Doll Syndrome di Andrea Cavaletto, tra film e libro

doll syndrome andrea cavaletto

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Ci sono prodotti che vengono etichettati come “di nicchia” perché piacciono a pochi e altri che invece hanno la stessa etichetta perché non possono piacere a tutti. La differenza è leggera e non sempre facile da cogliere, ma è ciò che distingue un prodotto che finirà dimenticato da uno che invece rimarrà nella memoria.

Doll Syndrome è fortemente disturbante, senza mezze misure e con un peso non indifferente dato dalla sua accentuata componente realistica, nonostante l’esasperata interiorità del protagonista. Ma facciamo un passo indietro, anzi due, partendo dal fatto che il romanzo ha visto la luce dopo l’omonimo film, sceneggiato sempre da Andrea Cavaletto e diretto da Domiziano Cristopharo.

Dopo Red Krokodil, questo è il secondo film che va a comporre la trilogia voluta dal regista e incarna L’Inferno con le sue paranoie, i meccanismi mentali malati e le parafilie. Cristopharo è noto nell’ambito del cinema d’autore non solo per il suo modo di interpretare i film, ma anche per le sue scelte distributive, poiché il lavoro in questione non vedrà mai la luce sul grande schermo (anche perché i suoi contenuti difficilmente potrebbero essere accettati nelle sale).

Ammetto che una connessione filmica che mi sorge spontanea con Doll Syndrome, riferendomi a un film che dovrebbe essere un almeno po’ noto al grande pubblico appassionato del genere (paragone che faccio per farvi capire meglio di cosa stiamo parlando), è con Cannibal Holocaust: non che la pellicola di Cristopharo parli di cannibalismo, ma entrambi i film trattano temi scomodi e sono crudi, diretti, senza censura alcuna, tanto da arrivare a disturbare lo spettatore perché quella che ha di fronte non è una visione edulcorata da effetti speciali o espedienti filmici, ma qualcosa di plausibile; altamente improbabile, ma plausibile. Così come Deodato ci mette davanti all’estrema naturalezza con cui gli indigeni si possono nutrire della carne altrui, Cristopharo ci pone di fronte all’altrettanto estrema naturalezza con cui il protagonista vive insieme alle proprie turbe mentali.

Per un appassionato è interessante notare come Doll Syndrome si è evoluto nel passaggio dal film alla carta stampata, rimanendo comunque coerente nella sua natura e nell’impatto sul fruitore, disturbante in egual misura; se vi piace il genere, sicuramente non verrete delusi. Ma arriviamo finalmente alla storia.

L’Orco (personaggio che nel film non ha nome e non parla mai) è colui attorno al quale ruota tutta la narrazione. Le sue giornate sono scandite da un ritmo costante e dal degrado: è un uomo ben consapevole che per essere accettato nella società deve apparire al suo meglio, ma nasconde un livello di marciume inimmaginabile, stratificatosi nella sua incapacità di provare un qualsiasi tipo di emozione. Alienato e solo, giorno dopo giorno quest’uomo agisce in modo sempre più estremo pur di avere degli stimoli, mangiando i mozziconi di sigaretta o il cibo ormai in via di decomposizione, avvicinandosi eccessivamente alla sporcizia e praticando autolesionismo.

Eppure L’Orco non può essere solo, perché il mondo all’esterno continua e vive e lui forse non cerca altro che qualcuno che possa stargli vicino. Forse. Nella totale distorsione del suo cervello, immagina futuri improbabili, reagendo a sentimenti non ricambiati come fossero un affronto diretto. Per chi vuole approcciarsi a Doll Syndrome non c’è bisogno di sapere altro: tutto il resto sarebbe solamente una distrazione in questo caso.

Il romanzo è di una durezza indicibile, l’opera perfetta per un lettore che non teme di addentrarsi nei meandri più sporchi della psiche umana. Cavaletto riesce assurdamente a creare una connessione fra il lettore e il protagonista: nonostante l’Orco sia un personaggio esente da qualsiasi forma di empatia umana, ci costringe nelle vesti di questo involucro umano spingendoci quasi a capirlo e comprenderlo. Pagina dopo pagina il ritmo di vita del protagonista diventa parte integrante della psiche del lettore: giorno dopo giorno le pagine si susseguono in un ordine quasi militaresco, fino a che il caos non prevale, e lì l’autore si svincola dai canoni letterari ricorrendo a espedienti del futurismo, dando peso allo spazio, azzerandolo, mettendo parole alla rinfusa e non seguendo le regolari linee orizzontali per la scrittura.

Questo non è un racconto in cui avventurarsi se non si è pronti a rimanerne marchiati per molto, molto tempo. Doll Syndrome mi ha turbata, adempiendo pienamente alla missione per cui è nato. Mi sento di consigliare agli appassionati di genere sia la lettura del libro che la visione del film, nel quale Cristopharo e Cavaletto si sono destreggiati abilmente nel rappresentare un essere che di umano ha ormai ben poco e nel ricreare atmosfere alienanti.

Un ringraziamento speciale ad Andrea Cavaletto

Il DVD di Doll Syndrome è disponibile su www.tetrovideo.com

Nina-chan Articoli
Dolce, carina, coccolosa, sadica, affascinata dall'horror e dal creepy... insomma, gli opposti convivono in me. "Mani in pasta" ovunque con collaborazioni tra sceneggiature, recensioni, gestione di disegnatori ed autori, sono loro il mio mondo. Datemi libri, non fiori.

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