Nanowar – I custodi dell’acciaio inox

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Seguo i Nanowar da quando non avevano “of Steel” nel nome e i lettori mp3 andavano ancora forte, tanto tempo insomma. Ho assistito alla loro trasformazione da semplice parodia dell’heavy metal classico a band con un’identità propria capace di imporsi nella scena del metal demenziale (all’epoca lasciata un po’ all’abbandono), fino alla consacrazione nel 2012 con la hit Giorgio Mastrota (The keeper of inox steel). Chi avrebbe mai immaginato che la canzone su un affabile televenditore potesse riscuotere tanto successo da trascendere il proprio medium?

È così che mi ritrovo tra le mani Nanowar – I custodi dell’acciaio inox, possente raccolta Magic Press di tutti i 3 volumi a fumetti che narrano le gesta eroiche del pollicione nazionale, più un capitolo inedito. Tra pochissimo vi spiegherò come questa lettura sia riuscita a farmi ridere tanto da dimenticare la tabellina del 3, ma prima, sigla!

Per cominciare, so bene che la faccenda del pollicione potrebbe avervi lasciato un attimo confusi: la risposta è nel profilo Instagram di Giorgio Mastrota, ma sappiate che guardandolo la vostra confusione potrebbe aumentare ulteriormente. Diciamo che questo rappresenta un po’ un aspetto fondamentale del fumetto: nel suo traboccare di citazioni ed easter egg finisce inevitabilmente per rivolgersi ad un tipo di pubblico molto preciso, lasciando gli altri abbastanza spaesati. E di che pubblico parliamo? Praticamente quello dei Nanowar, che conosce loro, le loro canzoni e tendenzialmente è metallaro, un po’ nerd, assiduo frequentatore del web e amante dei fenomeni trash. Se ad esempio nomi come Richard Benson, Christian Ice, Piccolo Lucio, Maurizio Merluzzo e Alex l’Ariete non vi dicono nulla, molto probabilmente siete fuori target. In caso contrario prendetelo senza pensarci due volte, vi divertirete come pazzi.

La storia è ambientata a Phonopolis, la capitale mondiale della musica, città creata per abbattere i pregiudizi tra i generi musicali, pur senza cancellarne le differenze, e per permettere ad ognuno di inseguire il suo sogno. Purtroppo in un posto del genere tutti ambiscono a diventare artisti famosi, ma in pochissimi ci riescono davvero, quindi Phonopolis in realtà è una capitale dei sogni infranti, cosa che porta a disordini e accentua i pregiudizi, anziché abbatterli. La delusione tocca anche Giorgio, che si reca nella città per provare a dare una svolta alla propria carriera, magari diventando un cantante, invece si ritrova ancora a fare il televenditore. Tutto però cambia quando entra in possesso di una padella speciale, che gli dona il potere di trasformarsi nel forzuto Mastrothard (una sorta di He-Man in versione Mondial Casa), affiancandogli inoltre ben cinque geni come mentori: i vanagloriosi Nanowar of Steel.

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I custodi dell’acciaio inox è un delirio totale, trascina il lettore in un impetuoso vortice di situazioni esilaranti, citazioni, azione, (poche ma grosse) tette, sangue, mozzarelle ed elettrodomestici. Al termine della lettura ci si ritrova per forza di cose storditi, ubriachi di idiozie, per la maggiore in senso positivo perché si ride parecchio, ma un po’ anche negativamente, perché in mezzo a tutto questo non è sempre facile seguire la trama e in alcune occasioni occorre tornare indietro per provare a comprendere meglio le dinamiche della vicenda. Ad ogni modo Roberto Cirincione ha svolto un buon lavoro sulla sceneggiatura, ci sono trovate davvero brillanti e ho adorato la trasformazione di quelli che inizialmente sembrano solo easter egg in veri personaggi funzionali alla trama, uno fra tutti Richard Benson, ora più che mai alle prese con i nani.

I disegni sono semplicemente perfetti per la storia e l’atmosfera del fumetto, d’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che sono ad opera di Carlo A. Fiaschi aka Potowotominimak, il cantante stesso dei Nanowar, affiancato da Carlo Lauro. Lo stile si rifà più o meno a quello adottato per le copertine di alcuni album della band, un po’ caricaturale, dai tratti ben definiti e in questo caso con alcune caratteristiche derivate dai manga.

Completa il volume un’interessante introduzione sempre firmata da Fiaschi, che con fare ironico riassume la storia dei Nanowar of Steel e spiega com’è nato il fumetto.

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Per il pubblico giusto, questo fumetto è acciaio 18/10 puro. Da nessun’altra parte troverete una jam session così spassosa e ben eseguita di heavy metal, cultura pop e trash, rappresentata con ottimi disegni e racchiusa in un volume semirigido comodo e resistente come i materassi del nostro televenditore preferito. Tra l’altro Magic Press ha avuto la fantastica idea di rendere in rilievo le nocche di Giorgio Mastrò che si vedono in copertina.

Nanowar – I custodi dell’acciaio inox però ci lascia con un finale aperto: prima o poi avremo nuove avventure di Mastrota su carta? Forse, ammesso che ai Nanowar of Steel rimanga del tempo vista la fama che stanno raggiungendo in questi giorni con il loro Norwegian Reggaeton.

Un ringraziamento speciale a Magic Press

Per finire, un extra: Giorgio Mastrota sul palco con i Nanowar

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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