Loud è la nuova graphic novel scritta e disegnata da Maria Llovet, che Edizioni BD ha pubblicato in Italia riportando una ventata di sensualità e pop-punk nel panorama fumettistico del nostro paese.
Il volume si presenta cartonato e salta subito all’occhio la tipica cura che la casa editrice mette in ogni pubblicazione, ponendo nelle mani del lettore un prodotto bello e fatto per durare. Nella sua interezza l’opera rispecchia lo stile dell’autrice spagnola: sempre fedele a sé stessa e determinata ad esprimersi senza alcun limite censorio per narrare la sua storia, riuscendo così a rappresentare il grottesco e la bruttezza umana con una delicatezza a dir poco unica.
Considerando i lavori precedenti della Llovet, ovvero Heartbeat e Insecto (targati sempre Edizioni BD), le aspettative per Loud erano molto alte, ma sfortunatamente in questo caso qualcosa non è andato come avrebbe dovuto.
Il concept del fumetto, leggibile anche nella sinossi, è semplice e in grado di stimolare enorme curiosità. Consiste nel rappresentare una particolare notte nello strip-club chiamato Loud, nel quale convergono vampiri, droghe e assassini; già analizzando a freddo questo breve riassunto, però, sorgono spontanei alcuni dubbi: come poter sviluppare tutti questi punti in sole 104 pagine? Semplice, l’autrice non ci riesce o decide volontariamente di non farlo.
Inizialmente la storia sembra molto promettente, poiché il caos dello strip-club sovrasta ogni parola al punto da impedire ai personaggi di parlare, spingendo così il fumetto verso un’affascinante sponda “wordless”, in più ogni avvenimento si svolge unicamente all’interno del locale, con le sue dinamiche più o meno spiacevoli sul piano umano, ma tutte trasmesse splendidamente e senza alcuna possibilità di fraintendimento grazie al tratto dell’autrice.
Il problema sorge quando la musica assordante passa in secondo piano e i personaggi iniziano a parlare, rompendo la magia che si è andata a creare fino ad allora con il lettore, senza considerare che i dialoghi sono totalmente superflui nell’economia di una storia così breve e della quale comunque non si capiscono né le premesse né gli esiti.
Loud mi è sembrato un insieme di esperimenti che l’autrice non ha avuto il coraggio di portare a termine, un caos primigenio di storie che risultano slegate, assurde e forzate; sia ben chiaro che l’assurdo non sta nell’inserire dei vampiri in un contesto sconosciuto e tendente al realistico, bensì in dinamiche e comportamenti assolutamente inutili, che in questo modo risultano quasi un mero riempitivo all’interno delle pagine.
Sinceramente avrei preferito che l’autrice sviluppasse un solo tema, ma in modo esaustivo: non tutte le storie devono avere per forza una morale, ma quantomeno devono lasciare qualcosa, trasmettere qualche emozione, e questo purtroppo non è avvenuto nel mio caso. Indubbiamente Loud tocca alcune corde sensibili trattando temi come lo sfruttamento sul posto di lavoro, la perversione e lo stupro, ma lo fa in modo talmente marginale che non dà motivo di rimanerne impressi e non sortisce l’effetto che ci si aspetterebbe.
La sensazione che ho avuto durante la lettura è stata quella di un obiettivo non chiarissimo da parte dell’autrice su questo suo lavoro: voleva raccontare una storia? Suscitare delle emozioni? Dare semplicemente sfogo al proprio stile? Ad ogni modo, ciò non toglie che Loud sia un fumetto curatissimo in molti suoi aspetti, nonché pregno dell’eleganza tipica di Maria Llovet: la narrazione procede a ritmo serrato e veloce eppure occorre prendersi il giusto tempo per apprezzare le tavole ricchissime, caratterizzate da una colorazione vivace, direi “pop“.
Sicuramente Loud è uno di quei fumetti in grado di avere un impatto diverso su ogni lettore e verrà apprezzato da chi cerca una lettura agevole e ben rappresentata, perché in questo caso anche solo il nome di Maria Llovet è sinonimo di garanzia.
Un ringraziamento speciale a Edizioni BD
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