Aliens – Orbita Mortale, di James Stokoe

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Voto:

Dopo aver letto la graphic novel di Alien 3 basata sulla sceneggiatura di uno dei miei romanzieri preferiti, William Gibson, pensavo che si fosse raggiunto l’apice e che altri fumetti basati sulla saga di Alien non mi avrebbero colpito più di tanto. A conti fatti, è stata una delle osservazioni più sbagliate fatte in vita mia.

James Stokoe, fumettista al quale nessun complimento rende davvero giustizia (se non mi credete date un’occhiata a Godzilla – La Guerra dei 50 anni), firma il volume Aliens – Orbita Mortale, che è praticamente come un figlio per lui: ogni singola cosa, dalla storia ai disegni fino al lettering e la copertina è completamente opera sua. Mentre alle volte questo può essere un male (con disegnatori bravi, ma che non azzeccano una sceneggiatura manco per sbaglio o viceversa) lui si dimostra abilissimo in ogni fase della produzione, portando alla luce un’opera pregevolissima. Fatemi parlare un po’ della trama, prima che mi trasformi in un groupie.

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Una stazione di rifornimento della Weyland-Yutani, la Sfacteria, si imbatte in una nave mezza distrutta che vaga per l’etere senza nessuno che risponda. Segnalando tenui presenze di vita all’interno, parte dell’equipaggio decide di andare a controllare e trova tre esseri umani in sonno criogenico; tentando di svegliarli qualcosa va storto, e i gas rilasciati dalle crio-brande sciolgono la pelle dei dormienti malcapitati, riducendoli ad uno stato tremendo e doloroso.

Mentre l’ufficiale tecnico Wascilewsky (protagonista principale) tenta assieme ad altri membri dell’equipaggio di capire chi fossero quelle persone e perché si trovassero alla deriva, due chestburster escono da altrettanti addomi già mutilati dei soccorsi. In un attimo i parassiti crescono e si diffonde il panico, con i pochi membri a bordo sprovvisti di armi che faranno di tutto per salvare il salvabile, tra cui le loro stesse vite.

aliens orbita mortale chestburster

La trama in sé non si distacca dal filone classico, e questo la porta a funzionare molto bene in quanto è semplice e dà modo a Stokoe di trovare soluzioni di sceneggiatura e rappresentazioni visive davvero ispirate e geniali, specie quando si tratta di alternare passato e presente. Nella colorazione vengono utilizzati molto il blu e le sue varie tonalità, che richiamano la desolazione e la solitudine dell’universo, e il rosso con altri colori caldi, simbolo dei segnali d’allarme, del sangue e di un calore negato ai protagonisti.

Un ulteriore pregio per me sta nel numero non eccessivo di personaggi e una lunghezza della storia che si attesta sulle 100 pagine, caratteristiche che combinate alla tensione costante evitano che ci si confonda e mantengono sempre alta l’attenzione. Proprio per questo motivo il fumetto si finisce abbastanza in fretta, ma è un bene: piuttosto che allungare il brodo con scene inutili solo per farlo durare di più (e renderlo più costoso), l’autore ha preferito dire solo quello che c’era da dire, e farlo magistralmente. Una scelta non solo sensata, ma quasi coraggiosa, in tempi in cui i videogiochi vengono riempiti di missioni inutili per essere definiti longevi, le serie tv devono avere per forza episodi su episodi che durano un’ora o più e i film si presentano come grandi colossal solo per staccare qualche biglietto extra.

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Aliens – Orbita Mortale non è soltanto promossi a pieni voti, ma merita anche una lode. Spero che James Stokoe torni presto a meravigliarci e farci emozionare fin nel profondo, come profondi sono lo spazio e la paura che si percepiscono in questo volume.

Un ringraziamento speciale a SaldaPress

Chirano Articoli
Diplomatə al corso e al Master di Sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Torino, laureatə in Letteratura Giapponese a UniTO e felice di essere qua :)

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