Il 2020 ha portato una ventata di novità su Netflix, e tra le più interessanti troviamo il film d’animazione di Ni no Kuni, ispirato ai famosi videogiochi di Level-5 e Bandai Namco.
Anche se il film si inserisce temporalmente e contestualmente dopo Ni No Kuni II, la prima doverosa considerazione da fare è che in realtà, a parte l’ambientazione e alcune tematiche di fondo, non ha nulla a che vedere con i giochi originali, quindi può essere visto anche da chi non ha mai avuto granché modo di giocarci.
Yoshiyuki Momose, già animatore dello Studio Ghibli che ha partecipato alla produzione di capolavori come Porco Rosso e Principessa Mononoke, qui ricopre il ruolo di regista e contribuisce a delineare nello stile d’animazione un filo conduttore tra le diverse case di produzione, come già era stato fatto per i due videogiochi.
I protagonisti del tutto originali della storia sono Haru e Yu, due amici inseparabili, il primo caratterizzato da un’indole frizzante e scherzosa, l’altro più riflessivo e posato, ciò dovuto anche alla sua condizione di paraplegico. Entrambi sono accomunati dall’amore per la stessa ragazza, Kotona, che però ricambia l’interesse solo verso Haru.
Dopo un misterioso incidente dove la ragazza viene accoltellata da un oscuro individuo, i due giovani si ritrovano in un mondo parallelo, detto appunto Ni no Kuni (il secondo mondo/regno in giapponese). In questo strano universo popolato da mostriciattoli e animali parlanti, Yu ritrova l’uso delle gambe e insieme al suo fidato amico decide di salvare la principessa malata, Astrid, del tutto simile a Kotona. Le avventure dei due ragazzi però non si limiteranno a questo, ma evolveranno in qualcosa di molto più grande che metterà anche a dura prova la loro amicizia.
Da un punto di vista puramente narrativo, la storia è ben articolata, grazie alla sceneggiatura di Akihiro Hino, autore di videogiochi tra i quali Prof. Layton e Dragon Quest. Nonostante le buone premesse, però, gli eventi sono stati sviluppati in maniera troppo frettolosa e finiscono per accavallarsi l’uno sull’altro. Alle scoperte fatte dai personaggi, insieme alle loro riflessioni, non viene lasciato un tempo sufficiente per far sì che lo spettatore le assimili nella maniera corretta. Questo rapido susseguirsi di eventi purtroppo banalizza alcune scene importanti, a discapito della resa generale del film, che in questo modo sembra puntare alla ricchezza della trama più in termini quantitativi che qualitativi.
Lo stile grafico ricorda molto quello dello Studio Ghibli, ma le differenze ci sono e si notano, soprattutto nelle animazioni e nella resa dei personaggi sullo sfondo, che si accompagnano a una computer grafica in alcuni momenti davvero scadente per un prodotto del genere. L’animazione e la caratterizzazione dei personaggi danno il proprio meglio nelle scene di combattimento, il cui impatto è difficile da dimenticare. Anche gli sfondi dipinti a mano, insieme alla caratterizzazione architettonica della città e gli edifici, rappresentano una nota positiva in grado di innalzare il giudizio sul film.
Da menzionare la colonna sonora, composta da Joe Hisaishi (anche lui collaboratore dello Studio Ghibli e già autore della colonna sonora dei videogiochi originali), che oltre a presentare degli inediti, aggiunge come piccolo regalo ai fan di Ni no Kuni dei brani ben noti tratti dai capitoli firmati Level-5.
Il film di Ni no Kuni non può essere minimamente messo a paragone con la sua controparte videoludica, anche solo per una semplice questione di tempistiche: nei giochi determinati elementi hanno modo di essere sviluppati correttamente, mentre nel tempo di un lungometraggio d’animazione non trovano il giusto spazio.
Non è un brutto film, e anche il doppiaggio italiano non gli fa fare brutta figura, ma si sarebbe certamente potuto fare di meglio per dare il giusto valore a un prodotto originale e di spessore come Ni no Kuni.
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