Tamarin è un gioco che personalmente mi aveva molto incuriosita dai trailer, con il cucciolo di primate protagonista intento ad andarsene in giro in un mondo quasi fiabesco, combattendo dei cattivi insetti in grado di usare la tecnologia. Mi aveva ricordato molto sia Spyro che alcuni vecchi giochi per il PC, proponendo un mix tra platform e shooter che sembrava interessante. Purtroppo, le mie buone impressioni si sono rivelate tutte sbagliate.
Iniziamo dalla storia, praticamente inesistente: gli insetti hanno bruciato la casa di Tamarin e rapito la sua famiglia, quindi il cucciolo (rimasto inspiegabilmente illeso nonostante la distruttività dei nemici) si troverà a dover combattere per la sua terra e soprattutto per salvare i suoi familiari. Tamarin non parla mai se non con un porcospino che gli fa da mentore: questo permette di comprendere meglio la storia, ma diventa davvero qualcosa di superficiale, un mero espediente per dare un senso al tutto che non coinvolge affatto il giocatore né con gag divertenti né con momenti strappalacrime.
Il titolo si presenta ostico, perché sebbene sia semplice sulla carta la sua giocabilità si rivela una vera e propria nemica. Al cucciolo sono consentite varie acrobazie che anziché agevolarlo lo limitano, dal momento che vanno eseguite perfettamente per salire su determinate parti, altrimenti il giocatore verrà costantemente frustrato dall’incapacità e ottusità del personaggio di non sapersi aggrappare alle superfici (cosa che avviene anche quando si è in acqua e si vorrebbe riemergere). Un altro enorme ostacolo è rappresentato dalla parte di shooting, a causa di un mirino poco reattivo, decisamente piccolo e con la possibilità di agganciare solo avversari sopraelevati, insomma al di fuori di ogni intuito umano.
A remare contro l’esperienza di gioco contribuisce anche l’assenza di una mappa (a onor del vero ogni tanto si trovano dei cartelli negli incroci, ma questi non aiutano granché e tutte le scritte del gioco, compresi i dialoghi, sono a dir poco minuscole) che fa vagare spesso inutilmente fino a che non si trova la via giusta a caso. Sì perché dall’inizio del gioco non viene data alcuna indicazione su cosa bisogna fare, come bisogna farlo e dove andare, ogni cosa è dispersa nell’aere come alcune dinamiche di gioco. Dalle formiche si possono salvare gli uccellini che servono per sbloccare zone e abilità, peccato che possano subire non solo il fuoco amico, ma spesso essere individuati anzitempo dai nemici, quindi uno o due uccellini vengono inevitabilmente sacrificati sotto lo sguardo impotente del giocatore.
Un aspetto che bene o male viene poco considerato, ma che merita di essere menzionato in quanto fondamentale come base per tutto, è la colonna sonora. Le musiche tuttavia sono avvincenti solo nella fase shooting, altrimenti nel mondo del gioco si sussegue sempre la stessa musichetta, che dopo poco diventa vagamente irritante oltre che monotona. Molto antipatico è che la base sonora della schermata iniziale dopo pochi minuti finisca, lasciando il posto a un imbarazzante silenzio. Tamarin si sarebbe prestato bene a un comparto sonoro più valido come quelli di Crash o Spyro, ma anche da questo punto di vista purtroppo non ha centrato l’obiettivo.
Tamarin è un videogioco frustrante dal target di età poco chiaro, perché ai nemici formica, sebbene siano insetti, viene staccata la testa alla morte e sanguinano copiosamente, senza contare che il cucciolo usa un vero e proprio arsenale nelle fasi shooting fra uzi, shuriken, lanciarazzi… Ma il vero problema di questo gioco è il suo essere inconcludente: non dona il piacere del semplice gioco e neanche della trama; è un ibrido che non trova alcuna collocazione né nel pubblico né per se stesso. Purtroppo questa mascotte carina verrà dimenticata fin troppo facilmente e tutto lo sforzo per creare un character design solido verrà vanificato.
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