I libri di The Witcher, nati dalla penna dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski negli anni ’90, hanno contribuito al genere fantasy con la creazione di un universo estremamente curato e realistico, dai toni cupi e abitato da creature del folclore slavo (e non solo), che è un connubio perfetto di azione e intime riflessioni sui grandi quesiti dell’uomo. Molti però conoscono The Witcher grazie ai tre omonimi videogiochi di CD Projekt RED, che fanno onore alla bellezza dei romanzi a cui si ispirano, cogliendone egregiamente l’atmosfera.
La sfida di riproporre anche sul piccolo schermo questa imponente saga non si preannunciava affatto un compito semplice. Netflix ci propone un adattamento godibile, ricco di creature spaventose, un buon cast, una giusta dose di humor nero, un ritmo serrato che non fa annoiare lo spettatore, ma non privo di difetti.
La stagione procede con salti temporali (un aspetto ripreso proprio dai libri), seguendo tre linee narrative incentrate ognuna su personaggi distinti, le cui strade sono destinate ad incontrarsi.
Primo fra di loro è Geralt di Rivia (interpretato da Henry Cavill), uno strigo (wiedźmin in polacco), ovvero un mutante specializzato nell’uccisione di mostri, in viaggio assieme al suo fedele destriero Rutilia. Questo affascinante e misterioso individuo è l’emblema del diverso, un reietto spinto ai margini sia del mondo umano che di quello dei “mostri”, senza venire mai davvero accettato da nessuno, spesso addirittura deriso o vittima di terribili accuse. Lo strigo solitario si sposta di città in città, guadagnandosi da vivere uccidendo i mostri che minacciano gli esseri umani, muovendosi silenziosamente ai margini dei due mondi.
Pur evitando di immischiarsi negli screzi degli esseri umani, Geralt si ritrova suo malgrado coinvolto in situazioni in cui i “mostri” da combattere sono proprio le persone. Gli strighi sono tenuti a seguire un codice ben definito, ma il nostro protagonista non mancherà di adattarlo alle situazioni: nei suoi viaggi infatti si renderà conto che non esistono solo il bianco o nero, ma sfumature di grigio che obbligano a compiere scelte, se non per la giusta causa, almeno per il male minore. Ma che cosa sono il bene e il male? Non prendere posizione in un conflitto è sempre la scelta giusta per uno strigo? Sono solo alcuni dei quesiti che tormentano la sua vita. Un altro motivo ricorrente nelle sue avventure è il ruolo giocato dal destino.
È qui che entra in gioco la giovane Cirilla, principessa di Cintra interpretata magistralmente da Freya Allan. Protetta dalla sua famiglia fino all’improvviso insorgere della guerra con Nilfgaard, questa bambina dai poteri prodigiosi si trova costretta alla fuga. Lungo il tragitto scoprirà con violenza quanto labili siano i confini tra bene e male dallo sguardo delle vittime dei conflitti. Vedrà l’altra faccia della sua vita di corte, come la sua nobile famiglia viene realmente percepita dalla gente comune e a cosa sono disposte le persone quando spinte dall’odio o dalla disperazione.
Seppure fra innumerevoli ostacoli e pericoli, Ciri mostra una grande forza e spirito combattivo e, complice anche l’aiuto di diversi sconosciuti, si avvicina progressivamente a colui al quale il destino l’ha legata indissolubilmente, ma che non ha ancora mai incontrato: Geralt.
Ma lo strigo ha toccato profondamente anche la vita del terzo personaggio del quale seguiamo le vicende, Yennefer di Vengerberg (Anya Chalotra). Ripercorriamo la sua vita travagliata fin da quando non era che una ragazzina storpia, ripudiata dalla famiglia e relegata ai margini, per certi versi proprio come lo strigo. Debole ed emarginata, in un momento d’ira e paura, scopre di possedere dei poteri ed è questo avvenimento a segnare l’inizio della sua consacrazione alla magia.
La nota e potente maga Tissaia de Vries, membro del Concilio dei Maghi, la prende sotto la sua ala protettrice, ma la sfida di insegnarle questa delicata e pericolosa arte è resa ancora più difficile a causa del grande potenziale di Yennefer e della sua indole impetuosa e ambiziosa. Ne verrà fuori una maga affascinante e spaventosa, dall’aspetto completamente rinnovato (tranne i suoi occhi violetti) e un’incredibile longevità, ottenuti però pagando un caro prezzo. Così come gli altri personaggi, anche questa maga apparentemente senza scrupoli e avida di potere saprà mostrare altre sfaccettature, soprattutto quando la sua presenza diventerà necessaria nella risoluzione dell’aspro conflitto con Nilfgaard.
Geralt e Yennefer sono accomunati da un passato violento che gli è stato imposto, condannandoli per sempre ad essere diversi. La serie riesce efficacemente a fare luce sui loro conflitti interiori, lasciando spazio a riflessioni sul libero arbitrio e destino. Un po’ troppo frettolosa invece la crescita del rapporto fra i due: si passa da una lunga scena che ci mostra il loro incontro a un rapporto già consolidato senza lasciarci intravedere nulla di ciò che accade nel mezzo, e questo fa risultare un po’ forzati i dialoghi successivi.
A dare un tocco più umoristico al tono cupo della serie è la presenza del menestrello Ranuncolo (Dandelion in inglese, interpretato da Joey Batey), noto in tutto il Continente per le sue ballate. Questi segue Geralt alla ricerca di nuove avventure da narrare nelle sue canzoni e si rivela l’improbabile motore di avvenimenti importanti nella vita dello strigo. Tuttavia, i canti del bardo ed il suo abbigliamento stonano con l’ambientazione, risultando decisamente troppo moderni. Purtroppo non è un caso isolato: spesso le scelte dei costumi non sono in linea con l’ambientazione e creano un effetto spiacevole.
La prima stagione di The Witcher affronta alcuni dei racconti che fungono da preludio ai romanzi principali della saga. Gli eventi sono scanditi da un ritmo veloce che potrebbe lasciare spaesato qualche spettatore completamente digiuno della storia, ma che risulta nel complesso godibile e riesce senza dubbio a catturare l’attenzione del pubblico. I salti temporali richiedono una grande attenzione, ma le vicende convoglieranno verso il finale, facendo chiarezza sugli eventi.
Particolarmente degne di nota le scene di combattimento e l’interpretazione di Henry Cavill, mentre l’atmosfera subisce qualche volta dei cali, per dialoghi e costumi che a tratti fanno perdere credibilità all’ambientazione fantasy medievale. Questo purtroppo rende meno coinvolgente l’esperienza dello spettatore, ma confido in una seconda stagione che sappia migliorare gli aspetti finora meno convincenti della serie.
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