A due anni dalla stagione 4, Better Call Saul torna con una quinta stagione composta da 10 nuove e imponenti puntate.
Come da tradizione la prima puntata si apre con il flash-forward in bianco e nero, 13 ansiogeni minuti che preparano il terreno per la risoluzione finale nella sesta e ultima stagione, completati dall’ultima apparizione del grande Robert Foster, scomparso lo scorso ottobre. Tornando nel presente ritroviamo Jimmy, di nuovo in possesso della licenza per lavorare come avvocato, che decide di operare sotto lo pseudonimo Saul Goodman, e di conseguenza di rivolgersi ad un altro tipo di clientela. Questa nuova identità è inoltre un’inevitabile nuova sfida nella relazione di Jimmy e Kim. Dall’altra parte abbiamo Lalo Salamanca, che porta eufemistico brio nei rapporti commerciali tra i Salamanca e Gus Fring, quindi ulteriori occupazioni per Mike e Nacho.
Indubbiamente l’asticella della qualità di Better Call Saul è andata alzandosi di stagione in stagione, e quest’ultima non arresta il trend. Peter Gould, lo showrunner nonché creatore del personaggio di Saul Goodman, infatti ci regala una quinta stagione meravigliosa, che possiamo definire capolavoro senza temere di abusare della parola.
Per prima cosa, quando si parla dell’universo di Breaking Bad è impossibile non lodare il comparto tecnico. Ogni scena è costruita con attenzione, calibrando silenzi e frenesia e senza ricercare estetiche pretenziose esagerando con l’uno o l’altro elemento. Il tutto è accompagnato da una fotografia che è ormai una certezza, con splendidi campi lunghi e lunghissimi, oltre a primi piani che evidenziano e appesantiscono ogni ruga e ogni fatica. Inoltre un’encomiabile caratteristica connessa alla scrittura di qualità è la generale coerenza della stagione, nulla è lasciato al caso: una pallina di gelato in una puntata torna otto puntate dopo, permettendo di caratterizzare in maniera ancora più approfondita il personaggio senza scadere nel didascalico, usando le immagini invece delle parole.
Infine una menzione speciale per l’ottava puntata, Bagman, che grazie ai guai dell’avvocato chiacchierone ci fa rivivere le atmosfere delle puntate di Breaking Bad più sabbiose e soleggiate. Questo è merito, oltre che del d.p. Gordon Smith, della regia di Vince Gilligan, che pur avendo ormai ceduto interamente il timone della serie a Peter Gould, quando torna a visitare il set lascia sempre la sua firma.
Probabilmente però la punta di diamante di questa quinta stagione sono i personaggi e le relative interpretazioni attoriali. Kim Wexler, la partner di Jimmy McGill, grazie a queste dieci puntate si mostra come un personaggio veramente profondo e non una semplice estensione di James. Ha una sua morale, dei suoi obiettivi e prende sue decisioni, scelte inaspettate che creano veramente tante aspettative sulla sua sorte, poiché, ricordiamolo, in Breaking Bad lei non è presente se non vagamente ricordata nelle parole di Saul. Se Kim è un personaggio tanto vivo e reale, è soprattutto merito dell’attrice che le dà il volto: Rhea Seehorn ci regala un’interpretazione splendida, mai sopra le righe, composta e comunque vera e credibile, che culmina nel monologo della nona puntata, che da solo le varrebbe la nomination agli Emmy.
Nel mondo della droga splende invece Lalo Salamanca, interpretato da un inquietante Tony Dalton. Lalo era arrivato in aiuto della famiglia alla fine della quarta stagione, per via dell’ictus che aveva lasciato Hector inabile a controllare gli affari. Questa nuova aggiunta, che sentiamo citare (ed ora sappiamo perché) da Saul nella puntata di Breaking Bad dedicata alla sua introduzione, è una ventata di aria psicotica nella criminalità di Albuquerque, rappresentata da soli personaggi freddi, impettiti e sempre seri.
Chiaramente anche i personaggi che ci hanno accompagnato fino ad ora non sono da meno, Jonathan Banks (Mike Ehrmantraut), Giancarlo Esposito (Gus Fring) e Michael Mando (Nacho Varga) non sfigurano assolutamente, mostrandosi sempre al meglio. A condurre tutti infine abbiamo Bob Odenkirk, che ancora una volta ci conferma la perfetta alchimia che ha con il suo personaggio, l’avvocato criminale più amato del confine, che in questa stagione diventa a tutti gli effetti il punto d’incontro tra i deserti del New Mexico e le aule di tribunale di Albuquerque.
La stagione 5 di Better Call Saul è impressionante, meravigliosa in ogni suo aspetto. Svolge il suo compito di stagione di passaggio nel modo migliore, risolvendo ottimamente le questioni aperte in quella precedente e preparando a dovere il terreno per il gran finale.
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