Uno dei motivi che mi hanno portato a creare il sito sul quale vi trovate è l’amore per la scrittura: avevo tanta voglia di scrivere e mi serviva un motivo valido per fare continuamente pratica e migliorarmi, così ho iniziato a parlare delle mie passioni. In questi anni non ho mai smesso di mettermi in discussione, di porre quanta più attenzione possibile anche a quei dettagli che a tanti potrebbero sembrare superflui (come gli accenti), e questo processo di affinamento credo non si esaurirà mai davvero.
“Grammatica per cani e porci” di Massimo Birattari dunque non poteva che scatenare in me un’enorme curiosità, un po’ per il titolo accattivante, che lascia intendere un approccio più colloquiale e meno noioso del solito per un libro sulla grammatica, ma soprattutto per il riferimento in copertina a errori comuni e insidie dell’italiano, che per uno sempre pieno di dubbi come il sottoscritto è manna dal cielo.
Birattari, che purtroppo non conoscevo prima d’incappare in questo libro, si occupa da molti anni di scrittura e grammatica italiana, con particolare attenzione alla didattica per i più giovani. Tutta la sua competenza e l’esperienza nel rendere facilmente comprensibili le regole, a volte contorte, della nostra lingua, risultano ben evidenti in Grammatica per cani e porci, che si lascia leggere con grande piacere ed imprime in maniera chiara nella mente i concetti esposti.
Una caratteristica interessante di questo libro è il suo essere in grado di rivolgersi ad un pubblico molto ampio e variegato. Non è una lettura destinata prettamente ai bambini o agli adulti, ma una sorta di via di mezzo, che penso sia molto adatta per essere affrontata da grandi e piccini insieme. Accanto a spiegazioni accurate delle regole, infatti, troviamo quiz ed esempi pratici, nonché le simpatiche vignette di Niccolò Barbiero, che contribuiscono ad alleggerire il tutto.
L’aspetto maggiormente istruttivo di Grammatica per cani e porci, però, risiede probabilmente nella spiegazione del perché una regola funzioni in un determinato modo, e di come in generale funzioni la lingua italiana. È un qualcosa che secondo me andrebbe fatto sempre, a partire dalle elementari, senza temere che alcuni dettagli possano non essere recepiti appieno. Già soltanto sapere che c’è un motivo per cui una parola o un modo di dire vanno scritti in un modo anziché in un altro, ha di certo tutt’altro valore rispetto alla cieca fede del “perché sì”.
Prevedibilmente, apprendiamo che molte regole presenti nella nostra lingua sono figlie del latino; per fare un esempio parole come scienza e conoscenza, pur somigliandosi molto nel parlato, nello scritto si distinguono per la presenza o no della i, e questo dipende dai verbi latini scire e cognoscere dai quali derivano. Molto curiose poi le storie dietro quelle parole diventate d’uso comune, ma che sono a tutti gli effetti degli “sgorbi“: è il caso di rallenty, che è una distorsione del francese ralenti usata però con pronuncia inglese.
L’autore entra anche nel merito di quei modi di dire come alla bell’e meglio o e compagnia cantante che, rimandando ad un mondo che non è più il nostro, spesso per sentito dire ricevono storpiature come alla bene e meglio o e compagnia cantando, meno strane alle nostre orecchie ma prive di senso. Viene trattata inoltre la questione di tutte quelle pseudoregole apprese da qualche insegnante durante il percorso scolastico, che magari riteniamo erroneamente insindacabili. Via via si scava sempre più a fondo nell’italiano fino ad arrivare agli annosi grattacapi sul congiuntivo, prendendo sempre come riferimento testi pubblicati realmente su giornali, siti web, social network e altro ancora.
Pur rimanendo giustamente rigido su quelle che sono regole fondamentali, Birattari spiega bene come la lingua subisca per forza di cose delle mutazioni nel corso del tempo, in base soprattutto all’uso che se ne fa, quindi anche quelli che oggi sono effettivamente brutti errori o storpiature, un domani potrebbero imporsi come la normalità. Un discorso affascinante, al quale si affianca la domanda: “chi fa le regole della grammatica?”, che porta ad approfondire il ruolo della Crusca e dei dizionari più importanti come Treccani, Zingarelli e Garzanti.
Grammatica per cani e porci è un libro da avere assolutamente se si ama la scrittura, o se comunque si ha abbastanza a cuore l’italiano da volerne comprendere meglio i meccanismi ed evitare errori. Attraverso il gioco e un linguaggio molto colloquiale, Massimo Birattari rende la lettura piacevolissima, ma al contempo estremamente efficace sotto il profilo didattico, per chiunque.
Un ringraziamento speciale a Ponte alle Grazie
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