Nel panorama dei videogiochi indie spesso ci troviamo immersi in titoli straordinari, partoriti da piccoli studi che nel tempo divengono leggendari. Supergiant Games, team statunitense indipendente, è senza ombra di dubbio nel cuore di molti giocatori dopo i validissimi Bastion, Transistor e il meno riuscito Pyre. Oggi sono qui per parlarvi della quarta opera di questi talentuosi sviluppatori, Hades, arrivato in accesso anticipato su PC a fine 2018 e uscito ufficialmente nella sua versione definitiva qualche giorno fa assieme al porting per Nintendo Switch, divenuta oramai una vera e propria indie-machine.
Hades è un roguelite con visuale isometrica che sprizza stile da tutti i pori. Nei panni di Zagreus, figlio di Ade e principe degli Inferi, saremo impegnati a fuggire dalla dimora paterna attraversando nemici e pericoli sempre maggiori lungo livelli generati proceduralmente. Perire durante la nostra fuga ci riporterà immediatamente al punto iniziale, l’ufficio di Ade, che fungerà anche da hub centrale dove poter spendere le risorse trovate durante i nostri tentativi di evasione. Non manca ovviamente un solido impianto narrativo, che si sviluppa tra una partita e l’altra tramite intermezzi video successivi alla nostra morte o conversando con gli ospiti all’interno della dimora di Ade.
L’originalità e capacità di Supergiant Games è evidente in tal senso: dotare Hades di un plot narrativo profondo e scandito in questo modo rende ogni morte del giocatore decisamente meno frustrante. La caratterizzazione dei personaggi è la ciliegina sulla torta, poiché non solo il protagonista, ma anche le varie divinità sono rese meravigliosamente, ognuna con le sue sfaccettature caratteriali e rapporti di amore e odio per le altre. I dialoghi, sempre ben scritti, strappano anche qualche risata, oltre ad approfondire la personalità di ogni personaggio.
La natura roguelite di Hades, più elastica rispetto al roguelike puro, ha consentito agli sviluppatori una maggiore libertà. Ogni morte del giocatore non porta ad un totale reset dei potenziamenti, così che potremo usare gli oggetti trovati durante le nostre fughe per comprare nuove armi, potenziare in maniera permanente le abilità di Zagreus e infine restaurare nuove zone all’interno dei dungeon, come ad esempio le fontane curative, che saranno di grande aiuto nel corso delle nostre avventure.
Arrivando al cuore del gioco, il gameplay, ci sono solo parole positive da spendere nei confronti di Hades. Si procede nei livelli generati proceduralmente, scegliendo di volta in volta un percorso piuttosto che un altro. La nostra decisione sarà influenzata dalla ricompensa segnalata sulla porta di ogni stanza, che andrà da monete per fare acquisti presso l’emporio di Caronte, fino a potenziamenti per la salute massima, senza dimenticare i doni divini che valuteremo in base al tipo di build che vorremo assemblare procedendo nella nostra scalata.
Non mancano ovviamente delle boss fight incredibilmente ostiche, che richiederanno più di qualche tentativo per essere superate. Il combat system è velocissimo, spietato e brutale senza mai essere confusionario, anche con un numero considerevole di nemici a schermo, unito ad una varietà di situazioni che mai in sede di recensione mi hanno annoiato. Ciò deriva principalmente dal fatto che ogni fuga dalla dimora di Ade non sarà mai uguale alla precedente. Giocano un ruolo cruciale in questo le diverse armi iniziali tra cui scegliere, ognuna con un suo particolare stile di combattimento, ma soprattutto la combinazione di doni degli Dei che troveremo durante l’esplorazione.
Il talento della divinità che deciderà di aiutarci si rifletterà anche sul tipo di poteri donati a Zagreus. Ad esempio, i poteri di Afrodite, Dea dell’amore, punteranno a ridurre l’output offensivo dei nostri nemici, mentre quelli di Ares, Dio della guerra, andranno ad aumentare in maniera considerevole il danno inflitto dal nostro principe ai vari nemici. La scelta è vastissima e ci permette di creare delle combinazioni diverse in ogni partita, ad esempio potremo combinare i poteri elettrici conferiteci da Zeus a quelli difensivi di Atena oppure alla possibilità di rallentare il nemico tramite l’elemento del ghiaccio donato da Demetra.
Gli sviluppatori hanno pensato anche ai giocatori meno avvezzi al genere, inserendo una “Modalità Dio“. Questa particolare modalità renderà la vita più facile agli utenti, inserendo di base una resistenza del 20% agli attacchi dei nemici. In caso di morte questa salirà del 2% di volta in volta, così da non precludere il finale di gioco agli utenti meno abili. Personalmente è una scelta che ho apprezzato molto, perché permette di andare incontro a qualsiasi tipologia di giocatore. In direzione completamente inversa troviamo invece il Patto della Pena, un insieme di particolari modificatori utilizzabili una volta terminata la prima fuga, che andranno ad incrementare ulteriormente la difficoltà di gioco con ricompense sempre più ricche.
Ciò che però lascia davvero senza parole in Hades è l’art direction: dall’oscuro Tartaro fino alla superficie terrestre, passando per gli infernali e bollenti Prati dell’Asfodelo, ci troveremo davanti ad un’opera d’arte in movimento. Uno stile ispirato unito ad una palette colori azzeccatissima sono la combinazione perfetta per un vero e proprio spettacolo visivo. Mi aspettavo molto da Supergiant Games, ma stavolta il team si è spinto davvero oltre, proponendo una rivisitazione in salsa pop delle divinità greche e di tutto il mondo ad esse collegato che si è dimostrata sensazionale.
Queste qualità di natura artistica compensano perfettamente il comparto tecnico del titolo, il quale non ha la pretesa di mettere in mostra una mole poligonale troppo complessa, non necessaria e probabilmente anche poco adatta alla tipologia di gioco. Nella versione da me provata, quella Nintendo Switch, il gioco mantiene una risoluzione nativa di 720p sia in modalità docked che portatile. Ho trovato la resa finale ottima in modalità portatile, al contrario la risoluzione limitata all’HD si dimostra appena sufficiente da usare su TV, mettendo in mostra un aliasing talvolta fin troppo marcato anche su monitor 1080p.
Sul versante del frame rate, invece, Hades è ancorato ai 60 fotogrammi al secondo per la maggior parte del tempo, con qualche calo di minore entità che si palesa nei livelli più densi di nemici, ma nulla che comprometta la giocabilità. Sul piano tecnico ho trovato la versione Nintendo Switch decisamente solida, spero però in una patch nelle prossime settimane per un aumento di risoluzione in modalità TV.
Un nota di merito va al doppiaggio inglese, ben realizzato grazie a una perfetta scelta delle voci per le varie divinità presenti. Non manca ovviamente la localizzazione italiana, con testi e dialoghi completamente tradotti. Un piccolo passo indietro rispetto ai lavori precedenti, invece, l’ho percepito sulle musiche utilizzate, con alcune tracce perfettamente adatte al contesto ed altre meno incisive e memorabili.
Hades è l’ennesimo titolo imperdibile di Supergiant Games. Il clamoroso lavoro svolto sul piano artistico, si sposa perfettamente con una rivisitazione delle divinità classiche arricchito da una narrazione mai banale come da tradizione per lo studio di sviluppo californiano. Un gameplay stratificato e complesso unito ad una rigiocabilità praticamente infinita completano il pacchetto, portando sul mercato un nuovo esponente di assoluta qualità per il genere roguelite.
La conversione per Switch è riuscita a metà: se da una parte il gioco si presta perfettamente ad essere giocato in modalità portatile, non manca qualche problema in modalità TV. Hades debutta sul mercato ad appena 20/25 euro e spazza via i problemi storici del genere come ripetitività e frustrazione, grazie ad una varietà senza precedenti e una difficoltà scalabile in base alle capacità del giocatore. Il mio consiglio quindi è di non lasciarsi sfuggire il titolo a prescindere dalla piattaforma di gioco posseduta. Gli Inferi vi attendono!
Special thanks to Supergiant Games
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