La copertina o il titolo del libro di cui vi sto per parlare avranno riportato alla memoria di molti di voi Ico (ma anche Shadow of the Colossus e The Last Guardian). Infatti Ico – Il castello delle nebbie ha origine dal celebre gioco di Fumito Ueda pubblicato da Sony Computer Entertainment nel 2001. In seguito al successo mondiale del videogame, venne chiesto a Miyuki Miyabe di scrivere questo romanzo per approfondirne la storia; si tratta di un’autrice ben nota, vincitrice di numerosi premi non solo in Giappone, e quest’opera è un chiaro esempio della sua bravura.
Il volume si presenta bello corposo, con in copertina lo stesso artwork principale del gioco, ispirato a de Chirico; insomma, un ottimo biglietto da visita. L’edizione è brossura, quindi la copertina è morbida e non cartonata, e questo per certi versi facilita la lettura permettendo di portarsi il libro letteralmente ovunque e poterlo leggere anche nelle posizioni più scomode. Inoltre questa enorme flessibilità non va affatto ad incidere sulla colla, tanto che non si sente alcun preoccupante scricchiolio all’apertura del volume.
Tuttavia la copertina è molto leggera e come tale ha un contro del quale mi permetto di avvisarvi: gli angoli tendono a spellarsi molto facilmente e proprio per questo, se siete dei collezionisti, vi consiglio di porvi gran cura se non addirittura di pensare ad una sovraccoperta protettiva.
Passiamo finalmente alla parte più importante: la trama. Mi permetto di riassumerla brevemente per tutti coloro che non hanno mai avuto modo di approcciarsi al gioco o che ne hanno solo un lontano e vago ricordo. Ico non è un ragazzo come tutti gli altri: nasce con il fardello di essere un “sacrificio“, perché a differenza di tutti gli altri bambini presenta delle piccole protuberanze sulla fronte, che in una notte sola cresceranno diventando vere e proprie corna. Si dice che i sacrifici servano per placare l’ira del castello delle nebbie, ma un concatenarsi di eventi renderà il protagonista diverso dagli altri suoi simili, tanto che, anziché rimanere rinchiuso ed addormentato in un sarcofago dalla forma simile a quella di un grande uovo, si troverà a vagare per il castello.
L’unico obiettivo di Ico è quello di ritornare a casa, però l’edificio è un vero e proprio prodigio architettonico, più simile a un labirinto che a un castello, e nel suo vagare libererà una strana ragazza il cui nome si rivelerà poi essere Yorda. Da quel momento alla sua missione si aggiunge il compito di salvare la sconosciuta non solo dalle grinfie del castello, ma anche dagli assalti da parte di strane creature fatte di fumo nero, e come se non bastasse c’è anche la regina a mettere loro i bastoni fra le ruote.
In un susseguirsi interminabile di stanze, perdendosi fra i pensieri dei due (poiché fra di loro c’è una barriera linguistica che non permette di comunicare facilmente) si sviluppa il viaggio dei protagonisti alla riscoperta di cosa sia realmente accaduto all’interno di quelle mura e anche di loro stessi.
Il linguaggio è molto evocativo e si adagia su minuziose descrizioni delle ambientazioni, oltre che dei personaggi, per donare il massimo coinvolgimento. Sì perché nonostante gli intenti, i desideri, le paure e le speranze di tutti siano (o diventeranno) noti, ciò che rende magico Ico – Il castello delle nebbie è che Miyuki Miyabe ci permette di vivere insieme ai protagonisti e sviluppare anche noi come lettori dei sentimenti, empatizzando, molto democraticamente, con quasi ogni personaggio con il quale ci sarà interazione.
I risvolti interessanti sono molti e inaspettati. La prosa è volutamente ripetitiva, a tratti pesante, per immettere il lettore nell’atmosfera del castello: un’ambientazione austera, senza tempo, ferma, dove non c’è altra forma di vita a parte quella dei protagonisti e dove il silenzio stesso regna sovrano, tanto da far apparire i pensieri addirittura rumorosi. L’autrice si dimostra capace di una scrittura camaleontica, poiché non solo riesce a trasmettere l’atmosfera voluta, ma plasma la sua penna a seconda del personaggio su cui si focalizza, armonizzandosi con il suo carattere. Verso la fine, inoltre, assume le tinte rivelatrici tipiche di un romanzo thriller.
C’è solo una nota che a mio parere ha stonato maggiormente durante la lettura, ma che a freddo non mi ha disturbata più di tanto: il modo in cui sono suddivisi i capitoli. Il quantitativo di pagine che costituiscono un singolo capitolo è giusto e consente oltre che una lettura agevole anche dei buoni punti in cui potersi interrompere, ma anziché alternarsi fra i due personaggi, l’autrice predilige prima concentrarsi per un lungo pezzo della trama unicamente su Ico e poi su Yorda, per ottenere solo in seguito una visione più dinamica d’insieme. Questo espediente rallenta la lettura, ma vi consiglio di armarvi di pazienza, perché con il senno di poi tutto avrà un senso ed ogni fatica verrà assolutamente ripagata.
Ico – Il castello delle nebbie è una lettura che non può fare a meno di rivelarsi molto piacevole per tutti coloro che hanno amato il videogioco, ma anche per le persone che più in generale amano il genere fantasy (inscatolarlo unicamente nel genere “per ragazzi” sarebbe altamente riduttivo), poiché non c’è bisogno di aver giocato l’opera originale per poterlo apprezzare. Sicuramente va incontro ad un pubblico molto vario, l’importante è non scoraggiarsi durante la lettura e lasciarsi trasportare dal flusso di parole intessuto dall’autrice.
Un ringraziamento speciale a Kappalab
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