Kill la Kill è uno degli anime più memorabili degli ultimi cinque anni: estremo, fuori dagli schemi e violento, sono gli aggettivi che descrivono perfettamente l’opera di Studio Trigger. Le vicende si svolgono principalmente all’interno dell’Istituto Honnōji, dove la gerarchia studentesca è ordinata in base al tipo di ultra uniforme indossata, che può avere una classificazione da zero a tre stelle.
Si tratta di speciali divise scolastiche che donano immensi poteri di combattimento a chi le indossa, ma non tutti possono averne una. Il possesso di un’ultra uniforme dipende dalle Elezioni Naturali, evento indetto dal consiglio studentesco, presieduto da Satsuki Kiryuin che tiene saldamente le redini di questo sistema piramidale autoritario. Presto si giungerà ad uno stravolgimento di questo sistema, con l’arrivo nell’Istituto di Ryuko Matoi, la nostra protagonista.
Kill la Kill – IF, come suggerisce il titolo, presenta una trama alternativa rispetto a quella dell’anime. Nello specifico, il gioco sviluppato da A+ Games, sotto la supervisione di Studio Trigger e Arc System Works, effettua dei cambiamenti agli eventi originali partendo dall’ottavo episodio dell’opera animata, creando una storia diversa, ma non per questo meno epica, ispirata e folle. Questo lavoro è stato svolto con grande attenzione dallo sceneggiatore dell’anime, Kazuki Nakashima, già responsabile della serie Gurren Lagann ed altre opere oltre a Kill la Kill.
La story mode quindi si presenta come uno degli elementi principali del gioco, il quale potrà essere affrontato in una prima run nei panni di Satsuki e in un successivo momento in quelli di Ryuko, così da restituire una visione completa degli avvenimenti da entrambi i punti di vista. Non andrò nel dettaglio per evitare spoiler, ma lo script creato appositamente per il gioco mi è sembrato estremamente valido e coerente. Il titolo dispone anche di altre modalità oltre alla storia: troviamo lo scontro libero, la classica modalità sopravvivenza, l’allenamento/tutorial per provare le tecniche più avanzate in piena libertà, la modalità online e infine il glossario con descrizioni, filmati e dettagli minuziosi per i fan più accaniti.
La supervisione di Arc System Works è palpabile, i combattimenti si svolgono in vere e proprie arene su tre dimensioni, ma con caratteristiche e complessità di un picchiaduro bidimensionale, come combo di tecniche ed altri elementi. È un ibrido che personalmente ho apprezzato molto, poiché restituisce perfettamente il feeling fuori dagli schemi tipico della serie. Anche se a primo impatto il combat system potrebbe dare l’impressione di essere semplice, in realtà nasconde tutta una serie di insidie e tecniche che richiedono un buon allenamento per essere padroneggiate a dovere, e ciò farà sicuramente felici gli appassionati del genere. Non mancano quindi mosse speciali caratteristiche dell’opera originale, ricreate in maniera perfetta, grazie anche all’utilizzo della grafica in cel–shading di cui vi parlerò tra poco.
All’interno dei combattimenti troviamo anche una meccanica chiamata Bloody Valor (letteralmente Valore Sanguinario), che una volta soddisfatti i requisiti per la sua attivazione ci consentirà (tramite un vero e proprio minigame stile sasso-carta-forbici) di portare il nostro Valore da zero fino ad un massimo di tre. Raggiunto il livello massimo avremo la possibilità di effettuare una mossa finale devastante che si tradurrà in un’uccisione istantanea dell’avversario, distruggendo la sua ultra uniforme. Questa meccanica l’ho trovata molto spettacolare da un punto di vista scenico, ma anche un po’ esagerata per il suo impatto sul ritmo di gioco, che tende a rallentare fin troppo. Fortunatamente non influisce in maniera netta sull’esito della battaglia e non crea sbilanciamento, ma di certo poteva essere implementata meglio. Gli scontri possono svolgersi 1 vs 1 oppure contro molti avversari in campo contemporaneamente. Nel duello il gioco funziona perfettamente, ma in caso di nemici multipli, la mancanza di un lock si fa sentire e spesso i nostri colpi non andranno a segno sull’obiettivo desiderato.
II difetto più grande del titolo, a parer mio, è la sua scarsa quantità di contenuti e conseguente longevità. Le story mode di Satsuki e Ryuko si completano agilmente in poche ore, anche se i giocatori più esperti vorranno rigiocare i capitoli fino ad ottenere un punteggio di grado S, cosa che aumenterà notevolmente la durata del titolo. Sui contenuti effettivi troviamo solamente 6 arene e 10 personaggi (12 con le varianti delle protagoniste), numeri decisamente bassi paragonati alla concorrenza. Le arene poi si presentano statiche, quindi non vedremo distruzione ambientale o elementi che muteranno il campo di battaglia durante lo scontro. Al contrario il limitato roster di combattenti è ben differenziato, ognuno con le sue abilità e mosse peculiari.
La modalità multiplayer è piuttosto classica ma solida e funzionale, con partite divise in classificate e non classificate. I server mi sono sembrati stabili per la maggior parte del tempo, ma il bilanciamento dei vari personaggi ha ancora bisogno di qualche ritocco. Ho trovato combattenti come Ryuko o Satsuki decisamente più letali di altri come Gamagoori o Sanageyama nei duelli online. Visto l’interesse degli sviluppatori per la componente competitiva del gioco, mi aspetto un lavoro di nerf e buff dei vari lottatori nel corso delle prossime settimane.
Tecnicamente parlando il lavoro svolto è molto buono, il cel–shading rende le battaglie all’altezza della serie animata, con un livello di spettacolarizzazione dell’azione sempre più estremo. Le sequenze di intermezzo tra una battaglia e l’altra sono realizzate tramite motore di gioco e si presentano decisamente bene: movimenti ed espressioni dei personaggi, resa visiva e ritmo sono fedeli, proprio come un tie-in ben confezionato dovrebbe essere. A ciò si aggiunge una risoluzione in 1080p nativi e un framerate stabile a 60 fps, che su PlayStation 4 non ha dato particolari segni di cedimento. Unico neo è la presenza di aliasing più o meno evidente in diverse scene.
A rendere il tutto ancora più incredibile ci pensa il comparto audio. I doppiatori originali (sia inglesi che giapponesi) sono presenti anche nel titolo di A+ Games, il tutto unito alla memorabile colonna sonora di Hiroyuki Sawano, apprezzato non solo in Kill la Kill ma anche nell’Attacco dei Giganti e Xenoblade Chronicles X. Nel complesso un lavoro magistrale sul piano sonoro.
Kill la Kill – IF è un piacere immenso sia da vedere che da ascoltare. Un lavoro degno di nota e fedele al famoso anime di Studio Trigger, che fa respirare totalmente l’atmosfera dell’opera originale. Tuttavia non mancano problemi, come contenuti limitati e qualche meccanica di combattimento da snellire e integrare al meglio.
Chi non ama Kill la Kill può guardare tranquillamente altrove: ci sono picchiaduro arena o bidimensionali più solidi da un punto di vista di puro gameplay e contenuti. Tutti gli altri però troveranno nel gioco di A+ Games un tie-in solido e divertentissimo, che fa del fanservice un suo punto di forza. Se siete tra questi, non posso che invitarvi a imbracciare la vostra letale lama forbice e tuffarvi nel folle Kill la Kill – IF.
Special thanks to PQube
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.