Dopo l’ottimo lavoro di Santa Monica Studio con God of War, anche Ubisoft ha deciso di incentrare un titolo del proprio brand di punta sulla mitologia norrena con Assassin’s Creed Valhalla.
Il titolo si pone come la fine di un percorso, una trilogia iniziata con Origins nel 2017 e proseguita con Odyssey l’anno successivo. Va fatta quindi una doverosa premessa: se avete mal digerito le due iterazioni precedenti della saga, non sarà di certo Valhalla a farvi cambiare idea, dato che eredita dai predecessori la struttura di gioco principale e la medesima quantità soverchiante di contenuti.
Il gioco ci mette nei panni di Eivor, un giovane vichingo (con possibilità di scegliere la sua controparte femminile) alle prese con l’espansione del Clan del Corvo di cui fa parte, iniziando dalla Norvegia e arrivando fino in Inghilterra, dove costruiremo un accampamento che fungerà da hub centrale per le nostre avventure.
La struttura narrativa principale è divisa in saghe, scisse a loro volta in capitoli: ogni saga è legata alla storia di uno specifico territorio che dovremo conquistare o rendere nostro alleato. Parallelamente troviamo sezioni ambientate nel presente con Layla Hassan, ex membro dell’Abstergo e oramai membro effettivo della confraternita degli Assassini, già vista in Origins e Odyssey. Lo spazio concesso a quest’ultima è decisamente maggiore rispetto al passato, ma rimane sempre marginale, quindi ci troviamo davanti a fasi di gioco che mancano decisamente di mordente rispetto a quanto visto in passato con Desmond Miles.
Da giocatore storico di Assassin’s Creed ho apprezzato particolarmente i continui riferimenti al passato della saga, grandi assenti nel precedente capitolo, elementi che i fan apprezzeranno sicuramente. Senza fare spoiler, Coloro che vennero prima (Isu per chi ha giocato i titoli più recenti) sono presenti e avranno un ruolo importante nel gioco.
Il problema di Assassin’s Creed Valhalla sul piano narrativo è che tutto risulta diluito, poco coeso, come se gli sviluppatori avessero deciso di dare precedenza alla quantità piuttosto che alla qualità. Non mancano ovviamente momenti topici di grande spessore e colpi di scena inaspettati, ma spesso fra questi si trovano situazioni in cui è difficile essere genuinamente curiosi di scoprire come andranno a finire le vicende.
In alcuni frangenti, il titolo di Ubisoft Montréal narra dannatamente bene gli eventi di gioco, però a questo si alternano infiniti viaggi dal punto A al punto B ricchi di dialoghi spesso superflui o missioni riempitive assolutamente dimenticabili. Uno snellimento generale avrebbe giovato moltissimo al ritmo narrativo dell’opera.
Espressa la mia più grande perplessità riguardo Assassin’s Creed Valhalla, credo sia doveroso riconoscere l’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori riguardo la mitologia norrena e la cultura vichinga. La continua ricerca del Valhalla, la brutalità degli scontri e la riproduzione di riti e usanze tipiche delle popolazioni in questione, trasportano completamente il giocatore all’interno di quel mondo così selvaggio e spietato.
Questo lavoro si riflette anche sui combattimenti, molto fisici e con un feedback dei colpi reso grandiosamente. La brutalità visiva messa in mostra dal gioco è decisamente di primo livello, ettolitri di sangue scorreranno ai piedi di Eivor, tra mutilazioni, attacchi finali di una violenza inaudita e le urla dei nemici che imploreranno pietà. Il combat system è un’evoluzione di quanto visto già nei due precedenti titoli della saga, ma stavolta Ubisoft sembra aver trovato la quadra e credo sarà un’ottima base da sviluppare nei futuri capitoli della serie.
In aggiunta a questo c’è un gradito ritorno: le fasi stealth. Durante alcune missioni potremo decidere se caricare i nemici con un assalto frontale oppure optare per un approccio diverso, indossando mantello e cappuccio e colpendo i nostri bersagli come un fantasma tra la folla. La riproposizione di questo elemento è molto importante per il brand, essendo un ritorno alle origini e una feature richiesta a gran voce dai fan negli ultimi anni.
La struttura RPG per la progressione del personaggio ha subito cambiamenti importanti con una graditissima semplificazione. Non troviamo più un livello del personaggio e dell’equipaggiamento, tutto sarà focalizzato attorno al livello di “Potenza“, che aumenterà man mano che acquisiremo nuovi perk dall’albero dei talenti. Quest’ultimo si sviluppa principalmente in tre direzioni: attacchi corpo a corpo, stealth e attacchi a distanza. Si può procedere nella direzione che si preferisce e creare l’ibrido più adatto al nostro stile di gioco.
L’equipaggiamento quindi che funzione ha? Rispetto al passato, nel gioco sono presenti molte meno armi ed armature e queste andranno equipaggiate con sapienza in base al set scelto. Nel mio caso ho scelto il set Berserker che garantisce un bonus sul combattimento corpo a corpo e abilità ad esso collegato. Le abilità attive stavolta non andranno sbloccate mediante l’albero dei talenti, ma tramite dei tomi disseminati in tutta l’area di gioco.
Queste modifiche piuttosto importanti svolte sulla progressione del personaggio permettono finalmente di proseguire nella main quest senza dover necessariamente accumulare esperienza nelle missioni secondarie. È probabilmente uno degli aspetti dove Ubisoft ha lavorato meglio, riuscendo a scrollarsi di dosso uno dei più grandi difetti di Assassin’s Creed Odyssey.
L’accampamento del nostro clan, menzionato in apertura di recensione, potrà essere potenziato con negozi e abitazioni lungo 6 livelli di progressione. Di volta in volta sbloccheremo nuove attività da poter costruire e, di conseguenza, nuove missioni secondarie ad esse collegate. Questo aspetto ricorda molto quanto visto nella generazione Xbox 360 e PS3 con Assassin’s Creed II e la sua Villa Auditore, o ancora la tenuta Davenport nel terzo capitolo.
Riguardo le attività secondarie, vanno sicuramente elogiate le cruente razzie dei villaggi nemici e gli assalti alle fortezze dell’esercito sassone, invece sulle missioni secondarie troviamo ancora qualche fetch quest noiosetta, anche se non mancano missioni più ispirate di tanto in tanto. Un esempio sono alcuni degli incarichi per conto degli Occulti alla ricerca dei vari membri dell’Ordine degli Antichi.
Valhalla è uno degli Assassin’s Creed più vasti di sempre, quindi non sorprende scoprire che potrà intrattenerci anche per 60 o 70 ore, sfiorando le 100 per chi vorrà completare tutte le missioni secondarie e scoprire ogni mistero o tesoro presente sulla mappa. Proprio quest’ultima è di dimensioni estremamente generose: oltre alla vasta area norvegese iniziale, è presente l’Inghilterra in tutta la sua varietà.
Ci troveremo a scalare immensi picchi innevati fino ad attraversare enormi pianure ricche di vegetazione o paludi assolutamente inospitali per l’essere umano. La differenziazione tra le varie regioni è perfettamente riuscita e troveremo sempre qualcosa di sorprendente lungo la nostra avventura. Non mancano poi sezioni dove gli sviluppatori hanno potuto osare di più, come Asgard, la residenza delle divinità norrene, ma non aggiungerò altro così da evitare anticipazioni.
In sede di recensione ho giocato Assassin’s Creed Valhalla sulle console next-gen di casa Microsoft, Xbox Series X e Series S. Il colpo d’occhio è notevole, le texture ambientali, il sistema d’illuminazione e l’elevata draw distance aiutano moltissimo in questo, restituendo una presentazione assolutamente di qualità. Trattandosi di un titolo cross-gen, inevitabilmente, sono presenti anche elementi meno curati, animazioni di corpo e viso in primis che non si discostano da quanto visto nei precedenti capitoli. Complessivamente non ci troviamo ai livelli di Red Dead Redemption 2 o The Last of Us Parte II, ma la resa finale è decisamente promossa.
Parlando nel dettaglio delle due versioni da me testate, su Xbox Series X troviamo un frame rate ancorato per gran parte del tempo ai 60 fotogrammi al secondo con una risoluzione 4K dinamica e supporto ad HDR e Freesync. Quest’ultimo torna particolarmente utile durante le cutscene, essendo affette da un fastidioso tearing, difetto completamente assente su monitor e TV che supportano tale tecnologia. Su Series S invece troviamo un frame rate ancorato a dei solidissimi 30 fotogrammi al secondo e una risoluzione dinamica che oscilla tra i 1620p e i 1440p, presente anche qui il supporto ad HDR e Freesync.
Nel complesso quindi il lavoro svolto da Ubisoft sulle piattaforme next-gen è valido e restituisce un buon risultato a schermo. Rimane abbastanza inspiegabile l’assenza di una modalità a 60 frame anche per Xbox Series S, magari puntando ad una risoluzione di 1080p; la speranza è che arrivi con un prossimo aggiornamento. Perfetta l’implementazione dell’HDR da parte di Ubisoft, con il proprio tool interno al gioco per tarare alla perfezione il pannello che si sta utilizzando.
In generale sembra ci sia bisogno però di un lavoro di debug più approfondito. Nel corso della mia avventura ho riscontrato diversi problemi: NPC completamente immobili nella loro posizione, imbarcazioni volanti e qualche obiettivo non sbloccato. In ogni caso nulla che mi abbia impedito di recensire il gioco o richiesto di ricominciare una quest da capo.
Per quanto riguarda la colonna sonora, troviamo i lavori dello storico compositore dei primi episodi della serie Jesper Kyd insieme a Sarah Schachner, compositrice delle colonne sonore di Unity e Origins. Già dalle prime ore di gioco è possibile notare il salto di qualità rispetto al passato e un ritorno ad alcune sonorità che meglio si sposano con la saga di Assassin’s Creed. Diversamente, sul doppiaggio italiano ho riscontrato alti e bassi. Eivor e pochi altri comprimari hanno voci calzanti, altri invece lasciano decisamente a desiderare.
Ubisoft Montréal ha realizzato un buon gioco che evolve e migliora la formula già vista in Origins e Odyssey. Lo snellimento della struttura di progressione del personaggio aiuta moltissimo il titolo nello svecchiare e alleggerire quanto visto nel precedente capitolo. Non mancano tuttavia criticità importanti come una narrazione fin troppo diluita e qualche bug di troppo. Chiude il pacchetto un combat system decisamente convincente e brutale al punto giusto, perfettamente in sintonia con l’anima vichinga che traspare da ogni pixel. Il Valhalla vi attende!
Un ringraziamento speciale ad Ubisoft
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