Erebus – l’uomo con la bara è il primo fumetto della casa editrice Cappuccino ExPress che ho l’onore di recensire, oltre che una delle sue ultime novità assieme ad altri titoli come Milkshake, All Hallows’ Eve e Storie Invisibili, di cui vi parlerò prossimamente.
La storia di Erebus è ambientata in Germania, in una situazione drammatica dopo la Terza Guerra Mondiale, ed il personaggio da cui prende il nome viene descritto (ed illustrato) come un uomo grande, armato e taciturno che ha la peculiarità di trascinarsi dietro una bara ovunque vada. Qualcuno lo insegue, ma forse il pericolo più grande non è rappresentato da chi gli dà la caccia, bensì dalla bara stessa. Queste sono solo le premesse: Erebus nasconde molto di più e lo si intuisce fin da subito.
Quel che salta subito all’occhio sfogliando le prime pagine è che nel mondo post-apocalittico ideato da Lenny Graziani tra le varie minacce alla sopravvivenza dell’uomo non ci sono soltanto le radiazioni, la fame e gli individui malintenzionati, ma anche i vampiri. Eppure Erebus non è una classica storia survival horror, non vuole descrivere un viaggio alla ricerca di un posto migliore e sicuramente non è incentrato (sebbene siano presenti) sulla violenza e i combattimenti.
Il racconto, con le sue varie sottotrame e tematiche, prende vita grazie al tratto deciso ma allo stesso tempo delicato di Francesca Biscotti, che in alcuni casi mi ha ricordato la scuola dei fumetti supereroistici. Le composizioni sono ottime, ma mi ha colpito in particolar modo la cura dell’anatomia durante gli scontri, che così risultano sorprendentemente chiari e ben realizzati, cosa non da poco visto che spesso nei fumetti il climax tende a disperdersi in azioni caotiche e mal eseguite. Il vero punto forte dei disegni però sta nella carica emotiva che riescono a trasmettere in determinate vignette chiave.
In questi casi non si parla solamente di precisione stilistica o realismo, è proprio l’abilità della disegnatrice che si riversa nelle tavole rendendole dei mezzi in grado di instaurare un contatto diretto fra ciò che vuole dire l’autore e chi deve ricevere il messaggio. La sinergia fra Graziani e Biscotti si rivela ottima, poiché la lettura del fumetto è scorrevole e nulla viene perso per strada, si riesce a cogliere ogni particolare nonostante la velocità delle azioni e della storia stessa.
Erebus è un fumetto difficile da inquadrare perché ha molto da offrire e richiede un po’ di tempo per essere “digerito”. Arrivata alla fine, personalmente non ho avuto un riscontro emotivo come spesso mi capita al termine di ogni lettura, ma mi sono ritrovata in un limbo vuoto, come se fossi rimasta ferma a leggere l’ultima, incisiva tavola. Il finale mi ha totalmente spiazzata, perché non è affatto prevedibile ed è molto forte, inoltre mi ha lasciato la sensazione che si prova con un finale aperto, quando ci si chiede: “e adesso?”, e quella risposta l’ho dovuta cercare non solo nel fumetto ma anche dentro di me.
Per ammissione stessa dell’autore, manca un vero e proprio finale perché deve essere il lettore a trovarlo e deciderlo, e devo ammettere che una volta tanto non si tratta di un pretesto, poiché bisogna capire realmente su chi sia incentrata la storia e quale sia il motore principale del tutto. In questo caso lo sceneggiatore narra proprio uno spaccato di vita di Erebus che lo porterà ad una svolta definitiva, ad una consapevolezza e dei cambiamenti che lo trasformeranno per sempre. Personalmente ciò mi basta per porre la parola “fine” e lasciare il resto alla fantasia.
Erebus è stato davvero una piacevolissima sorpresa, una lettura che mi ha lasciato qualcosa tra cui tante riflessioni sulla fiducia (che sia fra sconosciuti, amici o amanti), tema importante che spesso però tende ad essere sottovalutato. Se vi capita di notare la sua copertina rossa in fumetteria o in qualche fiera, fermatevi un attimo a sfogliarlo e dategli un’occasione: potrebbe conquistarvi.
Un ringraziamento speciale alla Cappuccino ExPress
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