Back in the ’90s, I was in a very famous tv show… Scorrono i titoli di coda, faccio un profondo respiro e cerco di realizzare che ora è davvero finita, non ci saranno altri episodi di BoJack Horseman.
Attraverso un bizzarro mondo popolato da umani e animali antropomorfi, la serie creata da Raphael Bob-Waksberg è stata in grado di farci sganasciare dalle risate e trascinarci in pensieri così profondi da non lasciar più passare la luce. Pochissimi altri show nella storia della televisione sono riusciti a suscitare emozioni così diverse tra loro con la stessa intensità ed in fondo va bene che questo viaggio si concluda ora, nel migliore dei modi, prima di tradire le aspettative dei fan.
La prima parte della stagione 6 ad ottobre ci aveva lasciati col fiato sospeso: BoJack era riuscito finalmente a voltare pagina, impegnandosi sul serio per essere una persona migliore, ma la sua vita passata sembrava sul punto di tornare a bussare alla porta, con il tirapugni in mano. Sorprendentemente, invece, in questa seconda parte la serie ha preso una svolta più pacata del previsto.
Smettere di essere uno “stupido pezzo di merda” ad un certo punto della vita non basta per cancellare con un colpo di spugna tutti gli errori commessi, questo i nuovi episodi lo mettono ben in chiaro. Tuttavia limitarsi a bastonare duramente BoJack avrebbe rischiato di farcelo compatire, quindi gli autori hanno optato per un approccio meno brusco ma comunque punitivo, portando avanti il suo percorso di “redenzione” in maniera credibile.
Arrivati al finale si rimane un po’ storditi, perché in questa seconda metà della stagione non si ritrova la malinconica sensazione di addio che aveva caratterizzato la prima, al contrario si ride moltissimo e quasi tutti i pezzi del puzzle trovano finalmente il loro posto. Da una parte, dunque, si prova una grande soddisfazione, ma dall’altro si muore un po’ dentro, perché alcune delle cose più tristi non vengono dette o mostrate esplicitamente, bensì lasciate all’immaginazione, il che per certi versi è anche peggio. Gli ultimi minuti in particolare, per ciò che lasciano intendere nel silenzio, sono capaci di spezzare il cuore.
Il bello di BoJack Horseman d’altra parte sta proprio in questo, nel fare mille giri tra le esilaranti assurdità del suo mondo per poi tornare sempre con i piedi per terra attraverso una scena, un dialogo o un monologo, in cui la complessità della natura umana viene espressa così bene da lasciare attoniti. In questi nuovi episodi poi i dialoghi e i monologhi, sia quelli comici che quelli seri, godono di una scrittura particolarmente brillante, che penso raggiunga il suo apice nell’onirico episodio “Il panorama a metà strada“, per me il migliore dell’intera stagione 6.
Senza timore di esagerare, ora che siamo giunti alla conclusione mi sento di definire BoJack Horseman un vero capolavoro. La qualità e la coerenza che la serie Netflix mantiene fino alla fine sono straordinarie e negli anni a venire verrà sicuramente studiata, analizzata, continuando ad alimentare riflessioni interessanti. BoJack lascia indubbiamente un segno importante nella storia della tv e credo che non avrà eguali per molto tempo.
Usando le parole di Todd: è stato bello finché è durato, vero?
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