Dopo Insetti, Diamond Dogs propone un secondo volume antologico chiamato Giocattoli, in cui sono raccolti 12 lavori fra storie e illustrazioni, di autori differenti, che seguono il tema dato dal titolo. Considerando la natura antologica del volume e la brevità di alcuni racconti, non vi parlerò delle trame in maniera specifica, ma mi terrò sul generico per darvi più che altro una visione complessiva della raccolta.
Sarà che sono sentimentale e adoro tuttora i giocattoli, sarà che sono nata nel periodo giusto per vedere Toy Story sia attraverso gli occhi di una bambina che quelli di una persona adulta, ma ho particolarmente apprezzato il volume e sono riuscita a leggerlo usando due chiavi di lettura, per l’appunto una da bambina e una da adulta.
La prima chiave di lettura (quella infantile) è frutto di una lettura veloce, spensierata e più di pancia, sospinta capricciosamente dall’umore o anche dalla trama, che può soffermarsi su particolari molto nascosti e non notarne altri più ingombranti. Leggendo con questa libertà, senza farsi troppe sovrastrutture mentali cercando collegamenti e significati nascosti, Giocattoli assume una veste leggera, giocosa ma anche decisamente nostalgica per tutti i lettori più maturi.
Il volume di Diamond Dogs se approcciato con questo spirito è un susseguirsi di chicche sia dolci che amare, in grado di far sorridere e guardare con occhi diversi i propri giocattoli, magari facendo anche venir voglia abbracciare un vecchio peluche dimenticato da troppo tempo.
La seconda chiave di lettura, più matura e consapevole, analizza in modo più approfondito le singole tavole, lasciando meno spazio ai sentimentalismi. In questo modo posso affermare che, anche se ovviamente ci sono degli stili che possono essere maggiormente nelle mie corde rispetto ad altri, ogni autore dimostra di aver pensato, studiato e sentito il suo lavoro. Dove magari il tratto è più minimalista si compensa con i dialoghi o viceversa, e soprattutto si percepisce sempre una forte e chiara idea di base.
Il collettivo ha collaborato egregiamente: nonostante stili sia grafici che narrativi molto diversi, il cambio anche repentino fra un lavoro e l’altro non viene recepito come brusco o disorientante, ma come qualcosa di estremamente naturale. Questo avviene perché ogni autore che ha contribuito al volume è stato in grado di trasmettere esattamente ciò che voleva (e in alcuni casi anche di più), lasciando il lettore soddisfatto anche solamente con un’illustrazione o pochissime pagine di storia.
Le storie narrano dei giocattoli sia dal loro punto di vista che da quello dei loro possessori, a volte hanno un’anima e a volte no, il tutto riuscendo ad illustrare una vasta gamma di temi profondi, che spaziano sia in negativo che in positivo.
Di solito non adoro i volumi antologici, perché trovare un buon equilibrio in questi è sempre difficile, soprattutto per realtà relativamente nuove come quella di Diamond Dogs e perché a volte alcuni racconti hanno un’identità talmente forte da mettere in ombra tutti gli altri. Giocattoli però si è rivelato un volume equilibrato e ben fatto, che lascia il giusto spazio ad ognuno dei lavori senza che nessuno prevalga sugli altri.
Non posso fare a meno di consigliarvelo, in particolare se siete nostalgici e fan di Toy Story.
Un ringraziamento speciale a Diamond Dogs
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