Dopo un breve passaggio nelle sale cinematografiche The Irishman, il nuovo film di Martin Scorsese, tratto dal libro “I Heard You Paint Houses” di Charles Brandt, è finalmente disponibile su Netflix con un cast di protagonisti che da solo merita la visione del film: Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci.
Frank Sheeran (De Niro), detto l’irlandese, è un autista che comincia ad arrotondare il salario rubando la merce ai propri datori di lavoro per rivenderla a gangster locali; una volta scoperto e processato viene assolto grazie ad un avvocato imparentato con Russell Bufalino (Joe Pesci), capo della famiglia criminale Bufalino. Presto Frank comincia a svolgere incarichi per la famiglia, tra cui gli omicidi, diventando per Russell un uomo di fiducia. Questi gli presenta anche Jimmy Hoffa (Al Pacino), sindacalista e nemico giurato dei Kennedy con legami finanziari con la famiglia Bufalino, di cui diventa guardia del corpo e amico intimo.
The Irishman parla di criminalità organizzata e ne parla tantissimo. Scorsese e lo sceneggiatore Steven Zaillian hanno confezionato un film fatto di grandi dialoghi, ma anche di silenzi e sguardi; gli ordini di chi sta ai vertici sono perlopiù fatti di occhiate, smorfie e movimenti impercettibili. La recitazione è ricercatissima e curata in modo maniacale; le inquadrature strette, la fotografia calda durante i dialoghi e freddissima al momento dell’azione contribuiscono ad una tensione che non smette di attanagliare lo spettatore per tutto il film.
Nonostante tutto però è un film dalla narrazione estremamente lenta, dura più di 3 ore e i dialoghi sovrastano l’azione, anche se questa non manca, perché non può esserci storia di mafia senza esecuzioni, ma nessuna di esse è improvvisa e violenta come in The Departed. Le scene d’azione sono perlopiù girate in piano sequenza seguendo Frank dall’inizio alla fine e nessuna di esse è spettacolare, ma solo ciò che è: la rappresentazione di un omicidio a sangue freddo. Niente frasi ad effetto, niente musica assordante, solo il boato dello sparo e la morte.
The Irishman è un film sulla mafia italoamericana diverso, non parla di codici d’onore o di faide. Frank è un uomo che uccide altri uomini e questo si ripercuote sulla sua vita: più il film va avanti e più il sorriso e lo sguardo di Frank si spengono; fissa il vuoto come ad interrogarsi sulle azioni che lo hanno portato ad essere lì in quel momento. Rivolge alla sua famiglia lo stesso sguardo spento fino a sentirsi colpevole e a chiedere perdono alle figlie come se fossero l’unico tribunale in grado di condannarlo davvero.
Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino interpretano i personaggi come se non avessero aspettato altro nella loro vita, le loro doti attoriali riescono a far dimenticare alcuni soliti stereotipi sulla mafia e una scarsa caratterizzazione che con altri attori forse sarebbe stata troppo evidente. Se si sceglie di vedere il film in lingua originale ad un certo punto Frank e Russell parlano in italiano dell’Italia, della guerra, di come Catania sia la città più bella del mondo; con altri interpreti questa scena sarebbe potuta risultare un cliché ma qui no, è tutto estremamente intimo ed empatico, tanto che lo spettatore deve chiedersi se stiano ancora recitando perché si ha l’impressione di vedere solo due cari amici che ricordano il passato.
Però non mancano delle note stonate. Scorsese ci mostra l’intera vita criminale dei suoi protagonisti senza mai cambiare i loro interpreti, ma nonostante l’eccellente lavoro di trucco e VFX per ringiovanirli, in molte scene risultano legati nei movimenti e poco credibili. La performance degli attori migliora quando i personaggi si avvicinano alla loro reale età anagrafica, rendendo finalmente giustizia al loro rinomato talento.
Scorsese si avvale di incredibili professionisti e non avrebbe potuto pensare ad interpreti migliori per realizzare un “film testamento” della sua arte, di un modo di fare film sulla mafia italoamericana che difficilmente troverà esponenti alla sua altezza nel breve periodo. The Irishman è un film fuori da ogni schema.
È il capolavoro annunciato che tutti si aspettavano? Vi diranno di sì ma potrebbe non esserlo, se ne dibatterà per anni e proprio per questo merita la visione, perché è un film senza eroi, senza messia, senza fronzoli, non ci sono guardie e ladri, lotte tra famiglie o faide ma solo sangue e silenzi così assordanti da poter sentire le pallottole sulla nuca.
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