabolo propone pochi titoli l’anno, ma tutti con una storia eccellente da raccontare e curati in ogni dettaglio, e il risultato dell’attenzione che gli viene dedicata è più che tangibile.

Le figlie di Salem” di Thomas Gilbert è un volume amato e sentito dall’inizio alla fine, dall’attenzione riposta nella creazione dei personaggi al lettering, dalla sceneggiatura che a poco a poco si fa sempre più travolgente alla rilegatura e alla copertina cartonata che impreziosiscono il volume.

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Gilbert ci porta a Salem Village nell’anno 1692, poco prima dell’inizio della serie di eventi che ha reso quella frazione di Salem infelicemente famosa per tutti i secoli a venire, tenendo fede al suo proposito – già espresso in altre opere come “La saggezza delle pietre“, sempre Diabolo Edizioni, o in “Velenose“, Edizioni BD – di dare voce a quell’universo femminile spesso ignorato dal mondo quasi esclusivamente maschile del fumetto.

Per chi non conosce i rovinosi eventi che hanno avuto luogo a Salem sul finire del XVII secolo, mi limiterò a un telegrafico ma indispensabile quadro di poche righe, per quanto la gravità degli eventi e le ripercussioni che hanno avuto sul ruolo della donna nei secoli a venire meriterebbero un’intera bibliografia di approfondimenti.

Le condizioni decisamente ostiche del Nuovo Mondo – tra conflitti con le popolazioni native, guerre intestine per affermare le autorità governative e per stabilire confini e poteri, carestie, epidemie e inverni gelidi difficili da affrontare – provocarono un forte malessere nei coloni e un conseguente tracollo del potere della Chiesa sui fedeli. Questo malcontento provocò, come in ogni situazione di sofferenza collettiva, una condizione di panico diffuso, e la piccola comunità di Salem, suggestionata dal mostruoso immaginario che accompagna la religione quando intacca un terreno coltivato a ignoranza e superstizione, reagì cercando di eliminare gli elementi di disturbo della comunità (donne che per l’epoca erano relativamente indipendenti, persone con difficoltà e handicap, elementi che si opponevano alla morale puritana) interpretando queste “dissonanze” come evidenza della presenza del maligno nel villaggio. La suggestione ha fatto il resto. In meno di un anno, oltre 200 persone vennero accusate di stregoneria, 150 finirono dietro le sbarre, 19 vennero impiccate.

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Questa premessa è fondamentale per comprendere gli eventi narrati da Gilbert, che dona nuova vita ai protagonisti di queste inquietanti vicende e finalmente voce alle vittime dei processi. Abigail, Betty, Sarah, Tituba, hanno veramente calcato le polverose strade di Salem e ora hanno la possibilità di diventare ciò che in vita gli è stato proibito di essere: narratrici della loro vita.

Abigail e Betty sono due adolescenti come tante altre, ma l’etica puritana impone molte rigide norme di comportamento, soprattutto alle ragazze in età da marito. Il loro universo è piccolo, basta poco più di una stanza per contenerlo tutto: escono di casa lo stretto indispensabile, camminano a testa bassa, non rispondono agli sguardi degli uomini – sguardi dei quali loro stesse sono colpevoli, anche quando non provocati – non ridono, non scherzano, né tantomeno ballano. Ma al mondo esterno è difficile resistere, soprattutto se l’estate è alle porte e la foresta è così piena di profumi, colori e incontri fuori dal comune. Tutto è iniziato, ci racconta Abigail, il giorno in cui nel bosco incontra Mikweh, un indiano di una tribù vicina al villaggio. I due fanno una silenziosa e tenera amicizia, che si estende anche a Betty e Tituba, schiava caraibica della famiglia di Betty.

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Nel frattempo nel villaggio la fame e la miseria cominciano a farsi sentire e a scatenare le prime reazioni contro gli elementi considerati disturbanti per la quiete del villaggio: in un’escalation di malcontento e di ferocia, si creano delle ronde notturne di uomini addetti a controllare che il maligno non agisca quando tutti dormono; la tensione si alza alla comparsa di “cattivi presagi” come la nascita di un agnellino a due teste; la colpa viene data agli individui non perfettamente integrati nel sistema di valori della comunità e incapaci di difendersi, come la giovane Bridget e sua madre, proprietarie dell’unica locanda di Salem e brutalmente uccise dalla ferocia della massa spaventata.

In quest’atmosfera di sospetto e inquietudine, le accuse di stregoneria si moltiplicano in maniera esponenziale, “vicino contro vicino, parente contro parente”, e le incursioni di Abigail e Betty nel bosco non potevano non essere notate: le due ragazze vengono viste ballare con Mikweh, e il reverendo Parris, padre di Betty, scoperto da Abigail impegnato in azioni decisamente poco ortodosse in chiesa, coglie al balzo l’occasione per aggiungere il nome di Abigail alla lista di persone in attesa di giudizio con l’accusa di stregoneria.

Il resto, è Storia. Ma la Storia può essere raccontata in un’infinità di modi diversi, e la lettura che ci propone Gilbert è lucida ma anche indiscutibilmente intimista, sicuramente fuori dal comune, viste le fonti a disposizione cui attingere, che sono principalmente gli atti processuali delle stragi di quel periodo.

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Notevole è la capacità dell’autore di far muovere le protagoniste all’interno del loro piccolo mondo: da uomo, riesce a parlare con eccezionale candore e delicatezza dell’iniziale ingenuità delle due amiche, vissute sotto una campana di vetro e con poca esperienza del mondo esterno, ma allo stesso tempo riesce a restituire al lettore la percezione che di loro hanno gli uomini del villaggio. In quanto giovani rappresentanti della categoria femminile, sono considerate alla stregua di animali da cortile, tanto che la bella Bridget della locanda viene uccisa esattamente come viene ucciso il suo cane.

La maestria di Gilbert nello stravolgere nell’arco di una vignetta il punto di vista e la percezione che si ha di un personaggio è notevole anche dove affronta la presenza degli indiani: Mikweh viene dapprima visto come un animale selvatico, diffidente e dalle movenze ferine, per poi prendere le sembianze di un uomo davanti a un’Abigail che comincia a vederlo come un essere senziente fino a innamorarsene. Ma lo stesso indiano è anche una creatura mostruosa, deforme e demoniaca agli occhi degli altri abitanti del villaggio e, peggio, Mikweh è indistinguibile da tutti gli altri indiani, perché tutti ugualmente mostruosi e crudeli.

Il segno grafico si fa veicolo di significato anche nel rapporto tra uomo e natura: laddove gli uomini sono sempre ostili, deformi, minacciosi o grotteschi, la natura – cui fanno parte anche gli indiani e le donne che scelgono di non schierarsi dalla parte del potere e degli uomini – è sempre elegante e accogliente, capace di dare asilo a tutte le creature in grado di amare e soprattutto alla comunità di “sorelle” reiette, rifiutate dall’ordine del villaggio. La gentilezza della natura è capace di accogliere e restituire dignità anche alla morte più atroce.

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Il messaggio che passa più prepotentemente in quest’opera, nonostante il silenzio, l’oblio, le distorsioni che il tempo genera sulla Storia, è la verità delle donne. “La verità di una donna non ha peso in quest’assemblea di uomini” dice Abigail in sede di processo, nel momento in cui denuncia il reverendo Parris e lo accusa di aver mentito e sacrificato la vita di decine di innocenti per coprire una sua colpa. Ed è qui che subentra l’ignoranza che genera la paura, “il sonno della ragione” che genera gli stessi mostri con cui ci ritroviamo a combattere oggi.

Le figlie di Salem” è un’opera femminista, ma è anche un’opera che sta dalla parte di tutte le minoranze, che invita all’analisi e all’attenzione nel giudizio.

“È un libro Diabolo perché: mette a nudo il legame tra potere e ignoranza affrontando senza alibi i nostri demoni. Una storia che brucia e che, ci auguriamo, lascerà un segno in chi la legge.”

Un segno, sicuramente, l’ha lasciato.

Un ringraziamento speciale a Diabolo Edizioni

🎵 Non c’è niente di meglio che leggere un bel libro accompagnati da buona musica! Ho selezionato per voi 5 brani per creare la giusta atmosfera durante la lettura de “Le figlie di Salem“.

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Appassionata di arte, illustrazione e letteratura, si è lasciata trasportare nel meraviglioso mondo del fumetto... e ora non può più farne a meno! * arte * fumetto * illustrazione * letteratura * GdR

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