Diciamoci la verità: quante serie tv esistono? Quante ce ne vengono consigliate che poi non vediamo mai? E di quante altre, pur essendo appassionati della materia, non abbiamo mai sentito parlare? Ecco, proprio quest’ultimo sarebbe stato il caso di Ted Lasso, serie tv in esclusiva Apple TV+, se un amico non mi avesse invitato a guardare insieme il primo episodio, lasciandomi gentilmente le sue credenziali di accesso alla piattaforma. Per fortuna.
Ted Lasso porta (ça va sans dire) il nome del suo protagonista e narra le (dis)avventure di questo piccolo allenatore di football americano che viene inaspettatamente ingaggiato da una fittizia squadra londinese della Premier League (la nostra Serie A, per intenderci), l’AFC Richmond, pur non avendo la minima esperienza come allenatore di calcio o la conoscenza delle regole base di questo sport.
Inutile dire che Jason Sudeikis (Masterminds, Come ammazzare il capo… e vivere felici, Come ti spaccio la famiglia), che aveva già interpretato l’allenatore Ted Lasso in una serie di spot promo delle Premier League su NBC Sports, sia il pilastro portante della serie; il suo personaggio è tanto ingenuo quanto caparbio, al punto da far cambiare idea a chiunque lo sbeffeggi e non creda in lui… ovvero tutti, dalla squadra ai tifosi da bar del quartiere.
Nella sua comicità mai demenziale, Ted Lasso è l’ennesimo esempio, mai banale, di come impegno, determinazione e non meno spontaneità siano sempre il cocktail giusto per affrontare la vita ed il proprio lavoro e poter dire, indipendentemente dal risultato raggiunto: “Ce l’ho messa tutta e tutti l’hanno capito”. Non è affatto semplice, poi, passare dal sembrare un perfetto imbecille al risultare inaspettatamente credibilissimo nei momenti più seriosi della stagione.
Nonostante l’ovvia assurdità del soggetto di base di questa sport comedy, diventa semplice affezionarsi sin dalle prime puntate sia alla storia che ai molti personaggi di contorno: c’è la neo-presidentessa appena lasciata dall’ex marito (ed ex presidente del club) interpretata da Hannah Waddingham (Il Trono di Spade, Sex Education), il dirigente vessato, il fenomeno -ma idiota- della squadra con fidanzata modella a seguito (Juno Temple), il vecchio e serioso (ex) campione a fine carriera, la famiglia oltreoceano del nostro allenatore, il suo vice, il giardiniere bullizzato, eccetera. Un mosaico di comprimari apparentemente stereotipati, ma che puntata dopo puntata emerge pian piano in tutta la sua tridimensionalità. Ogni personaggio ha la sua storia, le proprie turbe e i lati più fragili e positivi, tutti ottimi elementi funzionali agli intrecci e gli inaspettati risvolti di trama, che di rado coinvolgono l’elemento calcistico della serie.
Inevitabili poi i soliti cliché sulle differenze tra usi e costumi americani e inglesi, ma anche qui la si tocca piano e bene, senza risultare mai ridondanti, fastidiosi e fuori luogo.
La mano dello sceneggiatore Bill Lawrence, creatore di quel piccolo capolavoro chiamato Scrubs, c’è e si vede: non è mai facile divertire e coinvolgere anche emotivamente lo spettatore, ritagliare il giusto spazio ed approfondimento ad ogni personaggio secondario e valorizzare quanto basta tutte le sfaccettature di una serie. Con il giusto protagonista e dei buoni attori, però, tutto ciò diventa possibile.
10 episodi da 30 minuti l’uno sono più che sufficienti per apprezzare Ted Lasso e permetterle di essere più di una serie “passatempo”. Per fortuna l’appuntamento con la seconda stagione è già fissato al 2021: non sarà facilissimo ripetersi, ma tutti gli elementi per continuare sulla buona strada di certo non mancano.
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