Nonostante l’industria cinematografica italiana non abbia mai dovuto invidiare nulla a quella statunitense, ogni volta che un nome nostrano, soprattutto se di attore o attrice, compare in una locandina partorita da Hollywood, l’interesse per la pellicola inevitabilmente aumenta. Questo è proprio il primo motivo per cui da subito The Old Guard mi ha attratto. Il nuovo film Netflix diretto da Gina Prince-Bythewood e tratto dall’omonimo fumetto vede infatti nel cast principale, al fianco di attori come Charlize Theron e Chiwetel Ejiofor, la partecipazione di Luca Marinelli, il cui curriculum non ha bisogno di presentazioni.
La trama è piuttosto semplice, come il genere action richiede: un gruppo di individui immortali si trova ad affrontare un nuovo nemico, intenzionato a sfruttarli. Marinelli, Theron e altri due combattenti sono infatti un gruppo di mercenari nati in epoche diverse e uniti da questo inspiegabile potere che dona loro un fattore rigenerante incredibilmente veloce, tanto da tornare operativi in pochi secondi dopo una pioggia di proiettili.
Armi, guerrieri arrabbiati e con secoli di allenamento alle spalle e un cattivo da sconfiggere. I presupposti per un buon action movie traboccante di violenza catartica, quindi, c’erano tutti. Eppure qualcosa (e anche più di qualcosa) non funziona. Il film è in buona parte noioso, al posto del climax ascendente che caratterizza revenge movie del genere qui abbiamo un lento trascinarsi verso la risoluzione finale, come se fosse solo una lunga, faticosa introduzione arricchita da plot twist fin troppo telefonati e discorsi retorici e innaturali. A complicare ulteriormente la narrazione abbiamo scontri assolutamente poco entusiasmanti. Nessuna lunga coreografia o sequenza folle, ma continui stacchi veloci che non rendono giustizia a quattro mercenari in attività – almeno – dall’epoca di Napoleone.
Sfortunatamente i problemi non finiscono qui. In primis i personaggi sono, nel migliore dei casi, estremamente bidimensionali. Sia chiaro, nessuno in un action movie pretende una sfaccettatura minuziosa, ma sarebbe stato apprezzabile non vedere una caricatura del villain presa sul serio o personaggi piuttosto importanti definiti da una semplice azione. In secondo luogo l’accompagnamento musicale si guadagna una nota di demerito, perché una scelta di brani così particolare – per non dire totalmente insensata – non mi colpiva da un po’, almeno dall’elettronica mediocre messa durante le scene clou di Curon.
La nota veramente dolente, e paradossalmente una delle poche positive, però, non è nessuna di queste, bensì l’immortalità, aka fattore di rigenerazione estremamente efficiente. Questo aspetto non è assolutamente sfruttato come dovrebbe, le armi che utilizzano (eccetto l’ascia di Theron e due spade per pochi secondi di screen time) sono pistole e fucili, i ricordi/flashback sono piccoli teatrini di un’epoca indefinita con costumi imbarazzanti e i riferimenti artistici e culturali sono, per la maggior parte del film, ridotti ad una statua. Dicevo che è anche uno dei punti a suo favore proprio perché le parti che più catturano sono legate alla loro immortalità, come conoscere l’identità dei vari mercenari o la storia di Quynh, il cui epilogo è molto interessante.
L’altra lancia da spezzare in favore di The Old Guard è Charlize Theron, che ormai a suo totale agio in questi ruoli (Mad Max: Fury Road e Atomica Bionda per dirne due), non delude neanche qui, donando fascino ad Andy, l’unico personaggio che effettivamente funziona. Fortunatamente, per vedere Marinelli su Netflix c’è ben altro.
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.