Se fosse stato tutto un gigantesco complotto? Se ciò che ci hanno sempre detto sulla peste nera fosse solo un modo per insabbiare la verità? Queste sono solo un paio delle domande su cui si basa Pestilence. Sono riuscita ad incuriosirvi? Bene, allora continuate a leggere perché in questa recensione approfondirò l’ultima pubblicazione di SaldaPress per la sua collana AfterShock.
Il numero di persone che si sono dedicate alla realizzazione di questa storia è non indifferente, soprattutto perché Pestilence vede la luce prima in America come una serie composta da più numeri, poi sapientemente raccolti in un unico volume qui in Italia. Il racconto è stato ideato da ben tre persone, ma solo ad uno di loro (Frank Tieri) è stata affidata la stesura della sceneggiatura, così da avere una trama complessa con diversi colpi di scena, ma senza perdere uniformità. Il risultato è inaspettato, innovativo e soprattutto coerente.
Pestilence è (come dichiarato nell’introduzione di Erik Bromberg, soggettista) sangue, budella, sesso, un virus inarrestabile, corruzione ed insabbiamenti da parte della Chiesa.
Ma andiamo più a fondo: nel periodo delle crociate, un’organizzazione segreta chiamata Fiat Lux unisce gli uomini più disparati sotto la fede nella Chiesa, pronti a gestire le situazioni più “problematiche” per il Vaticano stesso. Al termine di una missione vengono convocati per un incarico speciale direttamente alla Santa Sede e nel loro viaggio capiranno come la fine del mondo si stia avvicinando: il loro itinerario sarà caratterizzato da intere lande desolate, popolate solamente da non-morti pronti a cibarsi delle loro carni.
Gli zombie sono un argomento piacevolmente immortale quanto la loro stessa natura e sono interessanti in ogni tipo di contesto se “trattati bene” (Nerd AntiZombie ne è la testimonianza). In questa circostanza sono decisamente ben caratterizzati come nemici, sia a livello estetico che comportamentale, in particolare perché fanno una cosa che li rende decisamente temibili: imparano. Però non imparano solamente gli zombie, anche i protagonisti crescono con l’evolversi della storia rivalutando le loro priorità, i rapporti e le relazioni, in un continuo mutare della storia, ulteriormente evidenziato da alcuni flashback posizionati in punti strategici per approfondire qualche personaggio particolare.
Nell’alternarsi di presente, un po’ di passato ed aspettative future, in neanche 150 pagine riusciamo ad ottenere un quadro completo ed esaustivo della storia, tanto da non avere alcun dubbio irrisolto a fine lettura se non il classico “e adesso?” (sintomo di un racconto che stimola estremamente la curiosità) ed altre domande minori sui vari cavalieri e personaggi incontrati, perché sono davvero unici e interessanti.
Le figure si stagliano con forza dallo sfondo grazie a contorni decisamente ben delineati; il tratto deciso di Oleg Okunev e i colori di Rob Schwager permettono alle figure di emergere dalle pagine, caricandole di tutta l’emotività ed il dinamismo necessario. Veramente fantastiche sono alcune tavole che occupano addirittura due pagine, in cui si può ammirare la distruzione del mondo di Pestilence unita all’enorme varietà di zombie. Difatti questi esseri non sono i canonici non-morti che tutti conosciamo e il disegnatore si è impegnato con grandissima cura nel rendere ognuno di loro diverso dall’altro (impresa mastodontica considerando il numero di figure rappresentate).
I disegni così forti permettono al racconto di esser apprezzato in due modi: il primo è con una lettura veloce, mettendosi totalmente in balìa delle azioni e della loro velocità, mentre l’altro è lento, adatto per apprezzare ogni singolo personaggio, il sorriso di uno zombie in fondo all’orda, questa o quell’arma particolare. Insomma, gli elementi da scoprire non sono pochi e c’è spazio anche per piccoli momenti di ilarità e distacco dall’atmosfera pregna di dramma e sangue.
Malattie, forse magie, sangue, Chiesa, fedeltà cieca e non-morti sono gli elementi principali che caratterizzano Pestilence, un volume che non può mancare nelle librerie degli appassionati di horror. Mi sento di consigliarlo anche ai più diffidenti ed ai meno avvezzi al genere (a meno che davvero non adoriate solamente storie d’amore e fiorellini), perché i vari personaggi con le loro storie sono in grado di creare belle sottotrame con relative tematiche, capaci di far scaturire emozioni che vanno oltre il mero spargimento di sangue.
La storia di Pestilence però non termina qui: date un’occhiata anche alla nostra recensione di Pestilence 2 – Una storia di Satana.
Un ringraziamento speciale a SaldaPress
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