È da poco emersa su Netflix una nuova serie tv chiamata Curon, ambientata nell’omonimo paese del Trentino-Alto Adige/Südtirol ed ispirata alle sue leggende. Si tratta della prima serie italiana a tema horror/fantastico ambientata ai giorni nostri e fin da subito ha risvegliato in tutti gli abbonati una certa curiosità, essendo qualcosa di inusuale per la serialità italiana fatta principalmente di polizieschi, carabinieri di provincia, medici, mafia e soap opera.
La serie ci mostra le vicende dei due diciassettenni Daria e Mauro Raina, appena trasferitisi con la madre Anna a Curon, il suo paese natale, per una nuova vita lontana da Milano. Una volta arrivati però l’accoglienza è molto meno calorosa del previsto e il nonno materno li esorta bruscamente ad andare via, ad allontanarsi dal paese prima che possa accadere qualcosa di brutto. Prevedibilmente, decidono di ignorare l’avvertimento e di restare.
L’avvertimento del nonno però si rivela fondato: dopo poco tempo la madre sparisce misteriosamente e i due fratelli cominciano la loro ricerca per i boschi tra leggende, misteri e lupi. Una delle leggende più diffuse e famose, che ho trattato anche in uno speciale, è quella del campanile che emerge dal lago dove un tempo sorgeva la vecchia Curon: nonostante le campane siano state rimosse da decenni, si dice che talvolta sia ancora possibile sentirle suonare, ma i loro rintocchi sarebbero il segnale di una morte incombente.
Curon ha una trama semplice ma ben sviluppata e fin dall’inizio seguiamo i due ragazzi nel loro tentativo di ambientarsi nel paesino di montagna. Quest’ultimo si trova in una zona dell’Italia dove gli abitanti parlano regolarmente i dialetti germanofoni e dove le culture tirolesi si sono mescolate con quelle italiane, mentre i due protagonisti hanno vissuto per diciassette anni a Milano e questo scombussola le loro vite, ma anche quelle degli altri.
A Curon tutto è equilibrio, a cominciare dal vecchio borgo sommerso e il campanile che ne conserva costantemente il ricordo davanti a quello nuovo costruito più su. L’arrivo dei Raina rompe la routine dei suoi abitanti, tornano alla luce ombre e segreti, e più c’è luce più l’ombra diventa marcata, con il male che prende forma nelle acque del lago. La leggenda delle campane fantasma si rivela fondata e dal lago viene fuori qualcosa di malefico e pericoloso ogni volta che qualcuno le sente suonare. Per gli abitanti della valle il suono delle campane non è fantasia, ma un monito su cosa può accadere se si perde il proprio equilibrio e ci si abbandona all’odio.
Curon è ricca di suspense, di elementi fantastici e allo stesso tempo inquietanti che accompagnano lo spettatore fin dai primi minuti. Gli avvenimenti lungo la storia sono ben dosati nei tempi e sono in grado di tenere alta l’attenzione dello spettatore per tutti i 7 episodi.
Una sceneggiatura più che buona riesce a far dimenticare in parte l’interpretazione degli attori più giovani, non eccelsa ma neanche sgradevole. Il loro essere a volte impacciati nella recitazione tutto sommato fa gioco alle dinamiche adolescenziali tra coetanei le quali, con gran sorpresa, stupiscono per la naturalezza con la quale si sviluppano lungo la trama. Si segnalano comunque forzature e scelte poco realistiche, ma in generale nulla su cui non si possa chiudere un occhio.
La vera nota dolente della serie è la pessima colonna sonora, in quanto i brani (perlopiù trap e indie) spesso risultano completamente fuori contesto: non si capisce con quale criterio siano stati scelti se non con l’intento di strizzare l’occhio ad un pubblico di adolescenti. Al montaggio evidentemente non ci si è avvalsi di una consulenza musicale degna di questo nome, in quanto la colonna sonora, senza esagerare, rovina parecchi momenti della serie faticosamente costruiti, dove il più delle volte il silenzio sarebbe stato di lunga la scelta migliore. Un vero peccato.
Nel complesso, comunque, Curon si dimostra un’ottima prima prova per questo tipo di serialità made in Italy, è un tentativo di aprire un nuovo corso che strappa una sufficienza piena, ma sul quale indubbiamente c’è ancora tanto da lavorare. Le basi ci sono e una probabile (visto il finale aperto) seconda stagione della serie ha tutte le carte in regola per riuscire a sorprendere sul serio.
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