L’alternarsi di due Soli, uno chiaro e uno buio, scandisce lo scorrere della vita nella Dimensione dei Due Fuochi. Una barriera magica divide a metà questo mondo, separando le terre desertiche e lucenti dall’abisso demoniaco, mantenendo divisi i due popoli che abitano quei territori.
La muraglia energetica non è sempre esistita, nacque dalle preghiere del popolo della luce, i Piumensi, impegnati da tempo immemore in una sanguinosissima guerra contro i demoni. Le loro suppliche richiamarono sulla terra la Dea Luce, che scelse di incarnarsi ed eresse lo sbarramento magico per proteggere i propri devoti. Da allora la pace ha regnato e il popolo piumense ha potuto prosperare, saggiamente governato dalla Dea.
Questo tempo di pace, tuttavia, è destinato a finire: una guerra si prospetta all’orizzonte, uno scontro epocale che cambierà per sempre le sorti e la natura stessa della Dimensione dei Due Fuochi. Da queste premesse prende il via Dimensioni Parallele, primo libro di una saga che, stando ai progetti dell’autrice Monique Ròdok, sarà composta da ben sette volumi. Eptalogia di cui, al momento della stesura di questo articolo, è disponibile solamente il Libro 1, pubblicato da Armando Curcio Editore.
Come si può intuire dalle poche righe di sinossi, Dimensioni Parallele si inserisce a pieno titolo nella narrativa fantasy, ed in particolare in quel genere che si è soliti chiamare epic fantasy. Regni sul piede di guerra, congiure, grandi viaggi e destini che si incrociano costituiscono la base su cui si poggia il genere; tutto ciò senza trascurare la magia, legata a doppio filo ai mondi e alle vicende che si dispiegano all’interno di essi.
Storie di questo tipo hanno bisogno di autori dotati di grande abilità immaginativa, forza che si ritrova ampiamente nel romanzo di Monique Ròdok: popolazioni, creature, territori vengono tratteggiati con grande inventiva e fantasia, tanto nell’aspetto esteriore quanto nelle peculiarità magiche che caratterizzano la loro natura. In particolare, ad essere posti sotto la lente di ingrandimento sono i due principali popoli della Dimensione, di cui vengono mostrate le specificità, la struttura degli insediamenti, l’organizzazione delle loro civiltà e il forte vincolo che esiste tra essi e l’ambiente in cui vivono.
Trovano spazio all’interno dell’intreccio anche minuziose descrizioni dei luoghi, delle creature e di ogni altro elemento che costituisce la Dimensione. Ogni forma, ogni colore e dettaglio fisico viene raccontato con perizia e ricchezza di dettagli. Difficile dire se, a tratti, questa abbondanza di particolari possa trasformarsi in ridondanza, essendo un giudizio molto legato al gusto personale.
Rimanendo nel campo dello stile di scrittura, non ci si può esimere dal sottolineare alcune criticità che intaccano specialmente la sintassi: non è cosa rara imbattersi in periodi esageratamente gonfi e intricati, capaci di raggiungere le quattro o cinque righe senza presentare alcun segno di interpunzione. Frasi che, certamente, ben si adattano alle già citate sequenze descrittive ma che, negli altri casi in cui sono usate, tendono solo a rendere più difficile l’accesso alle informazioni in esse contenute. Non giova certamente, in merito alla chiarezza espositiva, il metodo utilizzato per ordinare queste ampie porzioni di testo, che vengono affidate a lunghe e, a volte, aggrovigliate catene di subordinate.
A ciò si aggiunge una scelta peculiare operata sistematicamente dall’autrice, ossia la decisione di eliminare l’uso della doppia virgola per demarcare gli incisi e di mantenere in essere solo la seconda virgola, quella solitamente utilizzata per chiudere l’inciso stesso. Azzardando un’ipotesi, si potrebbe pensare che questa operazione miri a imprimere un dettato più solenne alla voce narrante, creando delle bizzarre pause sospensive che, tuttavia, spesso rendono traballante la scansione di alcuni periodi.
Il respiro eccessivo di queste frasi viene avvertito particolarmente nelle parti del racconto che spiegano le origini magiche o cosmologiche di personaggi, artefatti o della Dimensione stessa: vicende già di per sé parecchio articolate che, forse, avrebbero beneficiato di una maggiore sintesi espositiva.
Il desiderio di creare un universo vasto, coerente e approfondito è certamente lodevole, ma è un’aspirazione da maneggiare con cura. Il rischio che si corre è quello di eccedere nel fornire informazioni o di farlo in tempi troppo brevi; esattamente ciò che accade nelle primissime pagine di Dimensioni Parallele, in cui un vistoso e ampio info dumping travolge il lettore, catapultandolo in un turbinio di nomi, luoghi e avvenimenti non contestualizzati i quali, più che incuriosire, appaiono caotici. Mossa azzardata, soprattutto perché quegli stessi concetti verranno ripetuti più e più volte nel corso del libro, attraverso ampie ricapitolazioni, facendo dubitare della necessità di quell’iniziale eccesso di dati.
Sfortunatamente, l’uso di lunghe spiegazioni si mantiene vivo durante tutte le 300 pagine di Dimensioni Parallele. Specialmente nelle prime fasi del racconto, gli eventi procedono in modo volutamente frammentario, lasciando intuire che esista una precisa ragione per alcuni accadimenti apparentemente misteriosi. Tuttavia la ragione nascosta viene esplicitata anche troppo: attraverso lunghi monologhi o dialoghi si raccolgono tutti gli indizi che vengono poi ordinati in modo didascalico, spezzando la tensione narrativa e il pathos legato alla curiosità. Più che a scoperte progressive o ad improvvise rivelazioni ci si ritrova dinnanzi a lunghe scalette, utili per avere ben presente il filo conduttore della storia, ma povere di emozione.
Una tecnica simile viene utilizzata, spesso, come strumento per riequilibrare alcuni comportamenti incoerenti dei personaggi, le cui azioni e decisioni lasciano di stucco persino altri personaggi del romanzo, che con domande e osservazioni sembrano quasi dare voce ai dubbi che sorgono in chi legge.
Attenzione: non si sta semplicemente evidenziando il fatto che vi siano delle progressioni inaspettate, che sono sempre ben accette se correttamente contestualizzate e rese credibili; ciò che si sta dicendo è che spesso questa veridicità nella evoluzione di alcuni personaggi, soprattutto comprimari, viene a mancare. Sicuramente incide molto, da questo punto di vista, una specifica scelta: quella di porre “fuori campo“, o di non raccontare in toto, importanti eventi del loro passato, fondamentali affinché il carattere e le decisioni di costoro appaiano comprensibili.
Ad azione immotivata segue, solitamente, il tentativo di rattoppare la falla inserendo all’interno della narrazione una lunga giustificazione a posteriori. Scelta che genera una sensazione di eccessiva arbitrarietà nella progressione e che si sarebbe potuta evitare, come già affermato, mantenendo una linea più uniforme nella progressione del personaggio o strutturando meglio le basi su cui poggiare il suo cambiamento.
È giusto segnalare il fatto che i due protagonisti di Dimensioni Parallele mantengano una sostanziale coerenza intrinseca, pur essendo le figure che maggiormente mutano allo interno della storia. Anche in questo caso però è necessario fare una nota a quanto detto sopra: la coerenza cui si è accennato permane prima e dopo il drastico cambiamento che ad un certo punto li investe, ma non durante. Lo sconvolgimento che li colpisce risente della stessa debolezza di cui si è parlato: accade in modo non contestualizzato, come se venisse calato dall’alto ed improvvisamente inserito all’interno delle vicende, andando a disattendere quanto viene dato per assolutamente immutabile prima di questo specifico avvenimento.
L’evolversi del rapporto fra i due, da quel momento in avanti, viene narrato ampiamente e prendendo un adeguato lasso di tempo, anche se l’ombra dello sconvolgimento mal orchestrato continuerà ad aleggiare. È prudente, a questo punto, attestare semplicemente che questo segmento della storia, l’approfondimento della relazione che si instaura tra i due protagonisti, sia decisamente soggetto al gusto personale: potrebbe essere apprezzato da quel pubblico incline a perdonare la svista narrativa che ha ottenuto di avvicinare i due, ma, ugualmente, questa stessa forzatura potrebbe essere una pesante zavorra per quella parte di pubblico maggiormente attenta ad un intrecciarsi delle trame più realistico.
L’intreccio, nei punti in cui non è gravato dagli eccessi di arbitrarietà di cui si è parlato poco sopra, si mostra abbastanza solido; le vicende, pur nella loro sostanziale linearità, progrediscono e si legano l’un l’altra in modo fluido e chiaro. Giunti al finale si ha poi la piacevole sensazione che un arco narrativo si sia chiuso ma che la main story debba ancora essere ampiamente sviluppata, presentimento favorito anche da un buon cliffhanger posto in ultima battuta.
In Dimensioni Parallele si ha, dunque, tanto “materiale grezzo narrativo“, fatto di fantasia e inventiva, che tuttavia spesso incappa in un’esecuzione altalenante, non sempre adatta a raffinarlo e a farlo splendere. Troppe lacune si innestano nelle pur buone premesse, consegnando ai lettori un libro che non riesce a convincere fino in fondo.
Un ringraziamento speciale a Monique Ròdok
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