Un po’ in sordina, è arrivato nelle nostre sale il biopic su Tolkien firmato Dome Karukoski, regista finlandese alla sua prima esperienza in lingua inglese. Con protagonisti del calibro di Nicholas Hoult e Lily Collins, il film si preannunciava come un grande successo, cosa, ahimè, smentita dalla visione.
All’inizio ci troviamo nel bel mezzo della battaglia della Somme, dove J.R.R. Tolkien gira tra le trincee alla ricerca del suo più caro amico: Smith. Questo evento storico è usato dal regista come spartiacque nella vita dell’autore, infatti grazie all’uso dei flashback riviviamo le tappe più importanti della sua vita, interrotte dalle scene di guerra dove cannoni e bombe prendono la forma di draghi e mostri. Così ripercorriamo la sua infanzia passata nelle verdi campagne inglesi, che fu costretto a lasciare per trasferirsi a Birmingham, città industrializzata di inizio ‘900.
Il ragazzo vive con la madre e il fratello Hilary in una casa trovata grazie alla chiesa cattolica e all’aiuto di padre Morgan. Un brutto giorno i due fratelli trovano la madre morta per cause sconosciute e vengono affidati alla carità della signora Faulkner, che accoglie gli orfani in casa sua e provvede al loro mantenimento e alla loro istruzione. Ronald (così viene chiamato il protagonista nel film) viene iscritto alla scuola più prestigiosa della città: la King Edwards. Qui fa amicizia con tre ragazzi benestanti: Geoffrey Bache Smith (Anthony Boyle), Robert Gilson (Patrick Gibson) e Christopher Wiseman (Tom Glynn- Carney), tutti con predisposizioni artistiche, ma costretti a nasconderle a causa delle famiglie molto conservatrici.
I quattro amano riunirsi da Barrows, una sala da tè frequentata da gentiluomini dove decidono di fondare il loro club: il T.C.B.S. (Tea Club and Barrovian Society). Gli anni passano e i ragazzi crescono, iniziando a confrontarsi con la vera vita, tra università, amori e soprattutto la succitata Prima Guerra Mondiale.
Le vicende trasposte sulla pellicola sono state molto romanzate e rimaneggiate, dal momento che la vita di Tolkien in realtà fu abbastanza normale e a tratti noiosa. Sì, partecipò alla battaglia della Somme, ma fu rispedito a casa dopo pochi giorni poiché contrasse la febbre da trincea, molto comune all’epoca. Gli sceneggiatori hanno dovuto aggiungere un po’ di brio e inventare qua e là per poter dare consistenza e azione ad un film che altrimenti sarebbe stato un semplice documentario sull’autore de Il Signore degli Anelli.
I parallelismi tra gli avvenimenti della sua vita e ciò che poi ha scritto nelle sue opere si notano in più di un’occasione, e se alcuni fan potrebbero gongolare come se fossero di fronte a piccoli easter egg di quello che si è poi visto nei film di Peter Jackson, ad altri risulteranno insensati e fuori contesto, quasi forzati per dare maggiore veridicità a qualcosa che non ne ha davvero bisogno.
La storia d’amore tra Tolkien ed Edith Pratt, suo unico amore sin dalla giovane età, in questo film è raccontata come se fosse la più banale delle storie romantiche di stampo austeniano. Mancano persino accenni alla famosa storia che l’autore scrisse per raccontare l’amore che provava per sua moglie, dove lui impersonava un umano, Beren, e lei un’elfa immortale, Lùthien.
L’interpretazione della Collins è molto convincente e lei e Hoult insieme creano una piacevole armonia, oserei dire uno stucchevole idillio ingigantito per il grande schermo. Non che mi sia dispiaciuto, ma si percepivano delle forzature e dei cliché da romanzetto rosa che poco si addicevano all’andamento generale del film.
Quasi più poetico e profondo è il legame che Tolkien instaura con i suoi amici. Un amore platonico e cameratistico molto comune all’epoca e ampiamente rappresentato in diverse opere letterarie e non. Una bellissima rappresentazione di amicizia che però nel finale si perde tra i fumi di una trama confusa e poca attenzione ai dettagli.
Quasi tutti gli avvenimenti ed eventi che ci vengono mostrati, sono presentati con superficialità e mancano di quella profondità che caratterizza una personalità del calibro di J.R.R. Tolkien. Non mi stupisce che la famiglia e la Fondazione Tolkien non abbiano approvato questo film, dichiarando di non averlo autorizzato né tantomeno avervi partecipato.
Nel complesso questo biopic su Tolkien non è inguardabile, ma ha molti punti deboli, costituiti proprio dai dettagli aggiunti per rendere il tutto più interessante, a discapito di un’attenzione maggiore verso la psicologia e la personalità del leggendario autore fantasy, che a distanza di quasi cinquant’anni fa ancora parlare di sé.
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